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La Svizzera in Bhutan, una storia di successo

Festeggiamenti a Thimpu per la giornata nazionale del Bhutan. (Werner Külling)

La Svizzera è tra le nazioni che hanno fornito l'aiuto maggiore al Bhutan. In futuro, lo Stato himalayano non sarà però più sulla lista dei paesi prioritari della cooperazione svizzera. Intervista a Werner Külling, ex responsabile sul posto di Helvetas.

Werner Külling, ex segretario generale di Helvetas, ha trascorso tre anni in Bhutan, dal 2006 al 2008.

Tra le vette dell’Himalaya ha apprezzato la stabilità del paese e la cordialità dei suoi abitanti.

swissinfo.ch: Il Bhutan è descritto come “la Svizzera dell’Himalaya”. A parte le montagne, cosa abbiamo in comune?

Werner Külling: Si tratta di due paesi montani che puntano molto sull’agricoltura; entrambi sono politicamente neutrali e praticano forme di democrazia diretta. Sia in Svizzera che in Bhutan la popolazione è poi costituita da diverse lingue e culture.

La Svizzera gode di un’immagine molto positiva in Asia, in particolare nello Stato himalayano. È vista come un esempio da seguire.

swissinfo.ch: La Svizzera è stata tra i paesi più attivi in Bhutan. Per quale ragione?

W. K.: L’inizio della cooperazione svizzera in Bhutan è da ricollegare all’amicizia personale tra il terzo re del Bhutan, Jigme Dorji Wangchuck, e Fritz von Schulthess, imprenditore e uomo d’affari di Zurigo.

Schulthess ha creato la Fondazione pro Bhutan, la quale ha lanciato i primi progetti di sviluppo nel paese. Nel 1975, la fondazione è stata ripresa da Helvetas, che aveva già acquisito parecchia esperienza in Nepal.

Se tralasciamo per un attimo l’India, che ha sempre intrattenuto una relazione particolare con il Bhutan, possiamo affermare che Helvetas (e in seguito la Direzione per lo sviluppo e la cooperazione DSC) e la Svizzera sono state rispettivamente la prima organizzazione e il primo paese a cooperare con il Bhutan dopo l’apertura del regno.

La Confederazione è stata inoltre il principale paese donatore, offrendo in particolare aiuti finanziari e cooperazione tecnica.

swissinfo.ch: Quale progetto di cooperazione ha avuto l’impatto maggiore sulla popolazione e sullo sviluppo del Bhutan?

W. K.: Helvetas e la Svizzera sono state molto attive in diversi settori: agricoltura, industria forestale, economia casearia, ambiente, infrastrutture nelle regioni rurali (ponti sospesi e strade agricole), cultura, educazione e formazione professionale. Tutti questi progetti, assieme a quelli in favore della democratizzazione e della decentralizzazione, hanno avuto un grande impatto.

L’agricoltura e la silvicoltura, ovvero lo sviluppo e la gestione sostenibile delle risorse naturali, hanno sempre avuto un’enorme importanza in Bhutan, dove i due terzi della popolazione lavora e vive grazie al settore agricolo.

swissinfo.ch: Il Bhutan ha organizzato nel 2008 le sue prime elezioni. Quale ruolo ha svolto la cooperazione svizzera in questa transizione?

W. K.: Per quasi un secolo (1907 – 2006) il Bhutan è stato una monarchia assoluta: il paese è stato governato dai quattro re della dinastia Wangchuck in modo lungimirante ed esemplare. Volevano realmente sostenere la popolazione bhutanese e conservare la cultura tradizionale, la religione buddista e garantire una politica di pace e uno sviluppo di piccoli passi, adattato al paese e alla sua gente.

Nel dicembre 2005, il quarto re, Jigme Singye Wangchuck, ha annunciato ad un popolo bhutanese in lacrime e sotto shock che voleva ritirarsi dal trono. Voleva creare una monarchia costituzionale con il suo primogenito, il principe ereditario Jigme Khesar Namgyel Wangchuck. Nel 2008 si sono così svolte le prime elezioni democratiche ed è stata introdotta la prima costituzione.

Il ruolo della cooperazione svizzera, e soprattutto di Helvetas, in questo processo di transizione è stato indiretto, attraverso i progetti. I bhutanesi studiavano da tempo il sistema federalista, politico e amministrativo della democrazia diretta della Svizzera. Inoltre, sono state organizzate diverse missioni con conferenze e atelier di lavoro animati da esperti elvetici. Alcuni bhutanesi sono anche venuti in Svizzera per studiare il nostro sistema.

swissinfo.ch: La DSC ha deciso di togliere il Bhutan dalla lista dei paesi prioritari. Quali saranno le ripercussioni concrete per lo Stato himalayano?

W. K.: Personalmente, sono molto rammaricato per questa decisione della DSC, che peraltro non capisco. La cooperazione Svizzera-Bhutan è in effetti una vera e propria “succes story”.

Il Bhutan è probabilmente diventato “troppo ricco” in poco tempo: si è quindi deciso di ridurre il volume della cooperazione svizzera, principalmente nei settori tradizionali.

C’è però ancora molto da fare, soprattutto nell’ambito della governanza, della formazione professionale e dell’educazione in generale.

swissinfo.ch: Il Bhutan ha vissuto nell’isolamento per lungo tempo (la televisione è ad esempio arrivata solamente negli anni ’90). Quali sono gli aspetti della società che l’hanno colpita o affascinata maggiormente?

W. K.: Ho visitato per la prima volta il Bhutan nel 1979. A quell’epoca la capitale Thimphu aveva 20’000 abitanti. Oggi ne ha 80-90’000.

Quando ero coordinatore sul posto di Helvetas e della DSC ho potuto seguire da vicino lo sviluppo del paese, in particolare la fase dei grandi cambiamenti politici. Dalla sua apertura negli anni ’50-’60, il Bhutan ha fatto enormi progressi.

Ho apprezzato la stabilità del paese e l’impressionante leadership del quarto re, diventato poi un buon amico. La cultura, la religione e lo stile di vita di questa popolazione incantevole e onesta sono affascinanti. In Bhutan si possono fare degli amici, dei veri amici! La Svizzera potrebbe imparare molto da questo piccolo Stato montano.

Intervista di Luigi Jorio, swissinfo.ch

È un piccolo Stato himalayano (38’000 km2) confinante con Cina e India.

La popolazione (697’000 persone, secondo le stime 2009 dell’ONU) è composta da bhutanesi (maggioranza), nepalesi, tibetani, indiani e birmani; la lingua ufficiale è lo dzongkha.

Dal 1907 è retto dai re della dinastia Wangchuck; l’attuale re, il quinto, è Jigme Khesar Namgyel Wangchuck.

Indipendente dal 1949, il Bhutan è passato nell’ultimo decennio dalla monarchia assoluta a quella costituzionale.

A fine 2007 e nel 2008 sono state organizzate le prime elezioni legislative per eleggere i rappresentanti delle due camere del parlamento.

Fino agli anni ’60 del secolo scorso, il Bhutan non disponeva né di strade né di collegamenti telefonici. Nonostante la modernizzazione degli ultimi anni, lo Stato himalayano rimane rurale e relativamente isolato.

L’economia si basa sull’agricoltura, lo sfruttamento delle foreste, il turismo (seppur limitato) e sulla vendita di energia idroelettrica all’India.

Tra le curiosità bhutanesi vi è la Felicità nazionale lorda: l’indicatore, che si affianca al tradizionale Prodotto interno lordo, è stato introdotto a metà degli anni ’80 dall’ex re Jigme Singye per misurare il benessere della popolazione.

Nasce nel 1942 a Wilchingen, nel canton Sciaffusa.

Nel 1965 inizia a collaborare con Helvetas; nel 1971 è nominato segretario generale dell’organizzazione, funzione che mantiene fino al 2005.

Risiede in Bhutan dal 2006 al 2008, dove è responsabile dei progetti e dei programmi della cooperazione svizzera. Nello Stato himalayano svolge anche funzioni consolari per conto dell’ambasciata svizzera a Nuova Delhi.

Attualmente offre la sua consulenza nel campo della politica internazionale di sviluppo, della cooperazione e dell’aiuto umanitario.

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