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La salute sotto la lente

I dati sulla salute della popolazione serviranno anche per l'elaborazione di misure preventive Keystone Archive

Attivo da dicembre, un osservatorio nazionale elabora dati statistici, indispensabili per coordinare la politica sanitaria tra confederazione e cantoni.

Da anni, la politica sanitaria svizzera è al centro di un ampio dibattito, incentrato soprattutto sui costi della salute. La LAMal, la tanto discussa legge sull’assicurazione malattia che vuole garantire l’equità d’accesso ai servizi sanitari, non ha ancora ottenuto uno dei principali effetti ricercati, quello cioè di ridurre i costi, soprattutto per le fasce meno abbienti della popolazione.

Ma, al di là delle vertenze sui costi della sanità pubblica e sull’evoluzione dei premi delle assicurazioni, ci si può chiedere in che misura la salute dipenda dal consumo di prestazioni mediche. Fattori quali lo stile di vita, il lavoro, l’ambiente e il grado di integrazione sociale possono avere importanti conseguenze sullo stato di salute. Un recente studio effettuato a Ginevra dimostra infatti che l’86 percento dei liberi professionisti raggiungono l’età del pensionamento senza invalidità. Fra gli altri lavoratori, la quota dei pensionati in buona salute è del 66 percento e nel settore dell’edilizia soltanto del 57 percento.

Verso una politica più coordinata

Per promuovere misure efficaci, che tengano maggiormente conto di queste realtà, bisognerebbe procedere a un ripensamento generale della politica della salute. Cosa oltremodo difficile in Svizzera, dove il sistema sanitario è reso ancor più complesso dal federalismo, che conferisce ad ogni cantone la gestione di una propria politica sanitaria.

Ora però qualcosa sembra muoversi anche in questo senso. Nell’ambito del progetto Politica nazionale della salute, presieduto dalla direttrice della sanità ticinese, Patrizia Pesenti, cantoni e confederazione hanno infatti deciso di collaborare più strettamente per lo sviluppo di nuove strategie politiche nel settore della salute.

E quindi, come auspicato dalla consigliera di stato ticinese, non si cercherà soltanto di rendere sopportabili i costi della cure, ma si potranno inserire, tra gli obiettivi della politica nazionale, anche la promozione e il mantenimento della salute devono essere obiettivi della politica nazionale.

“Da qui” sottolinea la consigliera di stato ticinese, “l’esigenza di valutare l’impatto sulla salute delle politiche di settori quali l’ambiente, i trasporti, il lavoro”. Mentre Philippe Lehmann, responsabile operativo del progetto Politica nazionale della salute, si chiede addirittura “se i 40 miliardi di franchi spesi ogni anno per la salute rappresentino veramente l’investimento migliore”.

Una banca di dati sulla salute…

Strumento centrale del progetto, mirato alla coordinazione della politica sanitaria tra confederazione e cantoni, è l’osservatorio della salute. Insediato da inizio dicembre a Neuchâtel, presso l’ufficio federale di statistica, l’osservatorio allestirà una banca dati sullo stato di salute degli svizzeri. “Sulla base di 160 indicatori,” spiega Peter Meier, direttore dell’osservatorio, “verranno analizzati aspetti quali le malattie più frequenti, il grado di mortalità, la speranza di vita, i fattori di rischio quali il sovrappeso, la mancanza di movimento, il consumo di tabacco e alcol”.

Anche le infrastrutture sanitarie, come ospedali, cliniche, studi medici, saranno oggetto di esame. “In particolare” dice Peter Meier, direttore dell’osservatorio, “si tratterà di valutare l’offerta in relazione ai bisogni della popolazione”. E questo sulla base dei dati disponibili presso gli uffici di statistica e delle assicurazioni sociali, le casse malati, le associazioni mediche e i centri universitari.

Tra i grandi temi verranno approfonditi particolarmente: la salute psichica, quella degli anziani e il sistema d’assistenza. “Per questo,” sottolinea Meier, “prenderemo in considerazione soltanto dati che rivestono una rilevanza nazionale o almeno regionale. Raccolti con un sistema di rilevamento unitario, questi dati verranno elaborati, analizzati e configurati sottoforma di tabella. In seguito, saranno a disposizione delle autorità, degli specialisti e anche del vasto pubblico”.

…per facilitare le scelte politiche

Lo scopo principale dell’osservatorio è però quello di aiutare la confederazione e i cantoni in materia di politica sanitaria. “Per esempio”, ci spiega Meier, “noi forniremo alle autorità dati sui bisogni inerenti le infrastrutture ospedaliere: quanti posti letto, quanti stazionari, quanti ambulatoriali e così via.”

L’osservatorio della salute non si limiterà a fornire solo dati e tabelle, bensì anche analisi, proposte e raccomandazioni. “Al momento di prendere decisioni in materia di pianificazione e politica sanitaria, le autorità potranno così disporre di vere e proprie perizie scientifiche”.

Collaborazione con le università

Non sempre gli esperti dell’osservatorio dispongono delle competenze necessarie per l’elaborazione dei dati raccolti. Come nell’attuale caso di uno studio sulla terza età, le analisi vengono affidate a specialisti esterni, in particolare a istituti universitari specializzati.

“La collaborazione con le università si svolge però nei due sensi”, tiene a sottolineare Peter Meier. Sono infatti proprio gli istituti universitari a poter approfittare maggiormente, in modo autonomo, della banca dati allestita dall’osservatorio. “Infatti”, ci conferma il direttore dell’osservatorio, “anche se il grande pubblico potrà accedere alla banca dati in internet, soltanto degli specialisti potranno adoperare in modo autonomo le tabelle statistiche che pubblichiamo”.

Complessivamente, l’osservatorio della salute, con i suoi 4 o 5 esperti, costerà alla Confederazione oltre due milioni di franchi all’anno: 800mila per mandati esterni di ricerca, 800mila per l’infrastruttura informatica e 600mila per gli stipendi. Tanti o pochi soldi, a seconda dei punti di vista, investiti per il benessere e la salute della popolazione.

Fabio Mariani

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