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La Svizzera entra nell’area Schengen

Keystone

12 dicembre 2008, scocca l'ora di Schengen. Per i controlli alle frontiere cambierà poco o nulla, ma per la Svizzera il perfezionamento dell'accordo segnerà un importante passo avanti verso la cooperazione in materia di polizia e di asilo con l'Unione europea (UE).

Quando il 12 dicembre la Svizzera entrerà a far parte dell’area Schengen, perlomeno ufficialmente, i festeggiamenti saranno contenuti. A Basilea, la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf inviterà gli esperti di Schengen dell’UE, della Confederazione e dei Cantoni a un piccolo ricevimento con gita sul Reno inclusa.

Per i festeggiamenti a livello ministeriale, l’appuntamento è rimandato alla fine di marzo 2009, quando il nuovo regime entrerà in vigore anche negli aeroporti elvetici.

Nulla a che vedere quindi con le manifestazioni di giubilo alle quali abbiamo assistito un anno fa quando ad aderire a Schengen furono otto Paesi dell’Europa dell’Est e Malta: allora il popolo e i politici locali celebrarono l’abbattimento delle frontiere con un tripudio di coriandoli e fuochi d’artificio. Per molti cittadini dell’Est, infatti, poter entrare nell’area Schengen senza dover esibire il proprio passaporto significava dare l’addio definitivo alla cortina di ferro.

Il controllo merci rimane

Al confine svizzero, invece, il 12 dicembre porterà cambiamenti di poco conto. “Poiché nel nostro caso il controllo delle merci in transito rimarrà in vigore, l’adesione a Schengen non avrà la stessa valenza simbolica”, spiega la signora Catherine Kropf dell’Ufficio federale di giustizia.

La Svizzera non è membro dell’Unione doganale europea e pertanto la gestione delle merci in entrata e uscita dal nostro Paese rimarrà immutata: ad esempio, con l’entrata in vigore dell’accordo, il quantitativo di vino rosso importabile dalla Francia in franchigia, ossia senza pagare dazi, nel traffico turistico non cambierà e i controlli doganali non saranno soppressi.

Alla frontiera, quindi, l’unica novità riguarderà il controllo sistematico dei passaporti e delle carte di identità che sarà sostituito dal cosiddetto cordone di sicurezza, ossia da controlli mobili delle persone nell’entroterra frontaliero e sui convogli ferroviari internazionali. Anche da questo punto di vista, Schengen non rappresenta un taglio netto con il passato, in quanto già da tempo le guardie di confine elvetiche attuano questo tipo di controlli.

SIS: prime esperienze positive

I cambiamenti più significativi interesseranno per contro la polizia che, in virtù dell’accordo di Schengen, potrà accedere al SIS (Sistema informatico Schengen) di cui peraltro già si avvale a titolo provvisorio dalla scorsa metà di agosto. Il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) definisce le prime esperienze fatte con questa banca dati europea “estremamente positive”: sinora, i riscontri forniti da questo cervellone ai poliziotti e alle guardie di confine svizzere si aggirano in media sulla trentina al giorno.

In concreto, dei 900 riscontri ottenuti nei primi cento giorni di allacciamento la maggior parte riguardava stranieri ai quali è stato proibito l’ingresso nell’area Schengen. 600 si riferivano a oggetti come auto rubate o banconote contraffatte, mentre solo 25 a persone contro le quali era stato spiccato un ordine di arresto. Di fatto, il SIS risulta essere uno strumento indicato più per il controllo dell’immigrazione che non per la ricerca di criminali.

Nei prossimi anni, l’attuale sistema sarà sostituito dal SIS II, una banca dati di nuova generazione nettamente più performante nella quale, ad esempio, saranno archiviate anche le impronte digitali. Il 15 dicembre, inoltre, la Svizzera sarà allacciata a EURODAC, la banca dati che già oggi raccoglie le impronte digitali dei richiedenti l’asilo e degli immigrati clandestini. Infine, tra i progetti UE attualmente in fase di realizzazione figura anche una banca dati per coloro che richiedono un visto.

Protezione dei dati da migliorare

Ovviamente, per gli addetti alla protezione dei dati della Confederazione e dei Cantoni, queste “banche dati di polizia” che costituiscono il fulcro dell’accordo di Schengen comportano una notevole mole di lavoro supplementare: a loro spetterà il compito di vigilare affinché i diritti delle persone registrate rimangano tutelati.

A tale scopo, la loro preparazione non è ancora del tutto a punto: nella primavera di quest’anno, infatti, pur giudicando “sufficiente” la protezione dei dati in Svizzera, gli esperti degli Stati Schengen avevano sollecitato lo stanziamento di più mezzi e una maggiore indipendenza.

Un evento messo un po’ in ombra dall’accordo di Schengen, ma che giungerà anch’esso a compimento il 12 dicembre, è l’adesione della Svizzera alla Convenzione di Dublino. Tale trattato sancisce che, in linea di principio, un rifugiato può presentare una richiesta di asilo solo nello Stato membro di Dublino in cui è transitato per primo. In un sistema di questo tipo, le nazioni come la Svizzera prive di uno sbocco sul mare e completamente circondate da Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione risultano avvantaggiate.

Decisioni consensuali

Nell’ottica della politica europea, aderendo a Schengen e Dublino la Confederazione partecipa a un aspetto minore ma estremamente dinamico della politica comunitaria, allineandosi alle nuove norme stabilite dall’UE in questo ambito.

In compenso, già da quattro anni, ogni volta che i Paesi UE elaborano nuove disposizioni relative ai due trattati, Berna può far sentire la propria voce. Il bilancio stilato al riguardo dall’Ufficio federale di giustizia è positivo: “Il diritto di essere consultati è fondamentale, in quanto generalmente le decisioni vengono prese su base consensuale.”

swissinfo, Simon Thönen, Bruxelles
(traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)

Nell’ambito del SIS, la banca dati di polizia di Schengen, si applicano i seguenti diritti di protezione dei dati:

– informazione: chi sospetta di essere registrato nel SIS può chiedere informazioni nel merito ed esigere di visualizzare i dati che lo riguardano;

– rettifica: qualora i dati registrati si rivelino inesatti o la loro registrazione risulti illegale, l’interessato può esigere la loro rettifica o cancellazione;

– ricorso: qualora l’autorità responsabile respinga la richiesta di informazioni o di rettifica, l’interessato può inoltrare ricorso o rivolgersi al garante della protezione dei dati affinché effettui una verifica;

– risarcimento danni: nel caso di un trattamento dati illecito, la parte lesa può esigere un risarcimento danni.

Quale membro del club di Schengen, la Svizzera è tenuta ad adottare le nuove norme UE valide per l’area di Schengen e Dublino. Berna ha ottenuto una deroga unicamente per i disegni di legge che pregiudicano il segreto bancario. Dalla firma dell’Accordo di Schengen nel 2004 a oggi, la Confederazione ha annunciato formalmente l’emanazione di 71 nuovi atti giuridici.

Sinora, l’arma del referendum è stata impugnata unicamente contro la modifica riguardante l’introduzione di passaporti biometrici con le impronte digitali sulla quale il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi il prossimo 17 maggio.

Ad innescare aspre controversie politiche potrebbe contribuire anche la modifica che impone alla Svizzera di ridurre la durata massima della carcerazione in vista di rinvio coatto dagli attuali 24 a 18 mesi.

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