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La disoccupazione ritorna in fase discendente

Si riduce nuovamente il numero dei dossier negli uffici regionali di collocamento Keystone

Dopo 4 mesi consecutivi di crescita, il numero delle persone senza lavoro è nuovamente regredito in febbraio: il tasso di disoccupazione è sceso al 3,2%, contro il 3,3% del mese precedente.

Si tratta della quota più bassa rilevata da cinque anni a questa parte per il mese di febbraio.

Si schiarisce nuovamente l’orizzonte sul mercato del lavoro. In febbraio il tasso di disoccupazione è sceso di 0,1 punti rispetto a gennaio, situandosi al 3,2%.

Secondo i dati pubblicati mercoledì dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), alla fine di febbraio c’erano 188’902 persone alla ricerca di un impiego, pari a un calo di 4’274 in un mese.

I senza lavoro iscritti presso gli Uffici regionali di collocamento sono stati invece 126’395, ossia 4’662 in meno del mese precedente.

Nel contempo è aumentata invece l’offerta di lavoro: il numero dei posti vacanti annunciati presso gli uffici di collocamento è salito di 1’191 unità, raggiungendo quota 13’253.

Per Serge Gaillard, responsabile della Direzione del lavoro presso il SECO, sono cifre soddisfacenti. In febbraio tutti i rami e praticamente tutte le regioni hanno registrato una flessione della disoccupazione.

“In dati destagionalizzati, il numero dei senza lavoro è in continua discesa dall’autunno 2005”, ha commentato Gaillard.

Grandi disparità regionali

La diminuzione della disoccupazione si è manifestata in tutti i cantoni della Svizzera, ad eccezione di Obvaldo, dove è risultato un leggero aumento dello 0,1%.

Il numero dei senza impiego rimane particolarmente alto nella Svizzera latina. Il maggior numero di disoccupati si ritrova nel canton Ginevra con un tasso del 6,9%, seguono il Ticino (5,3%), Vaud (4,7%), Vallese (4,0%), Giura (3,9%) e Neuchâtel (3,8%).

I cantoni meno toccati dal problema della disoccupazione si ritrovano nuovamente nella Svizzera tedesca, in particolare nelle regioni centrali e orientali del paese.

La classifica è guidata da Obvaldo, con un tasso di disoccupazione dell’1,2%. Seguono Appenzello interno (1,3%), Nidvaldo e Grigioni (1,4%), Uri (1,5%), Svitto e Appenzello esterno (1,8%).

Pronostici positivi

Serge Gaillard si è inoltre espresso positivamente circa le prospettive del 2007: la congiuntura è buona e l’occupazione sale. “Tutto indica che il calo della disoccupazione dovrebbe proseguire”, ha rilevato il responsabile della Direzione del lavoro.

Per il 2007 la SECO prevede una discesa del tasso al 2,8% in media. Questi pronostici si basano sull’ottimo andamento dell’economia svizzera, che già l’anno scorso ha raggiunto un ritmo di crescita pari al 2,7%.

Per il 2007 la SECO si attende un’ulteriore espansione economica, pari all’1,7%. Nelle sue ultime previsioni, pubblicate martedì, il Fondo monetario internazionale si rivela addirittura più ottimista, puntando su una solida crescita di circa il 2%.

Da parte sua, Daniel Lampart, capo economista presso l’Unione sindacale svizzera (USS), valuta le cifre con più scetticismo. Per ridurre la percentuale al 2,8%, la ripresa deve toccare ancora di più i rami con un’alta densità di personale, ha dichiarato Lampart.

swissinfo e agenzie

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Tasso di disoccupazione in febbraio: 3,2%
Tasso medio nel 2006: 3,3%
Previsioni per il 2007: 2,8%

Fino all’inizio degli anni Novanta, in Svizzera i tassi di disoccupazione erano estremamente bassi, grazie ad una compensazione delle oscillazioni congiunturali con il ricorso a manodopera straniera, ad un’evoluzione parallela della domanda e dell’offerta di lavoro e agli sforzi per mantenere la pace del lavoro.

I tassi di disoccupazione sono però in seguito cresciuti rapidamente, raggiungendo nel 1997 il livello record del 5,7%.

Negli ultimi anni, la situazione è migliorata e il tasso medio è stato del 4% nel 2004 e del 3,8% nel 2005.

La disoccupazione è più forte nella Svizzera francese e italiana. Le donne sono più colpite degli uomini, gli stranieri più degli svizzeri. In generale il tasso di disoccupazione in Svizzera è più basso di quello dell’Unione europea.

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