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La medicina di punta non è riservata ai centri universitari

In Svizzera, la medicina specializzata non è prerogativa dei centri universitari. Keystone

In Svizzera un numero relativamente elevato di nosocomi pratica interventi altamente specializzati. È quanto emerge da uno studio dell'Ufficio federale di statistica.

Per migliorare la coordinazione e ripartire meglio i costi, dovrebbe però essere applicato il criterio del numero minimo di interventi per ospedale, rilevano gli autori dello studio.

In Svizzera, la medicina altamente specializzata non è prerogativa degli ospedali universitari, salvo nei casi di trapianti, interventi di neurochirurgia, cardiologia e oncologia pediatrica.

È quanto risulta da uno studio realizzato dall’Ufficio federale di statistica (UST) relativo al 2005, dal quale emerge inoltre che per molti interventi di medicina di punta il numero medio di casi per ospedale è relativamente basso.

Costi relativamente limitati

Nella Confederazione – salvo in alcuni casi – la medicina di punta non viene dunque praticata soltanto negli ospedali universitari. Interventi altamente specializzati sono infatti effettuati anche da varie strutture non universitarie. Benché gli ospedali universitari presentino in genere il numero medio di casi trattati più elevato per stabilimento, in molti rami dell’alta medicina tale cifra è relativamente bassa.

Nel 2005 sono stati infatti registrati 21’000 interventi di medicina specializzata. In base a una stima, i costi risultanti ammontano a 536 milioni di franchi, ossia il 3,8% dell’insieme dei costi ospedalieri per trattamenti acuti, pari a 14,1 miliardi di franchi. Gli 800 trapianti sono costati 80 milioni: la maggioranza delle rimanenti prestazioni della medicina altamente specializzata genera invece costi relativamente moderati, sottolinea l’UST.

Stabilire un numero minimo di interventi

Nelle conclusioni dello studio, gli autori del documento sottolineano che – senza voler peraltro definire quali ospedali devono fornire determinate prestazioni – il criterio di un numero minimo di casi per nosocomio permetterebbe di migliorare la coordinazione a livello di medicina di punta, e di garantire un’adeguata concentrazione.

Inoltre, dal momento che gli interventi altamente specializzati richiedono sovente infrastrutture molto costose, l’esigenza di un numero minimo di casi per ospedale consentirebbe di meglio ripartire i costi infrastrutturali e di aumentare la produttività.

Nel documento è pure evidenziato che il fatto di trattare un numero minimo di casi per nosocomio permette di garantire la sicurezza dei pazienti e la qualità delle cure.

Base pianificatoria

Le cifre presentate nello studio concernenti i casi trattati, i prestatori di servizi e i costi delle prestazioni di branche scelte dell’alta medicina sono tratti dalla statistica medica degli stabilimenti ospedalieri del 2005.

La selezione dei campi medici analizzati è stata effettuata sulla base dei lavori realizzati dalla Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (CDS) e delle perizie relative a un coordinamento nazionale della medicina di punta commissionate dai cantoni di Zurigo, Basilea Città e Berna.

Lo studio fornisce costituisce pertanto una base di informazioni in vista di una futura pianificazione.

swissinfo e agenzie

Il dossier della medicina di punta praticata dagli ospedali universitari è un soggetto molto controverso già da diverso tempo.

Nel 2004, la Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS) aveva trovato un accordo per concentrare questi interventi in un numero limitato di centri. Obiettivo: risparmiare.

L’anno successivo il canton Zurigo aveva però deciso di non aderire alla convenzione e aveva proposto di concentrare le attività nella città sulle rive della Limmat e in un centro della Svizzera francese.

Nel 2006, i cantoni di Berna e Basilea città avevano stabilito di sviluppare in comune, dal 2007, la chirurgia dei trapianti di cuore. Inoltre avevano presentato una perizia favorevole ad una ripartizione della medicina specializzata in cinque centri.

Il canton Zurigo aveva invece presentato una controperizia che evidenziava la necessità di considerare due centri al massimo.

Appena un mese fa, la CDS aveva proposto un nuovo concordato, sul quale i cantoni e gli ambienti interessati dovranno pronunciarsi entro fine anno.

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