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La sopravvivenza di Haiti è legata alle ONG

La rabbia contro il presidente Aristide Keystone

Lo spettro della guerra civile ad Haiti attira nuovamente l’attenzione su uno dei Paesi più poveri del mondo.

Di fronte alle dimissioni dello Stato, settori come quello della salute o dell’educazione vengono ripresi dalle organizzazioni non governative, molte delle quali, svizzere.

Ad Haiti oltre a “Caritas”, al “Sacrificio quaresimale”, a “Helvetas” e a “Terre des Hommes” sono attive una quindicina di altre organizzazioni non governative (ONG).

Tutte agiscono secondo lo stesso principio: partire dai bisogni espressi e dai progetti concepiti dalla base.

E per quanto riguarda i bisogni, la popolazione haitiana ne ha molti. Anche se quest’anno, cominciato nei tumulti e nel sangue, avrebbe dovuto essere quello di un glorioso bicentenario: l’indipendenza di Haiti.

Una città simbolo: Les Gonaives

Nel 1804, a Les Gonaives viene proclamata l’indipendenza dalla Francia di quella che allora veniva definita “la prima repubblica nera del mondo”.

Dalla stessa città parte anche, nel 1986, il movimento che farà crollare la sinistra dittatura dei Duvalier. Sempre a Gonaives scoppiano, all’inizio di febbraio di quest’anno, le prime sommosse che potrebbero portare alla caduta del regime del presidente Jean-Bertrand Aristide.

Eppure, quando nel 1990 il giovane sacerdote arriva al potere le speranze di tutti vengono riposte in questo ardente militante e promotore dei diritti umani.

Defenestrato da un golpe militare un anno più tardi “padre Aristide” ritorna nel 1994 ad Haiti, scortato dai militari americani.

A quell’epoca la popolazione crede ancora fermamente nelle sue promesse. Ma poco a poco il regime si dota di pratiche autoritarie che sembrano ereditate direttamente dalla dittatura Duvalier. E la gente sprofonda sempre di più nella miseria.

Le dimissioni dello Stato

Nato ad Haiti, dove ha vissuto fino all’età di 23 anni, Charles Ridoré oggi è cittadino svizzero. È segretario romando del “Sacrificio quaresimale”, una delle organizzazioni non governative svizzere, attive nel suo Paese.

Anche Ridoré fa parte dei grandi delusi del bilancio della presidenza Aristide. “All’inizio l’ho sostenuto al 100%”, ricorda, “poi, con il passare degli anni, ci siamo accorti che non esisteva alcun programma politico, che non c’erano progetti, che non si faceva nulla per far cambiare le cose”.

L’immigrato haitiano constata che la situazione nel suo Paese d’origine si sta deteriorando in modo drammatico in tutti i campi: politico, economico, sociale, ambientale.

“Lo Stato non svolge più il suo ruolo”, sottolinea anche Gisela Wattendorf, responsabile per Haiti a Caritas Svizzera. “Questo significa che campi come quello della salute o dell’educazione sono quasi completamente nelle mani delle ONG”.

Un’analisi condivisa da Charles Ridoré che però fa notare che lo Stato non svolge più i suoi compiti anche per la mancanza di fondi.

Haiti esporta ogni anno per 500’000 dollari e importa per 1,2 milioni. Con una bilancia dei pagamenti che ha un deficit di 700’000 dollari il governo di Aristide “non ha un soldo”.

I bisogni della base

Le ONG svizzere attive ad Haiti non mancano e tutte lavorano su progetti che tengono conto della realtà haitiana.

Per questo Caritas non ha un’équipe permanente sul posto. L’organizzazione umanitaria riceve le domande dell’omologa haitiana, le valuta, ne discute con i partner e decide a quali progetti intende partecipare finanziariamente.

Caritas sostiene in particolare in tutto il Paese un sistema di micro-crediti destinato alle donne che vogliono imparare a mantenersi da sole.

“Caritas è dappertutto. Gode della fiducia della popolazione e può quindi fare un lavoro di base”, spiega Gisela Wattendorf.

Denaro pubblico per aiuti privati

Le ONG svizzere sono dunque molto presenti ad Haiti, a differenza della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), l’agenzia del Dipartimento federale degli affari esteri preposta alla cooperazione internazionale, che non ha iscritto Haiti sulla lista dei Paesi prioritari.

“L’intenzione non mancava”, precisa Giancarlo de Picciotto, responsabile del settore alla DSC, “ma la situazione politica ha sempre bloccato la nostra volontà di installarci ad Haiti”.

“Ma è anche una questione di budget”, ammette de Picciotto, cosciente del fatto che la Svizzera non può aiutare tutti. La DSC finanzia comunque singoli progetti delle ONG presenti ad Haiti. Ogni anno versa a queste organizzazioni da due a due milioni e mezzo di franchi.

Sete di sapere e gioia di vivere

Organizzazioni che nessuna sommossa è riuscita a far scappare. “Proprio ora il Paese ha particolarmente bisogno di noi”, dice Gisela Wattendorf.

“Chi conosce il popolo haitiano sa che è coraggioso e che ama il cambiamento”, ribadisce Charles Ridoré, secondo il quale il suo Paese d’origine merita di più della semplice etichetta di Paese più povero e più assistito del mondo”.

“Con buone condizioni quadro ce la si può cavare” ritiene il segretario del “Sacrificio quaresimale”. Haiti è culturalmente un Paese molto ricco, la popolazione ha una gran sete di sapere, tanta gioia di vivere e il dono di sapersela cavare con niente”.

Minaccia di caos

Tuttavia, la situazione sul posto non manca di preoccupare gli osservatori. “Già con lo Stato c’è un vuoto di potere ma senza si rischia di sprofondare ancora di più nel caos”, sottolinea Charles Ridoré, “tanto più che l’opposizione è divisa e che non ci sono veri leader”.

Per l’ex immigrato la soluzione potrebbe passare dall’invio di una forza di interposizione sotto l’egida delle Nazioni Unite. Un’idea che si sta facendo strada.

swissinfo, Marc-André Miserez
Traduzione e adattamento in italiano: Elena Altenburger

Ad Haiti sono attive una ventina di ONG svizzere.

Esse valutano, scelgono e sostengono finanziariamente dei progetti elaborati dai loro partner sul posto.

Non hanno dunque né uffici, né personale ad Haiti.

La DSC non ha posto Haiti sulla lista dei Paesi prioritari a causa dell’instabilità politica e della mancanza di risorse.

L’agenzia svizzera per lo sviluppo versa comunque circa 2 milioni di franchi all’anno alle ONG che operano ad Haiti.

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