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La Svizzera “resiste” agli antibiotici

Maggiore il numero degli studi medici, maggiore il consumo di antibiotici Keystone

In Svizzera si consumano meno antibiotici che nel resto d'Europa. Lo indica uno studio del programma nazionale di ricerca scientifica.

Grandi le differenze tra i cantoni: a Ginevra ne vengono prescritti il triplo che in Appenzello.

Il consumo di antibiotici in Svizzera presenta evidenti differenze a livello regionale, riconducibili all’età delle persone, al numero degli studi medici e al grado d’istruzione della popolazione.

Lo rileva uno studio del Programma nazionale di ricerca scientifica numero 49 – «La resistenza agli antibiotici» – che sottolinea tuttavia come i cittadini elvetici consumino meno antibiotici rispetto ai colleghi europei.

L’indagine è stata condotta in Svizzera al di fuori degli ambienti ospedalieri. L’équipe di ricercatori guidata da Massimo Filippini, professore all’Università della Svizzera italiana (USI) e al dipartimento di gestione, tecnologia e di economia del Politecnico federale di Zurigo, ha studiato i dati di vendita dei farmaci nei diversi cantoni.

Differenze culturali, ma non solo

In generale nella Svizzera tedesca il consumo è inferiore rispetto al resto del Paese, rileva lo studio. Secondo i dati del 2004, Appenzello esterno è il cantone dove i medici ricorrono meno spesso alla prescrizione di questo farmaco: quotidianamente vengono vendute 6 dosi ogni 1000 abitanti.

I maggiori consumatori sono invece i cantoni romandi – primo fra tutti Ginevra che nel 2004 ha registrato una vendita quotidiana di quasi 16 dosi ogni 1000 abitanti – e il Ticino (nel 2004 poco più di 10 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti).

Questi dati restano tuttavia al di sotto della media registrata per esempio in Francia, maggiore consumatore europeo di antibiotici, dove per 1000 abitanti la vendita quotidiana è superiore alle 30 dosi giornaliere, ha comunicato oggi il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS).

Secondo i ricercatori le differenze a livello cantonale riflettono diversità culturali, ma sono da ricondurre anche all’età della popolazione, alla densità degli studi medici e al livello d’istruzione dei pazienti.

Non sempre servono…

Le persone dai 65 anni assumono meno antibiotici rispetto ai giovani: gli autori dello studio ritengono che questo sia dovuto al fatto che i pensionati, non lavorando più, non hanno il contatto quotidiano in ufficio con persone che possono contagiarli.

Lo studio ha inoltre evidenziato che maggiore è la concentrazione di studi medici, più elevata è la quantità di antibiotici venduti, mentre una buona istruzione dei pazienti e un buon reddito ne frenano il consumo. Nessuna influenza ha invece la concentrazione di farmacie.

Gli antibiotici combattono le infezioni batteriche, ricorda il FNS. Nonostante siano inefficaci contro le malattie virali, come l’influenza e il raffreddore, spesso vengono comunque prescritti dai medici, contribuendo così ad aumentare la resistenza batterica agli antibiotici e a causare costi inutili.

Il rapporto tra il consumo di antibiotici e il manifestarsi della resistenza batterica dovrà essere chiarito in un altro progetto. È previsto inoltre lo sviluppo di un sistema di controllo nazionale per le resistenze agli antibiotici, scrive il FNS. Lo studio riguardante il consumo di antibiotici è stato pubblicato sulla rivista specializzata «Health Policy».

swissinfo e agenzie

Un numero sempre maggiore di batteri sviluppa delle resistenze agli antibiotici. Il rischio, che interessa l’intero pianeta, è di ritrovarsi nell’impossibilità di trattare determinate infezioni.

Il Programma nazionale di ricerca 49 è dedicato allo studio della resistenza agli antibiotici. Dotato di 12 milioni di franchi, si prefigge di tracciare un quadro della problematica in Svizzera (esseri umani, animali, generi alimentari, ecc.).

L’obiettivo è di sviluppare un sistema di sorveglianza delle resistenze in Svizzera. Vengono studiate anche le conseguenze sociali, legali, etiche ed economiche legate alla resistenza agli antibiotici.

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