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La speranza che sboccia nel polo floricolo

Il Ticino inonderà di rose la Svizzera: ecco l'area sulla quale sorgerà il polo floricolo Biowatt S.A. Pre ti-press

Sull'ex aerodromo militare di Ambrì Piotta vedrà presto la luce una serra per la coltivazione di rose recise. Il gruppo italiano Ciccolella intende investire 60 milioni di franchi.

Per provvedere al fabbisogno energetico delle serre, si prevede di fare capo ad una centrale a biomassa. Intanto i promotori sentono già nell’aria il profumo di un fiorente business.

Dodici milioni di rose e anthurim all’anno: questa enorme quantità di fiori che crescerà nelle serre ad Ambrì Piotta, verrà distribuita in tutta la Svizzera. 85 mila metri quadri di terreno più una parte dell’ex aeroporto militare di Ambrì costituiscono il quadro in cui si inserisce questo progetto ai piedi del Gottardo.

Il volume di investimenti di 60 milioni di franchi include la cifra di 20 milioni di franchi destinata alla realizzazione della centrale a biomassa. Sfruttando rifiuti animali e vegetali, si intende assicurare l’approvvigionamento energetico dello serre.

Questo progetto, di cui si parla ormai da molti anni, sembrava ad un cento punto un castello in aria. Ma ora le cose si fanno serie: l’altro giorno, infatti, la ditta Biowatt S.A. ha inoltrato la domanda di costruzione al comune di Quinto, di cui fa parte la frazione di Ambrì, che è anche il centro economico.

La domanda di costruzione scaturisce dall’accordo trovato con i tre agricoltori proprietari dei terreni appartenuti in precedenza all’esercito; le superfici verranno prese in affitto dai promotori per i prossimi vent’anni.

Il presidente del Consiglio di amministrazione delle ditta, ossia il sindaco di Lugano Giorgio Giudici, si dice fiducioso: nel mese di aprile del 2008 si prevede di iniziare i lavori di costruzione mentre entro il 2010 le serre dovrebbero essere operative.

Il Ticino inonderà la Svizzera di rose

A prima vista una serra per coltivare le rose nella sobria Valle Leventina, a mille metri di altitudine, può infatti stupire. Ma i promotori colmano lo stupore con fatti concreti: per posizione e clima, la Leventina è un luogo azzeccato. La produzione di rose richiede infatti una temperatura che oscilla tra i 18 e i 24 gradi ed è molto più facile scaldare le serre, che raffreddarle nelle zone dove fa troppo caldo.

La posizione della coltivazione collocata sull’asse del Gottardo assume inoltre un valore strategico. Il consigliere federale Moritz Leuenberger ha già sin d’ora garantito l’allacciamento del binario industriale esistente all’asse ferroviario del Gottardo. Si calcola che giornalmente partiranno via ferrovia otto vagoni colmi di rose.

Una boccata d’ossigeno per la Leventina

Con una cifra d’affari di 100 milioni di franchi annui, nel settore dei fiori recisi la Svizzera occupa una posizione sicuramente interessante e la ditta Biowatt lo sa bene. Una produzione di fiori interna introdurrebbe una dinamica concorrenza. Attualmente la Svizzera paga elevate tasse doganali sui fiori che importa.

In un Ticino fittamente intrecciato da insediamenti edilizi, la pianura di Ambrì Piotta rappresenta l’unica area ancora disponibile per la realizzazione di grandi progetti. Ecco perché la gente della valle – osserva il sindaco di Quinto Fabrizio Cieslakiewicz – guarda a questo polo floricolo con interesse. “Il Comune attende con impazienza la nascita della struttura: I cittadini – sottolinea il sindaco – hanno voglia di risollevare la testa”.

La valle Leventina è una delle valli del Ticino confrontata con una costante erosione dei suoi abitanti. Mancando i posti di lavoro, la gente si reca sul fondovalle in cerca di un impiego. Così la regione perde inevitabilmente attrattiva.

Basti pensare che le entrate fiscali del comune di Quinto (1’200 abitanti, compresi le quindici frazioni) raggiungono solo i due milioni di franchi. La realizzazione di questo polo destinato alla floricoltura dovrebbe permettere la creazione di circa settanta nuovi posti di lavoro. E per la valle rappresenta una boccata di ossigeno.

La multinazionale dei fiori

Dietro al polo floricolo si muove un’azienda che proviene dall’Italia del sud: il gruppo Ciccolella, che ha la propria sede a Molfetta, in provincia di Bari (Puglia), è considerato uno dei leader europei del mercato dei fiori recisi, rose in particolare.

Secondo le indicazioni dell’azienda, il gruppo raggiunge una cifra di affari annua di circa 165 milioni di franchi. Ed è in netta espansione. “Il progetto di Ambrì – spiega a swissinfo il direttore Francesco Ciccolella – è il primo nostro investimento per un’attività produttiva all’estero”.

Una produzione più vicina ai consumatori è vista di buon occhio, tanto più che, paragonata agli altri paesi europei, la Svizzera deve proprio amare smisuratamente i fiori visto che è una delle nazioni che ne consuma di più. “La maggior parte dei fiori recisi che si acquistano in Svizzera – osserva Ciccolella – sono importati. Non dall’Italia, ma da paesi come Ecuador, Kenya ed Etiopia”.

Intanto, recentemente, l’imprenditore italiano è stato al centro dei media del suo Paese: la borsa italiana ha registrato una sorprendente crescita del gruppo e un aumento del valore delle azioni. Però nel mese di marzo si è saputo che i salari dei suoi dipendenti si sono, e di molto, abbassati.

swissinfo, Gerhard Lob, Quinto
(traduzione e adattamento dal tedesco Françoise Gehring)

Alle serre necessarie per la floricoltura (alte al massimo 5,5 metri) sarà abbinata una centrale a biomassa da 20 milioni di franchi per la produzione di energia termica ed elettrica per quello che diventerà il più grande complesso elvetico di fiori recisi.

L’impianto si estenderebbe su un’area di oltre 85 mila metri quadrati, occupata per due terzi dalle serre. La produzione annua dovrebbe sfiorare i 12 milioni di steli di rose, pari a 560 mila piantine.

Si stima che il mercato dei fiori recisi possa generare una cifra d’affari annua di 15 milioni di franchi.

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