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La ricerca sempre più esternalizzata

Esternalizzazione della ricerca: la farmaceutica la fa da padrona Keystone

Dal 2000 al 2004, le aziende svizzere hanno più che raddoppiato gli investimenti per mandati di ricerca e sviluppo a società esterne.

L’economia privata fatica tuttavia a recrutare dei ricercatori svizzeri altamente qualificati. Un terzo del personale nel settore è rappresentato da stranieri.

Uno studio realizzato presso circa 6’000 società dall’Ufficio federale di statistica (UST) in collaborazione con economiesuisse ha evidenziato che dal 2000 al 2004 le cosiddette spese “extramuros” – che si riferiscono cioè ad attività di ricerca e sviluppo affidate all’esterno di una ditta sotto forma di mandati – sono più che raddoppiate, passando da 1.787 a 4.046 miliardi di franchi.

Di questa somma, 2.428 miliardi sono andati all’estero (contro 1.142 miliardi nel 2000), mentre 1.407 miliardi di franchi sono rimasti in Svizzera (591 milioni nel 2000).

In Svizzera, l’economia privata ha approfittato molto più di questi mandati rispetto alle scuole universitarie (commesse di 1.053 miliardi contro 259 miliardi).

“Le strategie di ricerca delle società tendono ad evolvere in funzione della mondializzazione e sotto la pressione dei costi”, constatano gli autori del rapporto in un comunicato.

Farmacia in testa

Più dei tre quarti degli investimenti “extramuros” per la ricerca e lo sviluppo sono da attribuire al settore farmaceutico, che ha visto queste spese aumentare vertiginosamente da 810 milioni a 3.133 miliardi di franchi nel periodo in esame.

La farmacia è anche il settore che più investe nella ricerca presso filiali estere: i 6.574 miliardi di franchi utilizzati a questo scopo un anno fa rappresentano il 68% delle spese totali nelle filiali estere, che complessivamente hanno raggiunto 9.603 miliardi di franchi.

Seguono il settore dell’alimentazione, con 842 milioni di franchi (9% del totale), e la chimica con 787 milioni (8%).

Personale accademico

Anche la spese per la ricerca e lo sviluppo all’interno delle imprese – le cosiddette spese “intramuros” – sono aumentate nel periodo in esame, ma in modo meno spettacolare: sono passate da 7.888 miliardi a 9.659 miliardi di franchi, con un incremento del 18%.

Lo studio evidenzia pure la tendenza ad impiegare personale molto qualificato per le attività di ricerca e di sviluppo.

Nel 2004 il 46% delle persone addette a queste attività possedeva un diploma universitario (in totale 17’390 persone), contro una percentuale del 40% quattro anni prima.

Un terzo di stranieri

Gli stranieri rappresentano circa un terzo del personale impiegato in Svizzera nella ricerca e nello sviluppo. Tra i titolari di un diploma universitario, la percentuale sale al 42% (ma era del 47% cinque anni fa).

Andrea Steiner, presidente della commissione per la scienza e lo sviluppo presso economiesuisse, spiega questa evoluzione con l’introduzione del sistema di Bologna in Svizzera.

Questa riforma del mondo universitario europeo per adattarlo al modello americano è stata lanciata nel 1999 e dovrà essere completata entro il 2010 nei 45 Stati riguardati.

“La ristrutturazione della formazione accademica in Svizzera è un buon mezzo per formare ed impiegare un maggior numero di accademici svizzeri”, dice a swissinfo Andrea Steiner.

swissinfo e agenzie

Le attività di ricerca e sviluppo esternalizzate dalle aziende svizzere sono passate da 1.8 miliardi di franchi nel 2000 a più di 4 miliardi nel 2004.

Di questa somma, 2.4 miliardi sono stati investiti all’estero.

La tendenza all’esternalizzazione della ricerca è in gran parte dovuta al settore farmaceutico, che nel 2004 ha generato 3.1 miliardi di franchi in mandati esterni.

I cinque Paesi al mondo che consacrano più soldi alla ricerca e allo sviluppo (in funzione del Pil) sono Israele, Svezia, Finlandia, Giappone e Svizzera.

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