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La riscossa della Formula uno

Gran Premio a Berna, fotografia senza data Keystone

Fino agli anni Cinquanta in Svizzera si svolgevano importanti gare di formula uno. La gloriosa tradizione è stata interrotta dopo un grave incidente, ma c’è chi sogna una nuova primavera.

Utopia irrealizzabile o vera opportunità?

Negli anni Trenta, la Svizzera era un Eldorado della Formula uno. «Dal 1938 al 1955 si sono tenute numerose corse automobilistiche valide per i circuiti internazionali. La sede principale era Bremgarten, vicino a Berna», ricorda Adriano Cimarosti, per 40 redattore di Automobil Revue.

Dal 1955, in seguito ad un grave incidente costato la vita ad oltre 80 persone, avvenuto a Le Mans, in Francia, si è organizzata in Svizzera un’opposizione decisa che ha portato alla fine della tradizione. Dal 1958, il divieto è fissato nella legge sulla circolazione.

«Ma oggi le cose sono cambiate, la sicurezza è garantita e da dieci anni non ci sono più stati incidenti mortali», ricorda Cimarosti. In passato infatti le corse avvenivano sulle strade pubbliche, le misure di sicurezza erano ben altre. Non erano rari gli incidenti che coinvolgevano tragicamente il pubblico assiepato ai lati della pista.

Il sogno di ripartire

Con la professionalizzazione del circo delle quattro ruote, anche gli interessi economici hanno conquistato i circuiti. E proprio per unire il dilettevole all’economico c’è ora chi sogna di sventolare anche in Svizzera le bandiere a scacchi e di stappare lo champagne dopo le audaci imprese degli eroi di un nuovo Gran premio.

Il parlamento è infatti chiamato ad esprimersi su una mozione del parlamentare dell’Unione democratica di centro Ulrich Giezendanner. L’autotrasportatore argoviese intende eliminare le clausole legali vecchie di cinquant’anni che vietano la Formula uno in Svizzera.

Non è solo la passione per i motori a spingerlo a chiedere la revisione. Una pista automobilistica è per lui anche un fattore economico. Così nel testo della sua iniziativa, Giezendanner ricorda che Formula uno e sviluppo tecnologico sono parenti stretti e che l’economia non può che approfittare della vicinanza.

Ecco gli argomenti forti del deputato: un tracciato creerebbe investimenti iniziali per qualche centinaio di milioni, la diffusione televisiva delle corse porta pubblicità costante per la regione, industria e università disporrebbero di uno strumento per i test che porterebbero ad un rilancio dell’industria automobilistica nazionale e, non da ultimo, almeno 300 persone vivrebbero dell’indotto economico.

Se sì, dove?

La proposta sembra allettante. Numerosi fan della Formula uno scalpitano già dalla gioia: «Era ora» si legge nel forum di una rivista sportiva. Ma per una struttura che corrisponda a tutti i crismi richiesti dalle competizioni internazionali ci vogliono soldi, spazio e una popolazione disponibile.

A Interlaken, dove c’è un aeroporto militare in disuso, ci sarebbe lo spazio. Ma, tirate in ballo, le autorità cittadine hanno già detto no, grazie con tutta la simpatia del caso. Un circuito funzionante dovrebbe essere utilizzato per oltre 100 giorni l’anno e soprattutto il fine settimana.

Nella vallata dell’Oberland bernese si temono le conseguenze del rumore e delle emissioni. Gli appassionati di motori, poi, non sono ritenuti particolarmente sensibili alle questioni ecologiche. Gli specialisti dubitano che gli spettatori farebbero ricorso ai mezzi pubblici per assistere allo spettacolo, come prevede il promotore.

In altre località il caso è analogo e il deputato socialista zurighese Andreas Gross lancia un appello alla ragione: «Ogni cosa ha il suo posto: mettere la Formula uno a Interlaken è come far fare le regate ad Alinghi sul lago di Brienz». In una Svizzera urbanizzata, questa la sua tesi, è praticamente impossibile costruire una struttura di questo tipo, ovunque ci sarebbero dei vicini con interessi contrastanti.

Destinazione incerta

Per il momento, la proposta Giezendanner è stata controfirmata da una sessantina di parlamentari della destra. Ma per avere una maggioranza è necessario convincere molti altri parlamentari. Prossimamente se ne parlerà alle camere, anche se sembra che nessuno dia veramente importanza alla proposta.

Praticamente le camere devono solo eliminare un articolo del codice stradale, poi il lavoro vero sarebbe a carico dei privati. Il voto sarebbe solo una dimostrazione di buona volontà verso uno sport che polarizza.

Per l’esperto Cimarosti, la realizzazione di una vera pista moderna che corrisponda a tutti i crismi, richiesti dalla Formula uno, è ancora lontana: «L’Europa, con le sue limitazioni pubblicitarie, soprattutto sul tabacco, non offre più le condizioni ideali. Sono i paesi emergenti come il Brasile o la Cina ad interessare di più i protagonisti».

Inoltre il numero dei Gran Premi non può essere moltiplicato all’infinito: «Le scuderie non possono partecipare a troppe gare, già ora passano molti mesi in trasferta e i limiti sono praticamente raggiunti».

swissinfo, Daniele Papacella

Dagli anni Cinquanta, in Svizzera le gare automobilistiche sono vietate. La legge, rivista dopo un grave incidente in Francia, concede però delle eccezioni nel caso in cui la sicurezza sia garantita.

Da allora non sono più state effettuate delle gare su strada. In assenza di precedenti, non è chiaro se sia possibile costruire un circuito automobilistico indipendente che non tocchi la rete stradale civile.

Per rilanciare il discorso e promuovere la Formula uno in Svizzera, il consigliere nazionale Ulrich Giezendanner ha lanciato un’iniziativa parlamentare che chiede espressamente il ritorno dei circuiti internazionali su suolo elvetico.

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