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La Ginevra calvinista ha un suo museo

La sala del Banchetto teologico, sede di vivaci dibattiti. Musée international de la Réforme

La "città di Calvino" si è dotata di un grandioso Museo internazionale della Riforma. Un vecchio sogno di quella che veniva definita anche la "Roma protestante".

Nella storia di Ginevra la Riforma rappresenta un fenomeno di primo piano, poiché è all’origine del suo sviluppo economico e culturale.

“Solo il 17% dei ginevrini si dichiara protestante, ma sono coscienti – dichiara Isabelle Graesslé, direttrice del Museo internazionale della Riforma – che senza Calvino e la Riforma la loro città sarebbe restata una sottoprefettura di provincia”.

E questa consapevolezza è tangibile: l’inaugurazione del Museo, a metà aprile, ha attirato più di duemila visitatori in due giorni. Situato nel cuore della città vecchia di Ginevra, vicino alla Cattedrale, il museo sorge esattamente nel punto in cui il popolo ginevrino adottò – nel 1536 – la Riforma.

Una vera e propria sfida

Il chiostro originario è stato rimpiazzato, all’inizio del XVIII secolo, da uno splendido palazzo privato costruito dal banchiere Mallet, un francese rifugiato a Ginevra. Il Museo occupa così il pianterreno e il sottosuolo di un’abitazione davvero poco calvinista, con le sue 12 stanze, tende, tappeti, poltrone design, stucchi e decorazioni vistose.

Ma ciò che a prima vista poteva sembrare un ostacolo, si è probabilmente trasformato in una carta vincente per i museografi. Sylvia Krenz e René Schmid hanno ricevuto il compio di allestire un museo destinato a spiegare la Riforma.

“Un movimento – precisa Sylvia Krenz – basato specialmente sul ritorno alla sola Scrittura”. Si è dunque trattato di “una sfida complicata”, come riconosce Olivier Fatio, presidente del Consiglio di Fondazione del Museo:

“La Riforma preferisce il bianco e nero allo sfarzo dei colori. I museografi hanno dunque dovuto fare un grande sforzo di immaginazione per rendere il museo un soggetto attraente”.

Il Museo è indirizzato tanto ai ginevrini, quanto ai turisti. Al visitatore è offerta la possibilità di equipaggiarsi di una guida audio che gli presenta l’esposizione in francese, tedesco e inglese. In preparazione anche una traduzione in coreano delle spiegazioni.

I libri, prima di tutto

L’essenziale degli oggetti esposti è in sintonia con lo spirito della Riforma: manoscritti, stampe, ritratti, caricature, bibbie e libri antichi. Trovano pure posto nel museo anche degli oggetti portati dai rifugiati ugonotti in fuga dalla Francia, dopo la revoca dell’Editto di Nantes.

Queste impegnative testimonianze della Storia sono abilmente esposte “come a casa”, con tutti i necessari supporti audiovisivi moderni: un video nel salotto; una ricostruzione sonora degli accesi dibattiti tra riformatori, attorno al tavolo della sala da pranzo; animazioni per bambini.

Ma non è tutto: nel bagno è possibile ascoltare degli inni, meditando davanti ad un pannello che riproduce i dieci comandamenti.

Il gioiello del Museo è la prima Bibbia stampata in francese nel 1535. A fianco una copia di una vecchia pressa in legno che ricorda il lavoro di stampa, di traduzione e di diffusione svolto dai protestanti.

Sala dopo sala, il Museo rievoca l’evoluzione della Ginevra di Calvino, del suo statuto di “Roma protestante” fino allo sviluppo delle costruzioni, per accogliere gli ugonotti in fuga. E la Storia arriva fino ai giorni nostri:

“Dalle guerre di religione alla resistenza contro il nazismo – spiega Olivier Fatio – dalla predestinazione al ministero delle donne oltre-mare, dalla polemica interconfessionale all’ecumenismo e al dialogo interreligioso”.

La memoria e l’avvenire

Il Museo della Riforma è, di per sé, il punto di arrivo di una lunga storia, visto che ci sono voluti circa cento anni per realizzarlo. Ma per Isabelle Graesslé, che riveste anche il ruolo di pastore, il Museo non è solo un luogo di memoria.

“In ogni epoca i riformati – spiega la donna a swissinfo – hanno cercato di proporre delle interpretazioni che riposano sia sulla parola originaria, sia sui nuovi bisogni della società. Soprattutto al giorno d’oggi: la società è infatti come presa tra il disincanto della religione del passato e il riavvicinamento ad una dimensione religiosa oscura”.

“Questa situazione rende la Riforma sempre molto attuale ed è in questa visione delle cose che fondo il mio lavoro di teologa”.

L’origine della Ginevra internazionale

Isabelle Graesslé sottolinea l’importanza avuta da Calvino nello sviluppo della città. “Ha separato il potere politico e religioso, ha imposto l’insegnamento pubblico e obbligatorio, ha creato l’Accademia e ha tessuto numerosi contatti in tutta la Svizzera e in Europa. Ci ha dunque lasciato questo spirito di apertura e di accoglienza”.

Jean-Jacques Rousseau, Henry Dunant – figli illustri della città – hanno contribuito alla creazione dello spirito della Ginevra internazionale, sfociato nell’umanesimo e nella promozione dei diritti dell’essere umano.

Ginevra oggi è la sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa, la sede europea delle Nazioni Unite e di numerose altre organizzazioni non governative.

Un finanziamento privato

Oltre alle donazioni del Museo storico della Riforma e della Biblioteca pubblica universitaria, i 4,1 milioni necessari alla creazione del Museo provengono esclusivamente dai privati.

Nella lista dei donatori spiccano i nomi dei banchieri privati di Ginevra, i cui antenati beneficiarono dell’autorizzazione ai prestiti con interesse concessi dai riformatori. Un modo di rendere a Calvino quel che è di Calvino.

swissinfo, Isabelle Eichenberger
(traduzione e adattamento Françoise Gehring)

La Riforma è nata nel 1517, in seguito alla protesta di Lutero contro la Chiesa Cattolica
Rifugiato a Basilea, Calvino (1509-1564) è chiamato a Ginevra dal riformista Guillaume Farel.
Nel 1541 Calvino fa adottare le ordinanze ecclesiastiche, che regolano lo statuto della città
Nel 1559 crea l’Accademia, l’attuale università
A partire dal 1550 Ginevra diventa luogo di rifugio dei riformati francesi e italiani

Il Museo internazionale della Riforma è stato inaugurato il 15 aprile 2005 a Ginevra per perpetuare la memoria della “Roma protestante”. Realizzato grazie a fondi privati – in particolare dalla Banca Pictet & Cie – si situa nel cuore della città vecchia, al pianterreno di Casa Mallet.

Dodici le sale tematiche destinate ad illustrare “La Riforma, dal 1536 ai nostri giorni”. Orari di apertura da martedì a domenica dalle ore 10 alle 17.

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