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La stampa scandalistica si dà la zappa sui piedi

Dopo avere fatto cadere Borer (a destra), è toccato al caporedattore del SonntagsBlick fare le valigie swissinfo.ch

La storia di un ambasciatore e della sua presunta amante può far vendere copie ad un giornale. Ma se i fatti non collimano, per la stampa scandalistica sono guai.

A lungo la stampa scandalistica e l’ambasciatore svizzero a Berlino, Thomas Borer-Fielding, sono andati d’amore e d’accordo. I giornali popolari apprezzavano lo stile brillante e festaiolo di Borer. Il mondo incantato e luccicante dei vip è il loro pane quotidiano.

Ma poi l’incanto si è rotto. Pian piano la stampa scandalistica ha cominciato a smontare il personaggio, fino all’atto finale: “Borer e la donna nuda”. Così titolava a Pasqua il settimanale SonntagsBlick. La storia di una presunta relazione extra-coniugale dell’ambasciatore con un’estetista, supportata da tutta la potenza di fuoco delle testate del gruppo Ringier, è bastata a far vacillare Borer. Fino condurlo alle dimissioni.

Fa parte delle regole della stampa scandalistica “rendere privato ciò che è pubblico e pubblico ciò che è privato”. Lo dice Peter Züllig, professore dell’Università di Friburgo, esperto di mass-media. Il caso Borer, in questo senso, è paradigmatico.

Acrobazie maldestre

Ma le regole del giornalismo scandalistico non si limitano a questa massima. Anzi, sono assai rigide e vanno rispettate. È bastato che la presunta amante di Borer negasse sotto giuramento di aver avuto relazioni sessuali con l’ambasciatore, per far crollare un castello di carte. Un castello costruito dalle maggiori testate scandalistiche elvetiche, Blick e SonntagsBlick.

“I giornali del gruppo Ringier sono inciampati nei meccanismi della stampa scandalistica”. Züllig analizza così le dimissioni del capo redattore del SonntagsBlick Mathias Nolte e della corrispondente da Berlino Alexandra Würzbach, dimissioni seguite alla smentita della presunta amante di Borer. “Nella stampa scandalistica, gli articoli devono essere frutto di una ricerca meticolosa. Questa è stata la prima pietra d’inciampo.”

Ogni mossa conta, in una partita a scacchi

“Nella partita a scacchi del caso Borer sono stati commessi degli errori e ora se ne vedono le conseguenze. Le regole della stampa scandalistica non conoscono pietà. Se si sbaglia una mossa, bisogna sacrificare un pedone, o la regina”, dice Züllig.

Il giornalismo scandalistico si muove sempre vicinissimo ai confini dell’etica professionale e della decenza, molto più di quanto lo facciano altre forme di giornalismo. Ma quei confini non si possono superare impunemente. Seconda pietra d’inciampo.

Doppio inciampo e gravi danni d’immagine. Il sacrificio del pedone non è bastato a limitare le perdite. La stampa svizzera mette ora in questione lo stesso gruppo editoriale Ringier. Secondo il quotidiano Neue Zürcher Zeitung la credibilità- vale a dire il cuore stesso di un prodotto giornalistico di successo – della Ringier è uscita dal caso Borer con le ossa rotte.

La perdita di credibilità, una catastrofe per Ringier

La Ringier è uno dei maggiori gruppi editoriali elvetici. Per Züllig una cosa è chiara: “Per un editore come Ringier, la perdita di credibilità è un problema enorme.” Il successo, l’attenzione da parte del pubblico, non può avvenire a scapito della credibilità. Per conservare i lettori, occorre mantenere uno standard minimo di qualità.

Una qualità messa fortemente in dubbio dalla “enorme bufala” del caso Borer, come l’ha definita il quotidiano Basler Zeitung. “Tutta la vicenda è per Ringier una catastrofe”, ha osservato ai microfoni della Radio della Svizzera tedesca il sociologo Kurt Imhof. Il danno per Ringier è grave, tanto più che il gruppo “ha reagito molto male”.

A lungo Ringier ha difeso i propri dipendenti, concedendo informazioni con il contagocce. “Un atteggiamento che ha mantenuto alta l’attenzione attorno alla vicenda – nota ancora Imhof – e che ha contribuito ad aumentare i danni.”

Rebecca Vermot

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