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La politica di detenzione sotto la lente dell’ONU

Le condizioni di detenzione in Svizzera figurano al centro dell'attenzione della commissione dell'ONU contro la tortura Keystone

Il comitato delle Nazioni unite contro la tortura ha interrogato le autorità svizzere sui rischi relativi all'uso della forza in ambito di detenzione e asilo.

Gli esperti delle Nazioni unite si sono detti preoccupati riguardo al previsto impiego di pistole che emettono scosse elettriche.

Il comitato dell’ONU, formato da dieci esperti, ha esaminato lunedì il quarto rapporto della Svizzera sull’adempimento del divieto di tortura e di trattamenti umilianti.

La presentazione periodica di questo documento rientra negli impegni assunti dalla Confederazione conformemente alla Convenzione contro la tortura, ratificata dalle autorità svizzere nel dicembre 1986.

Il rapporto, presentato da una delegazione guidata dal vicedirettore dell’Ufficio federale di giustizia Bernardo Stadelmann, concerne tra l’altro le misure e gli interventi di polizia nelle carceri, nelle prigioni, nei centri per richiedenti l’asilo e nei trasporti di persone detenute.

Pistole elettriche pericolose

Il relatore del comitato per la Svizzera, il cileno Claudio Grossman, si è detto preoccupato per il nuovo disegno di legge federale sull’uso della coazione nei confronti di detenuti che si oppongono ad un rimpatrio forzato.

Al centro delle critiche figura in particolare il previsto impiego di “taser”, le pistole che emettono scosse elettriche.

Queste pistole a elettrochoc sparano a una distanza di 5-10 metri due elettrodi che si attaccano ai vestiti e trasmettono una scossa capace di immobilizzare un individuo.

Lo scopo è di mettere fuori combattimento una persona aggressiva evitando decessi e ferite.

Strumenti di tortura?

Gli esperti hanno chiesto che l’uso sia sottoposto a direttive precise, nel caso in cui le autorità elvetiche decidessero effettivamente di autorizzare l’impiego di queste armi.

Il co-relatore della commissione, l’egiziano Sayed el Masry, ha fatto notare che molti paesi considerano i taser come strumenti di tortura.

Il progetto di legge sull’uso della forza da parte della polizia, messo in consultazione a febbraio dal governo svizzero, prevede tra l’altro l’impiego dei taser nei confronti di detenuti recalcitranti.

Sarebbe inoltre autorizzato il ricorso a manette, bastoni di difesa ed altri strumenti destinati ad immobilizzare le persone che oppongono resistenza.

Il Consiglio federale deve ancora decidere se mantenere o no l’uso dei taser nel disegno di legge che sottoporrà al parlamento, ha indicato Bernardo Stadelmann.

Il vicedirettore dell’Ufficio federale della giustizia ha sottolineato che alcune critiche sono emerse anche nel corso della procedura di consultazione.

Denunce in aumento

Grossman ha chiesto ancora alla delegazione svizzera come mai il numero di denunce per torture o trattamenti crudeli, inumani o degradanti è in aumento in diversi cantoni.

I membri della delegazione hanno fatto notare che pochissime querele si traducono in una condanna.

Secondo il capo della polizia ginevrina Urs Rechsteiner, questo fenomeno sarebbe legato ad alcune grandi manifestazioni violente, come quelle contro il G-8, avvenute negli ultimi anni in Svizzera.

Inoltre semplici controlli d’identità degenerano a causa del non rispetto delle prescrizioni amministrative, ha aggiunto Rechsteiner, che ha pure addotto la mancanza di effettivi delle polizia cantonali.

Incontro costruttivo

“Si è trattato di un incontro costruttivo”, ha dichiarato a swissinfo Bernardo Stadelmann. “Il comitato ha evidenziato il buon esempio fornito dalla Svizzera alla comunità internazionale nel rispetto della Convenzione sulla tortura”.

“I membri del comitato si sono detti soddisfatti delle risposte che abbiamo dato alle loro domande. Non rimangono praticamente importanti questioni ancora in sospeso”, ha aggiunto il vicedirettore dell’ufficio federale di giustizia.

Amnesty delusa

La sezione svizzera di Amnesty International si è detta invece delusa per il fatto che la commissione non abbia manifestato un maggiore spirito critico nei confronti della Svizzera, in particolare in materia di trattamento dei richiedenti l’asilo.

“La situazione è stata presentata in modo troppo positivo dalle autorità svizzere, ma non corrisponde sempre alla realtà”, ha dichiarato a swissinfo Denise Graf, coordinatrice dei progetti di aiuto dell’organizzazione umanitaria in favore dei richiedenti l’asilo.

Va ricordato che, negli ultimi 5 anni, due detenuti erano morti in Svizzera in seguito a soffocamento provocato da un intervento inadeguato degli agenti di polizia durante la procedura di rinvio forzato.

swissinfo e agenzie

La Svizzera ha ratificato la Convenzione delle Nazioni unite contro la tortura nel 1986.
Lunedì le autorità svizzere hanno sottoposto il loro quarto rapporto ai membri della Commissione dell’ONU contro la tortura.
La Commissione presenterà il prossimo 20 maggio le sue conclusioni sul rapporto elvetico.

Il governo svizzero ha messo in consultazione un progetto di legge destinato a regolamentare l’uso della forza nel corso delle procedure di espulsione di cittadini stranieri.

Manganelli, bastoni di difesa e taser, le pistole che emettono scosse elettriche, possono essere utilizzati contro coloro che oppongono resistenza.

Bavagli e caschi integrali sono invece vietati. Negli ultimi anni, due detenuti erano morti soffocati in seguito all’intervento della polizia durante la loro procedura di espulsione.

Il testo di legge verrà ora sottoposto all’esame del parlamento.

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