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La Svizzera condanna il test nucleare nordcoreano

La stampa sudcoreana ha dato con preoccupazione la notizia del test nucleare della Corea del Nord Keystone

Il Dipartimento svizzero degli affari esteri unisce la sua voce al coro internazionale di proteste che ha accolto il primo esperimento nucleare ufficiale della Corea del Nord.

Per la Svizzera, il test è una minaccia ed è contrario agli sforzi della comunità internazionale volti ad evitare la proliferazione di armi nucleari.

Anche la Svizzera si è associata alle condanne internazionali contro la Corea del Nord per il test atomico compiuto nella notte tra l’8 e il 9 ottobre.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), ha fatto sapere con un comunicato che la Svizzera non si tirerà indietro, qualora il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovesse decidere sanzioni vincolanti a livello internazionale.

Una seduta urgente del Consiglio di sicurezza è stata chiesta dagli Stati uniti, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dalla Germania. Dalla riunione è scaturita una forte condanna della Corea del Nord e la promessa di una risposta rapida e decisa. Il Consiglio di sicurezza intende studiare un progetto di risoluzione presentato dagli USA.

Nel frattempo, Pyongyang è stata invitata a ritornare al tavolo dei colloqui «a sei» con la Corea del Sud, il Giappone, la Cina, la Russia e gli Stati uniti.

Contro le armi nucleari

Stando al DFAE, il test atomico rappresenta una minaccia per la sicurezza nella regione asiatica e potrebbe condurre a una corsa agli armamenti.

La Svizzera – si legge nel comunicato – si impegna attivamente per impedire la proliferazione di armi nucleari e per il loro bando totale.

La Confederazione ha più volte invitato la Corea del Nord a rientrare nel trattato di non proliferazione delle armi atomiche, dal quale si è ritirata nel 2003.

Stando al DFAE, la problematica nucleare nella penisola coreana dovrebbe essere risolta con mezzi pacifici.

In Corea del Nord dal 1995

Ma la crisi potrebbe toccare i programmi della Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC)? «Probabilmente no», dice il portavoce del Dipartimento degli esteri Jean-Philippe Jeannerat, iterpellato dal quotidiano Le Temps.

Le sanzioni hanno lo scopo di indebolire il regime e non la popolazione ch esoffre. La decisione di un ritiro elvetico sarà presa a livello governativo.

Come ricorda il quotidiano romando, l’impegno della Confederazione in Corea del Nord data del 1995. Dal 1997, è impegnata in un programma per la sicurezza alimentare da cinque milioni di franchi l’anno.

Greenpeace protesta a Berna

Accanto alle reazioni negative dei vari governi, ci sono state anche le proteste di Organizzazioni non governative (Ong), come Greenpeace.

Lunedì, davanti all’ambasciata nordcoreana di Berna, alcuni militanti di Greenpeace si sono riuniti per una manifestazione di protesta della durata di un’ora: portavano una bandiera con la scritta «Non à la bombe» (no alla bomba) e hanno consegnato una lettera ad un collaboratore dell’ambasciata.

A detta di Greenpeace, azioni simili si sono svolte anche in altri paesi che ospitano rappresentanze diplomatiche della Corea del Nord. La Ong invita il paese asiatico a rinunciare ad ulteriori test atomici e chiede agli Stati uniti di instaurare un dialogo con Pyongyang.

Quale esplosione?

La riuscita del test nucleare – l’esplosione è stata confermato dalla Russia – fa della Corea del Nord il nono paese in possesso di armi nucleari. Del ristretto club fanno parte anche Stati uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, India, Pakistan e Israele.

Al momento tuttavia, i pareri sull’ampiezza dell’esplosione divergono. La Corea del Sud ha affermato che si è trattato di un’esplosione piuttosto debole. Dal canto loro, i laboratori russi che hanno rilevato l’esplosione, parlano di una forza paragonabile a quella delle atomiche che gli Stati uniti hanno lanciato sul Giappone durante la Seconda guerra mondiale.

Non c’è «alcun dubbio» che vi sia stata un’esplosione nucleare, ha affermato il ministro russo della difesa Lavrov. La potenza della bomba si situerebbe tra i 5 e i 15 chilotoni (la bomba lanciata su Nagasaki aveva una potenza di 25-30 chilotoni).

swissinfo e agenzie

Il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari è stato firmato il primo luglio 1968 a Londra ed è entrato in vigore nel 1970. È stato prolungato a tempo indeterminato nel 1995.

La Svizzera l’ha approvato nel 1976 e messo in vigore l’anno seguente.

In totale, il trattato è stato ratificato da 189 Stati. Solo India, Pakistan e Israele non l’hanno firmato. La Corea del Nord si è ritirata nel 2003.

Le potenze nucleari – USA, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina – fanno parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. In base al trattato s’impegnano a non fornire armi e tecnologie nucleari ad altri paesi. Gli altri Stati firmatari promettono di non fabbricare sul loro territorio armi nucleari e di non cercare di ottenerle altrove.

Il trattato non ostacola l’uso civile dell’energia atomica e riconosce a tutti i paesi il diritto di sviluppare la ricerca, la produzione e l’impiego del nucleare a fini pacifici.

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