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La Svizzera fuori pista: lo sci è in crisi

Le località del turismo invernale dovranno inventarsi qualcosa di nuovo, se vogliono riconquistare il pubblico più giovane. Schweiz Tourismus By-Line/swiss-image.ch

Gli svizzeri stanno perdendo interesse nello sci. Una crisi si affaccia all’orizzonte, nel paese che ha fatto degli sport invernali il suo cavallo di battaglia.

Le controverse proposte di un influente proprietario alberghiero per fermare il crescente calo di popolarità dello sci alimentano il già infuocato dibattito.

Peter Bodenmann, ex presidente del Partito socialista e proprietario di un albergo a Briga, il mese scorso ha dato fuoco alle polveri, con la sua proposta di ristrutturare i centri di vacanza invernali per rendere di nuovo attraente lo sci.

Bodenmann ha preso carta e penna e buttato giù una lista di dieci ragioni per le quali la Svizzera sarebbe diventata troppo costosa per i turisti e ha proposto rimedi radicali per abbattere i prezzi.

L’imprenditore non ha fatto tutto questo di sua iniziativa, bensì ha reagito alle statistiche, in verità piuttosto deprimenti, che sono state rese pubbliche all’inaugurazione dell’attuale stagione sciistica.

All’epoca, l’Ufficio turistico nazionale aveva cercato di puntare sull’aspetto positivo, sottolineando che il 38 per cento della popolazione svizzera aveva in programma di fare, nella stagione che si apriva, una vacanza sulla neve.

Ma l’Ufficio trascurava di dare rilievo ad un «piccolo particolare»: la maggioranza della popolazione preferiva restarsene a casa. O puntare a sud, per spendere le proprie ferie in climi più caldi.

Calo significativo

Nella stessa conferenza stampa, d’altronde, l’Associazione svizzera degli impianti di risalita sottolineava che gli svizzeri sciano sempre meno, con un calo significativo del 5 per cento negli ultimi cinque anni.

Le ricerche dicono inoltre che gli sciatori stanno invecchiando: dal 1990, l’età media è passata dai 30 ai 38 anni.

Il minore interesse per lo sci sale alla ribalta pubblica proprio mentre i membri della squadra nazionale si esibiscono in performance mediocri nel palcoscenico della Coppa mondiale.

Tutt’altra musica rispetto a un paio di decenni orsono, quando – come recitava una popolare canzone svizzera – «Tutti sciano».

Dopo le esternazioni di Bodenmann, alcune commissioni parlamentari si sono incontrate a porte chiuse e ognuno – dal più piccolo proprietario di un impianto di risalita, al magnate che possiede un enorme resort alpino – hanno avuto qualcosa da dire in proposito.

E non c’è da stupirsene: la più controversa, fra le affermazioni dell’albergatore di Briga, propone che gli impianti sciistici si reinventino, seguendo le orme delle compagnie aeree «low-cost».

easyJet

Bodenmann sostiene che a seguire l’esempio di compagnie come easyJet e offrendo dunque servizi a tariffe inferiori, gli impianti invernali potrebbero fare crescere la quantità di lavoro e di conseguenza il fatturato.

Un risultato che si potrebbe ottenere costringendo tutti i proprietari di hotel e di appartamenti di vacanza ad acquistare pass stagionali sciistici, che poi potrebbero offrire ai loro clienti a prezzi variabili – che dipenderebbero dalla richiesta.

Per esempio, i turisti che si affacciano sulle piste nei giorni feriali pagherebbero meno degli sciatori di un’affollata domenica o dell’alta stagione del mese di febbraio.

Secondo gli addetti ai lavori, le proposte di Bodenmann sarebbero impossibili da mettere in pratica – o comunque troppo radicali. Ma di certo hanno avuto il merito di sollevare un animato dibattito su come riuscire a portare di nuovo gli svizzeri sulle piste da sci.

E su un punto c’è consenso: nessuno è riuscito finora a riempire il vuoto finanziario che si è creato quando i cantoni hanno tagliato i sussidi per i campi invernali scolastici.

Settimane bianche

Molti studenti arrivavano in effetti a scoprire le meraviglie dello sci attraverso le cosiddette «settimane bianche» – mentre oggi, secondo l’associazione che riunisce le scuole di sci e di snowboard, fino all’ottanta per cento dei ragazzi di quattordici anni che vivono nella aree urbane non ha mai messo i piedi in un paio di scarponi da sci.

Martin Nydegger, direttore dell’ente turistico di Scuol, nel cantone dei Grigioni, sostiene che gli stessi centri dovrebbero organizzarsi, promuovere e gestire simili campi scolastici – per assicurarsi una riserva di clienti futuri.

Nydegger suggerisce inoltre che l’industria del turismo invernale dovrebbe investire una parte dei suoi sforzi di marketing sui rampolli delle famiglie di immigrati, i cui genitori non hanno mai sciato in vita loro. Si tratta di famiglie, d’altro canto, che fanno in media più figli degli svizzeri.

La Commissione parlamentare per il turismo ha deciso nella sua ultima riunione che sarebbe decisamente meglio se i consigli d’istituto organizzassero le «settimane bianche» non solo nel mese di febbraio, ma piuttosto nell’arco di almeno tre mesi.

Secondo la Commissione, sarebbe un primo rimedio per rendere più accettabili le tariffe e fare sì che le notti degli hotel registrino il «tutto esaurito» anche nei mesi, generalmente più difficili, di gennaio e marzo.

Sciare gratis

Secondo Bodenmann, con le sue proposte si potrebbe giungere a ridurre il prezzo medio di uno ski pass fino a 20 franchi. Ma si spinge oltre Urs Kamber, direttore dell’Ufficio del turismo di Lucerna: secondo lui, sarebbe ancora meglio se i ragazzi fino a dodici anni potessero sciare gratis.

Qualcosa di simile, spiega Kamber, si è già visto – e con successo – in Austria, dove i bambini fino a otto anni possono sciare un’intera stagione con soli 10 euro (15.60 franchi).

Il presidente dell’Associazione degli impianti di risalita, Peter Vollmer, non trova invece che gli «ski pass» siano troppo costosi. Piuttosto, rilancia, per le compagnie che lavorano nel settore sarebbe preferibile offrire pacchetti «tutto compreso» – aggirando così la difficoltà che oggi si concentra sullo sci.

Per esempio, suggerisce di introdurre un pass per sciatori che comprenda il costo di noleggio dell’attrezzatura necessaria, ad un prezzo speciale. E sottolinea che se l’obiettivo è quello di ridurre i costi e migliorare il marketing, deve continuare l’attuale tendenza che vede fusioni fra compagnie che lavorano nel settore degli impianti di risalita.

In definitiva, lancia Peter Bodenmann, i luoghi di villeggiatura dovrebbero assomigliare a «lussuose navi da crociera nelle Alpi». Ma «purtroppo non possiamo far scomparire le strutture esistenti e ripartire da zero. Anche se dal punto di vista economico sarebbe assolutamente sensato».

swissinfo, Dale Bechtel
(traduzione: Serena Tinari)

Rispetto a cinque anni fa, il popolo svizzero che scia è diminuito del cinque per cento.
Dal 1990, l’età media di uno sciatore è salita da 30 a 38 anni.
Numerose proposte sono in discussione fra gli addetti ai lavori per rendere lo sci di nuovo attraente per le giovani generazioni.

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