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Batticuore per i caccia, salario minimo verso batosta

Aerei da combattimento, salario minimo, divieto perpetuo per i pedofili di lavorare a contatto con bambini e cure mediche di base: i temi in votazione il 18 maggio mobilitano gli svizzeri Keystone

Fa trepidare l’esercito il voto tenutosi domenica in Svizzera: in gioco c’è l’acquisto di nuovi caccia, che potrebbe decidersi sul filo di lana. Al vaglio dell’elettorato c'erano inoltre l’introduzione del salario minimo legale, la promozione della medicina di famiglia e un’iniziativa sui pedofili.

Tutti quattro i temi sono importanti e hanno mobilitato, ma è essenzialmente sugli aviogetti militari e sull’introduzione di un salario minimo a livello nazionale che c’è stata un’agguerrita campagna per il voto. E mentre è in corso lo spoglio dei voti rimane praticamente solo una grande incognita: il verdetto che uscirà dalle urne sugli aerei da combattimento Gripen.

Al giudizio del popolo e dei cantoni era sottoposta una legge per istituire un fondo destinato all’acquisto di 22 Gripen. I costi preventivati di 3,126 miliardi di franchi sarebbero spalmati sull’arco di undici anni.

Gli aviogetti della svedese Saab, attualmente ancora in fase di sviluppo, sostituirebbero la vecchia flotta di 54 Tiger F-5, che saranno messi fuori servizio entro il 2016, poiché considerati obsoleti. I Gripen dovrebbero contribuire alla protezione dello spazio aereo elvetico fino al 2050.

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Questo contenuto è stato pubblicato al L’elettorato svizzero ogni anno è chiamato alle urne diverse volte per esercitare i diritti popolari. Nel sistema di democrazia diretta, oltre che per le elezioni, i cittadini votano su temi di carattere locale, cantonale o nazionale, tramite iniziative e referendum.

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Decollo o schianto?

Approvato dal governo e dalla maggioranza del parlamento, il piano d’acquisto ha dovuto fare i conti con l’opposizione della sinistra rosso-verde e dei Verdi liberali, nonché del Gruppo per una Svizzera senza esercito, che hanno impugnato il referendum e raccolto le firme necessarie per sottoporre la legge al voto popolare.

I contestatori della spesa miliardaria giudicano che i Gripen siano inutili per la sicurezza del Paese . Ritengono inoltre l’acquisto di un aereo che esiste ancora solo sulla carta, per il quale la Confederazione dovrebbe versare un anticipo del 40%, comporta un rischio eccessivo a carico dei contribuenti svizzeri. A loro avviso, attualmente sarebbe più saggio utilizzare quei soldi per la formazione, l’assicurazione vecchiaia o la svolta energetica: settori sottoposti a risparmi per mancanza di fondi.

Per i sostenitori dell’acquisto, invece, senza i nuovi caccia, la sicurezza dello spazio aereo elvetico non sarebbe più garantita. Dopo il “pensionamento” dei vecchi Tiger F-5, le Forze aeree svizzere disporrebbero di 32 F/A-18: una flotta insufficiente per assicurare un controllo permanente che vada oltre le due settimane, afferma il governo federale, il quale ritiene il Gripen “una buona soluzione dal punto di vista militare e tecnico”.

Nei sondaggi a due settimane dal voto prevalevano gli oppositori, ma la battaglia era ancora lungi dall’essere decisa. Nell’indagine demoscopica condotta dall’istituto gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione SSR, i no si attestavano al 51%, contro il 44% di sì. Tuttavia, in ognuno dei due campi, il 12% si dichiarava solo tendenzialmente pro o contro. Costoro aggiunti al 5% di intervistati ancora indecisi formavano dunque una proporzione del 29% di incerti che può far pendere l’ago della bilancia sia da una parte che dall’altra.

Nulla da fare per il salario minimo

Inesorabilmente segnato appare invece il destino dell’iniziativa “Per la protezione di salari equi. (Iniziativa sui salari minimi)”. Il testo che chiede d’introdurre uno stipendio minimo legale di 22 franchi all’ora in tutta la Svizzera, nell’ultimo sondaggio del gfs.bern risultava seccamente bocciato, con il 64% di no, il 30% di sì e il 6% d’indecisi.

Lanciata dall’Unione sindacale svizzera con l’obiettivo di ridurre la povertà e combattere il dumping salariale, l’iniziativa è sostenuta dalla sinistra e combattuta dagli altri partiti e dal padronato. In Svizzera circa un dipendente su dieci attualmente ha una paga inferiore a quella prevista dall’iniziativa, che equivarrebbe a 4’000 franchi lordi mensili per una settimana lavorativa di 42 ore.

In Vallese, l’elettorato non si pronunciava soltanto sull’iniziativa federale per introdurre un salario minimo legale, ma anche su una proposta simile a livello cantonale. In questo caso si tratterebbe di introdurre un minimo legale di 3’500 franchi per 13 mensilità all’anno, che corrisponderebbe quindi a 3’791 franchi al mese. Eccezioni sarebbero possibili per i settori in difficoltà economiche in cui vige un contratto collettivo di lavoro – per esempio l’agricoltura –, dove potrebbe essere negoziata una retribuzione minima inferiore.

In passato quattro iniziative cantonali per l’introduzione del salario minimo legale sono state sottoposte al voto popolare: nei cantoni di Vaud e Ginevra sono state bocciate, mentre a Neuchâtel e nel Giura sono state approvate. Un’altra iniziativa è pendente in Ticino.

Sotto questa soglia si colloca la fascia degli stipendi bassi. Circa i due terzi delle persone che ne fanno parte sono donne. I rami economici con le più grandi proporzioni di bassi salari sono i servizi personali (parrucchieri, estetisti, lavanderie), l’industria dell’abbigliamento, l’economia domestica, i servizi di pulizia, albergheria, ristorazione e agricoltura.

Per i sostenitori, l’iniziativa permetterebbe di vivere dignitosamente del proprio lavoro a tempo pieno alle oltre 300mila persone che attualmente si situano nella fascia dei bassi stipendi. Inoltre il minimo legale metterebbe fine alla pressione sui salari con l’importazione di manodopera estera a basso costo e alle disparità rimunerative tra donne e uomini, sostengono i sindacati e i partiti di sinistra.

Datori di lavoro e partiti di centro e di destra, invece, paventano licenziamenti di personale o persino la chiusura totale da parte di molte aziende che non potrebbero permettersi di versare tale stipendio. Gli avversari dell’iniziativa denunciano quello che sarebbe il “salario minimo da record mondiale” e che costituirebbe “un dettame dello Stato nell’economia privata”. A loro avviso, il sistema di libero mercato, con negoziati salariali settoriali e regionali, su base volontaria, tra i partner sociali è la chiave del successo dell’economia elvetica e va dunque preservato.

Buone prospettive per l’iniziativa sui pedofili

Le probabilità di approvazione sono elevate per il tema più emozionale in votazione questo week-end: l’iniziativa “Affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli”. Pur avendo perso 15 punti rispetto a un mese prima, i fautori nell’ultimo sondaggio del gfs.bern erano infatti ancora saldamente in vantaggio con il 59%. A meno di una sorpresa, domenica non si dovrebbe registrare un ribaltamento della situazione.

Oltre che sui quattro oggetti a livello federale, in 15 cantoni l’elettorato era chiamato a pronunciarsi su una serie di proposte di carattere regionale. Tra queste, diverse riguardano il futuro energetico.

Nel canton Berna, si è votato su un’iniziativa popolare che chiedeva lo spegnimento immediato della centrale nucleare di Mühleberg. In attività dal 1972, il reattore di Mühleberg è controllato dall’azienda elettrica bernese BKW, che ha annunciato l’intenzione di fermarlo nel 2019. I promotori dell’iniziativa ritengono che non si tratti di una decisione vincolante e temono che il vecchio reattore possa rimanere ancora in attività per anni. I responsabili della BKW ribattono che un arresto immediato porterà a richieste di risarcimento da parte degli azionisti che potrebbero costare mezzo miliardo di franchi ai contribuenti.

Nel canton San Gallo l’elettorato si è espresso su un’iniziativa del Partito socialista e su un controprogetto che riguarda il sostegno finanziario alle energie rinnovabili. Il testo chiedeva al Cantone di stanziare 50 milioni di franchi ogni anno per realizzare gli obiettivi di un programma energetico. La variante del governo e del parlamento prevedeva invece uno stanziamento annuo di 5,4 milioni di franchi.

A Soletta i votanti erano chiamati a decidere se ancorare nella Costituzione cantonale il principio del sostegno alle energie rinnovabili.

A Sciaffusa era in votazione una revisione di legge che vuole permettere studi sull’innalzamento del livello del Reno allo scopo di aumentare la produzione di energia idroelettrica, in relazione ai progetti di abbandono del nucleare e di svolta energetica. La proposta era combattuta da Partito socialista e associazioni dei pescatori e di protezione della natura, preoccupati in particolare per il futuro delle Cascate del Reno.

A Neuchâtel si decide sul futuro dell’energia eolica. Un’iniziativa, sostenuta dalla stragrande maggioranza delle associazioni di protezione della natura e del paesaggio, chiede che la costruzione di ogni singolo impianto sia sottoposta all’approvazione popolare, mentre il controprogetto delle autorità limita a cinque i luoghi nei quali potranno essere erette le aste eoliche, per un massimo di 59 unità.

(Fonte: Ats)

Promosso dall’associazione Marche blanche, che si batte per la protezione dell’infanzia e contro la pedocriminalità, il testo prevede il divieto perpetuo di esercitare attività a contatto con minorenni o persone dipendenti per chi è stato condannato per reati sessuali su fanciulli o su persone inette a resistere. L’argomento è che il rischio di recidiva dei pedofili è elevato e che dunque occorra proteggere preventivamente i bambini, i cui interessi devono prevalere su quelli dei criminali condannati. Per gli oppositori, invece, il testo è inaccettabile perché violerebbe il principio della proporzionalità, che è fondamentale in uno Stato di diritto.

Tra i partiti a livello nazionale, solo l’Unione democratica di centro (UDC) e i borghesi democratici hanno sostenuto l’iniziativa, mentre tutti gli altri raccomandavano di respingerla. Tuttavia sia i popolari democratici sia i liberali radicali erano molto divisi: vari parlamentari, come anche diverse sezioni cantonali erano favorevoli all’iniziativa.

Forte sostegno alla medicina di famiglia

Nessuna ombra di dubbio, infine, sulle sorti positive che si delineano per l’articolo costituzionale che sancisce il diritto di accedere a cure mediche di base per tutti in tutta la Svizzera e la promozione della medicina di famiglia. Nell’ultimo sondaggio, il testo raccoglieva il 71% di consensi, contro solo il 10% di opposizioni e il 19% di incerti. Perfino in seno all’elettorato dell’UDC, ossia l’unico partito contrario al nuovo articolo costituzionale, il 70% si è dichiarato per il sì.

L’importanza dei temi in votazione ha incentivato l’affluenza alle urne. La partecipazione dovrebbe superare la soglia del 50%, secondo i sondaggi. Un tasso più elevato della media degli ultimi vent’anni, che si situa al 45%.

Soltanto la legge sul fondo Gripen per essere accettata necessita della maggioranza semplice dei votanti. Per gli altri tre oggetti occorre anche la maggioranza dei cantoni, poiché comportano modifiche costituzionali.

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