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La Svizzera ha votato: suspense sul futuro con l’UE

Gli scrutatori si sono messi immediatamente all'opera: si attende con ansia il responso delle urne Keystone

L'elettorato elvetico era chiamato alle urne questo fine settimana per esprimersi ancora una volta sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione europea. Gli uffici di voto si sono chiusi domenica a mezzogiorno e subito è iniziato lo spoglio delle schede. Si prevede un risultato serrato.

In gioco ci sono le relazioni con l’Unione europea. I cittadini svizzeri dovevano decidere votano se rinnovare l’accordo per la libera circolazione delle persone ed estenderlo a Romania e Bulgaria.

Sull’argomento, gli elettori si erano già espressi in passato, approvando l’accordo nel 2000 ed esprimendosi a favore della sua estensione ai nuovi paesi dell’Unione europea nel 2005.

Questa volta la campagna è apparsa però più dura del passato e il risultato si giocherà probabilmente sul filo di lana o comunque su pochi punti percentuali. Almeno così suggeriscono i sondaggi.

La campagna ha preso avvio già al momento della discussione del relativo decreto alle camere federali. La destra ha reagito con indignazione alla decisione del parlamento – contraria alle intenzioni del governo – di unire in un solo decreto le due questioni, proroga ed estensione.

La discussione sul decreto unico

La discussione si è concentrata, soprattutto all’inizio, su quel punto. Per la destra, l’unione delle due questioni impedirebbe ai votanti di esprimersi liberamente sull’estensione dell’accordo a Romania e Bulgaria.

In particolare l’Unione democratica di centro (UDC), che in passato si era espressa favore della libera circolazione e che solo con qualche esitazione ha deciso di sostenere il referendum in votazione l’8 febbraio, ha insistito su questo argomento. L’UDC si dice infatti contraria solo all’estensione a Romania e Bulgaria.

La maggioranza del parlamento ha ritenuto invece che le due domande non possano essere distinte, perché l’Unione europea in ogni modo non accetterebbe che due dei suoi stati membri siano discriminati rispetto agli altri.

L’economia e i corvi

Nel corso della campagna, anche altri argomenti sono venuti in primo piano. Da parte dei fautori della libera circolazione delle persone si è messo l’accento in particolare sull’importanza economica dell’accordo e sulle misure di accompagnamento volte a evitare fenomeni di dumping salariale.

Il fronte del no ha invece insistito sui pericoli di una presunta immigrazione incontrollata per lo stato sociale elvetico e per la sicurezza del paese. Questo diffuso senso di minaccia è stato riassunto nell’immagine dei corvi che si avventano sulla Svizzera, apparsa nei manifesti della campagna per il no.

Pur non raggiungendo i livelli di provocazione toccato dalla destra nazional-conservatrice in altre campagne di voto, il manifesto con i corvi ha dimostrato una volta di più la capacità dell’UDC di occupare il terreno sul piano dell’immagine, costringendo gli avversari a reagire alle sue provocazioni.

Nel corso della campagna sono stati sollevati anche argomenti contrari all’intero accordo sulla libera circolazione delle persone, a riprova del fatto che per una parte del fronte del no il problema non è rappresentato solo dalla Romania e dalla Bulgaria, ma dall’idea stessa di un apertura del mercato del lavoro ai cittadini di altri paesi.

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Che succederà all’indomani della votazione?

Una questione che ha fatto molto discutere è stata inoltre quella delle conseguenze di un’eventuale maggioranza contraria al decreto. Per i fautori della libera circolazione è chiaro che un no alle urne non solo metterebbe fine all’accordo sulla libera circolazione, ma farebbe scattare irrimediabilmente la clausola ghigliottina, facendo crollare l’intero impianto dei bilaterali I.

Il fronte del no afferma invece che la clausola ghigliottina scatterebbe solo se uno dei due partner abrogasse esplicitamente l’accordo. Non avendo i due partner interesse a che questo accada, rimarrebbe lo spazio – secondo i sostenitori del no – per rinegoziare l’estensione della libera circolazione delle persone alla Romania e alla Bulgaria.

L’argomento si basa sul fatto che secondo la lettera dell’accordo, la clausola ghigliottina scatta sei mesi dopo la notifica del mancato rinnovo dell’accordo. E la notifica dovrebbe avvenire «prima che scada il periodo iniziale» dell’accordo, vale a dire entro la fine di maggio, altrimenti l’accordo sarebbe tacitamente prorogato.

Appare però inverosimile che il governo ignori semplicemente il responso delle urne e non comunichi l’esito della votazione a Bruxelles. A livello politico del resto, un no aprirebbe una fase di incertezza nelle relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea.

swissinfo, Andrea Tognina

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L’accordo concede ai cittadini elvetici ed europei il diritto di scegliere il paese in cui soggiornare e lavorare.

La libera circolazione non è incondizionata. Per ottenere un permesso di soggiorno occorre essere in possesso di un contratto di lavoro, dimostrare di esercitare un’attività indipendente oppure disporre di mezzi finanziari sufficienti e di un’assicurazione malattie.

Per evitare fenomeni di dumping salariale e sociale, la Confederazione ha introdotto delle misure di accompagnamento. In caso di abuso salariale reiterato possono essere adottate misure che garantiscono condizioni salariali minime obbligatorie.

L’estensione della libera circolazione alla Bulgaria e alla Romania avverrà gradualmente. Durante un periodo di sette anni l’immigrazione da questi paesi sarà sottoposta a diverse restrizioni: contingenti, priorità alla manodopera indigena, controllo preventivo delle condizioni salariali e lavorative

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