Prospettive svizzere in 10 lingue

La lista delle vittime finisce in un cassetto

Micheline Calmy-Rey: la sua proposta di una lista di vittime civili è frenata dallo scetticismo Keystone

Il controverso progetto di pubblicare una lista delle vittime della guerra in Irak è stato abbandonato dal Dipartimento degli affari esteri per motivi tecnici.

La proposta, lanciata da Micheline Calmy-Rey, aveva sollevato reazioni perplesse e numerose critiche in Svizzera.

La notizia era apparsa sulla stampa domenicale. Micheline Calmy-Rey annunciava la pubblicazione, sul sito internet del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae), di una lista con il numero delle vittime civili in Iraq.

Prevista per lunedì, l’iniziativa non è però partita. È una questione di tempo, affermavano ancora martedì mattina i portavoci della diplomazia svizzera. Nel corso del pomeriggio è giunto invece l’annuncio che l’idea è stata abbandonata in seguito ad “ostacoli metodici”.

In una nota, il Dfae cita in particolare i problemi legati a fonti di informazione non chiare o manipolate, come pure alla difficoltà di verificare i dati raccolti.

Il Dipartimento comunica nel contempo di aver incaricato i responsabili del portale internet “www.ihlresearch.org” di elaborare un progetto destinato a raccogliere sistematicamente informazioni oggettive sulle conseguenze della guerra, come pure dati e analisi sulle violazioni del diritto umanitario in Iraq.

Questo portale è realizzato da un’organizzazione umanitaria basata a Ginevra (Organisation Integrated Research and Information System – IRIS) e da un programma dell’Università di Harvard (Program on Humanitarian Policy and Conflict Research – HPCR), già sostenuto dal Dfae.

Perplessità delle organizzazioni umanitarie

Secondo le intenzioni della ministra degli esteri, la lista avrebbe permesso a tutti di prendere coscienza di quanto devastanti siano le conseguenze di una guerra.

La proposta aveva però sollevato perplessità e stupore perfino tra le organizzazioni umanitarie – come il Comitato internazionale della croce rossa (CICR) e Amnesty International – che si occupano da anni delle vittime dei conflitti e della repressione.

Il CICR fa sapere a swissinfo che non è stato contattato dal Dfae in merito alla questione. La portavoce del CICR, Antonella Notari, rileva inoltre che al momento non esistono fonti attendibili. Impossibile dunque dare un’immagine di quanto stia effettivamente succedendo in Iraq.

Per Amnesty International l’idea di rendere tangibile la sofferenza provocata dalla guerra è buona, ma sarebbe più opportuno concentrarsi sul destino di singole persone.

Uno stile controverso

Le voci critiche sulla sua fattibilità e sulla sua opportunità si sono moltiplicate anche sulla stampa. “Micheline Calmy-Rey accumula i passi falsi” ha titolato martedì il Tages Anzeiger.

Secondo il quotidiano zurighese, la responsabile della diplomazia svizzera non si è consultata con i suoi esperti e ha annunciato la realizzazione di un progetto irrealizzabile.

Lo stile di Micheline Calmy-Rey suscita qualche interrogativo tra chi ritiene che i buoni servizi stiano in contrapposizione con un lavoro diplomatico alla luce del sole.

«Le due cose non si escludono» dice a swissinfo Iwan Rickenbacher, consulente per la comunicazione. «Basti pensare alla Svezia e alla Norvegia, che già nel caso della guerra in Vietnam propugnavano una doppia strategia».

Il fatto che la classe politica disapprovi l’operato di Micheline Calmy-Rey non dovrebbe danneggiare in modo eccessivo l’immagine della ministra. «Buona parte della popolazione è contro la guerra. Per questo segmento dell’opinione pubblica, anche se ha fatto un passo affrettato, la consigliera federale non ha danneggiato la sua immagine», ritiene Rickenbacher.

Sotto il fuoco incrociato delle critiche

Ancora una volta, le critiche per Micheline Calmy-Rey sono venute soprattutto dal mondo politico. «Sono rimasto allibito nel constatare che non ci sono remore nell’abusare della sofferenza umana per mettere in piedi un’operazione politica di pubbliche relazioni» sostiene ad esempio Guido Schommer, segretario generale del PLR.

Yves Bichsel, addetto stampa dell’UDC non è meno critico. «In tre mesi, Micheline Calmy-Rey, si è fatta notare soprattutto per il modo avventato con il quale presenta i suoi progetti. C’è qualcosa di precipitoso, nelle sue dichiarazioni. Questa lista ne è un esempio».

Per l’UDC è tempo che il Consiglio federale richiami all’ordine la ministra degli esteri. «Bisogna porle dei limiti. Deve imparare che iniziative del genere sono sterili. Non servono né alla Svizzera né alla guerra».

swissinfo, Jean-Michel Berthoud
(traduzione e adattamento: Doris Lucini)

La pubblicazione di una lista di vittime civili sul sito internet del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) era prevista per lunedì.

Con questa iniziativa la consigliera federale Micheline Calmy-Rey voleva sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alle conseguenze di una guerra. L’idea è partita dal fatto che la Svizzera è depositaria della Convenzione di Ginevra.

Martedì il Dfae ha annunciato la decisione di rinunciare alla pubblicazione della lista, tenendo conto anche dei pericoli di manipolazione e dell’impossibilità di verificare le informazioni.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR