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La lotta alla crisi economica divide il parlamento

Keystone

La Camera del popolo ha quasi affossato il terzo piano di lotta alla recessione proposto dal governo, che mirava ad aiutare i giovani e i disoccupati di lunga durata. Il dibattito ha fatto riemergere le divisioni tra destra e sinistra sulla politica economica e sociale.

“L’anno prossimo avremo in Svizzera oltre 200’000 persone senza lavoro. Le misure che proponiamo non permetteranno di eliminare questo problema, ma perlomeno di alleviarne le conseguenze, soprattutto in favore dei giovani e dei disoccupati di lunga durata”, ha spiegato la ministra dell’economia Doris Leuthard, presentando dinnanzi alla Camera bassa il terzo piano anticrisi del Consiglio federale.

L’appello lanciato dalla consigliera federale in favore delle vittime della recessione non ha però convinto la maggioranza del Consiglio nazionale, che ha consacrato due giorni, lunedì e martedì, ad un dibattito fiume sulla lotta alla crisi economica e alla disoccupazione. Mentre la Camera alta si era accontentata la settimana scorsa di alcuni ritocchi, i deputati hanno praticamente svuotato il pacchetto di misure elaborato dal governo.

Invece dei 400 milioni di franchi proposti dal Consiglio federale, la Camera del popolo ha deciso di stanziare solo 15 milioni per ridurre la disoccupazione giovanile e di lunga durata. In particolare, i membri del Consiglio nazionale hanno bocciato la proposta di impiegare 238 milioni per creare 8’000 posti di lavoro presso organizzazioni senza scopo di lucro.

Priorità all’equilibrio finanziario

Nelle ultime sessioni, i parlamentari avevano adottato i primi due primi piani anticrisi del governo, in base ai quali oltre 1,5 miliardi di franchi saranno impiegati principalmente per migliorare le infrastrutture e stimolare il settore edile, allo scopo di stabilizzare l’economia.

Questi primi pacchetti di misure, volti a sostenere sia le imprese che l’occupazione, avevano suscitato vasti consensi presso quasi tutti i partiti. Soltanto l’Unione democratica di centro si era opposta, affermando che le spese previste avrebbero inutilmente aggravato la situazione finanziaria delle casse statali.

Questa volta lo schieramento di destra ha ottenuto invece pieno appoggio da parte del Partito liberale radicale (PLR). Secondo le due forze politiche, prima di devolvere centinaia di milioni di franchi per aiutare poche migliaia di disoccupati, il governo dovrebbe valutare gli effetti dei primi due piani anticrisi.

Polvere negli occhi

Il programma del governo è solo “polvere negli occhi”, ha dichiarato il presidente dei radicali Fulvio Pelli. “Il Consiglio federale non ha resistito al populismo. Vuole sprecare i soldi dei contribuenti per misure che esprimono soltanto rassegnazione, invece di aiutare l’economia con adeguamenti strutturali che servirebbero a rafforzare la piazza svizzera”.

“Questo pacchetto di misure non ha nessun effetto moltiplicatore. I soldi stanziati si dissolveranno senza alcuna efficacia duratura”, gli ha fatto eco il collega di partito Johann Schneider-Amman. Per il direttore di Swissmem, l’associazione dell’industria metalmeccanica ed elettrica, sono necessari invece investimenti a favore delle imprese e della formazione.

A nome dell’UDC, Peter Spuhler ha difeso nuovamente il rigore budgetario: “Non ha senso spendere in questo modo 400 milioni di franchi, mentre dall’altro si sta preparando un nuovo programma di risparmi per oltre 400 milioni”.

Responsabilità dello Stato

Da parte sua, Doris Leuthard ha difeso con ardore, ma senza successo, il piano governativo e la necessità di lottare contro la disoccupazione giovanile, che potrebbe raggiungere il 10% l’anno prossimo. “Non possiamo dire semplicemente a questi giovani: arrangiatevi, lasciatevi intrattenere dall’assicurazione contro la disoccupazione. Abbiamo la responsabilità di dare loro delle prospettive”, ha detto la ministra dell’economia.

“La Costituzione federale impone allo Stato di agire in caso di crisi economica”, ha ricordato il socialista Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione sindacale svizzera, secondo il quale le nuove misure serviranno anche a sostenere il potere di acquisto della popolazione.

“Questa crisi è stata scatenata dagli abusi del settore finanziario, quel settore che finanzia i partiti di destra. Se finora non ha colpito maggiormente la nostra economia è solo perché il consumo interno è rimasto forte, favorito dagli adeguamenti salariali di inizio anno”, ha affermato Rechsteiner. Per finire, con 94 voti contro 87, i membri della Camera del popolo hanno però quasi affossato il nuovo piano anticrisi, che ritorna ora nelle mani del Consiglio degli Stati.

Due blocchi opposti

Il dibattito sulla crisi economica ha diviso il parlamento in due campi: da una parte PLR e UDC, dall’altra socialisti e Verdi, sostenuti dal Partito popolare democratico. Uno scenario che potrebbe riproporsi mercoledì durante l’elezione per la successione del ministro dimissionario Pascal Couchepin, il cui seggio è conteso dal PLR e dal PPD.

“Oggi abbiamo assistito ad una solida alleanza tra il PPD e il PS per tentare d’imporre un programma congiunturale di fronte a due partiti che, visibilmente, se ne fregano della sorte dei salariati di questo paese”, ha dichiarato a swissinfo il presidente dei socialisti Christian Levrat.

Secondo la deputata radicale Martine Brunschwig-Graf, questo dibattito non può tuttavia essere letto come una nuova tendenza alla formazione di due blocchi compatti in parlamento: “I liberali radicali non si sono spostati verso la destra più dura. Semplicemente, molti membri del nostro partito non si sono lasciati convincere da questo programma, che corrispondeva soltanto a sovvenzionare delle istituzioni private per un periodo di tempo limitato”.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Primo piano:
900 milioni di franchi dal gennaio 2009 già approvati dal parlamento


Liberazione delle riserve di crisi delle casse federali: 550 milioni

Abrogazione del blocco dei crediti: 205 milioni

Aumento della spesa per la protezione contro le inondazioni: 66 milioni

Contributi alla promozione dell’alloggio: 45 milioni

Spese per costruzioni civili: 20 milioni

Promozione delle esportazioni: 5 milioni.

Secondo piano:
700 milioni dall’estate 2009 già approvati dal parlamento


Miglioramento delle infrastrutture, in particolare trasporti ferroviari e stradali: 530 milioni

Investimenti in energia e ambiente: 80 milioni

Finanziamenti supplementari per la ricerca: 50 milioni

Altri settori, tra cui turismo: 40 milioni.


Terzo piano:
750 milioni dal 2010 proposti dal governo


Misure per contrastare l’aumento della disoccupazione: 400 milioni.

Contributo speciale per ridurre i premi delle casse malati: 200 milioni.

Riforma dell’IVA: 150 milioni

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