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La Svizzera piace all’industria della sicurezza

Protezione, difesa, servizi militari privati: il business legato alla privatizzazione della sicurezza è in crescita. Keystone

La neutralità del nostro Paese attrae servizi di sicurezza e società militari private che scelgono la Confederazione per la sua buona immagine.

Questi motivi sono del resto all’origine della creazione, nella primavera del 2005 a Chiasso, di una società che intende avviare un’attività in questo campo.

E’ quanto conferma Luigi Barattolo, amministratore unico della società “Ronin Security”. “La scelta della Svizzera e di Chiasso – spiega a swissinfo – è legata proprio ad una questione di immagine”.

“La Svizzera è un ottimo biglietto da visita come Confederazione e come paese neutrale, con una determinata sicurezza nazionale. Per questioni di lingua è stato naturalmente privielgiato il Ticino”.

Consapevole della probabile diffusione su suolo elvetico di simili società – peraltro potenzialmente problematiche – il Consiglio federale intende molto presto colmare le attuali lacune a livello legislativo.

La società di Chiasso, che intende operare prevalentemente all’estero in paesi come l’Iraq e il Kuweit, è per ora in una fase di avviamento. “Ma non si tratta – ci tiene a precisare l’amministratore – di un’agenzia di mercenari”.

Il quadro giuridico del Ticino

“Al momento il carattere della società – conferma a swissinfo il capo dell’Ufficio cantonale dei permessi Claudio Portavecchia – è prettamente amministrativo”. E’ quindi prematuro parlare, in questa fase, di permessi o di autorizzazioni.”

“Accertato che le attività previste non sono regolamentate a livello federale e che pertanto i cantoni hanno facoltà di legiferare autonomamente – spiega l’alto funzionario – in Ticino viene applicata in questo caso la legge sulle attività private di investigazione e di sorveglianza dell’8 novembre 1976”.

In altri cantoni, specialmente nella Svizzera tedesca, le basi legali non sono tuttavia così esplicite. “Nella Svizzera francese – annota Portavecchia – i cantoni sono legati tra loro da un Concordato, le cui caratteristiche sono analoghe alle regole ticinesi. Un fatto che permette a Ticino e Romandia il riconoscimento reciproco dei permessi”.

Berna non starà a guardare

Di fronte ad una situazione che presenta delle lacune legislative, il Consiglio federale non intende stare però con le mani in mano. E nel suo recente rapporto sulle “società di sicurezza e sulle società militari private”, ha chiaramente messo in evidenza la volontà di regolamentare il settore.

“Il Consiglio federale – conferma a swissinfo Marc Schinzel, alto funzionario dell’Ufficio federale di giustizia – non intende vietare attività di questo tipo”.

“Anche perché la possibilità di ricorrere a società private che garantiscono protezione alle ambasciate svizzere o ad aziende svizzere all’estero, è un’opzione interessante e praticata”.

Ma è ovvio che occorre mettere ordine. “Proprio perché queste società scelgono spesso la Svizzera per il suo buon nome e per la sua neutralità – sottolinea Schinzel – lo Stato ha il dovere di esercitare un controllo”.

“Tanto più che la Svizzera è anche depositaria delle Convenzioni di Ginevra e che fa del diritto umanitario, e della propria tradizione umanitaria, uno dei suoi fiori all’occhiello”.

“Spesso la formazione del personale delle società private è molto carente dal profilo della conoscenza dei diritti umanitari e del diritto internazionale. Siccome questi gruppi operano prevalentemente all’estero – conclude Schinzel – l’esigenza di un controllo rigoroso diventa ormai irrinunciabile”. Insomma non c’è spazio per le ambiguità.

E prevedendo la diffusione di questo genere di attività, il Consiglio federale sta attualmente vagliando la possibilità di creare un registro su scala nazionale per avere maggiore controllo e migliori garanzie. Per il buon nome della Svizzera.

swissinfo, Françoise Gehring, Chiasso

Nel 2003 in Iraq si contavano più di 20 mila militari privati
Si calcola che varie centinaia di società operanti in oltre 100 paesi producano ormai un giro d’affari annuale di oltre 100 miliardi

Eserciti privati, mercenari, compagnie di difesa, consulenti privati della sicurezza sono sempre più presenti ed attivi in un panorama internazionale che fatica a riconoscerne l’esistenza ed a inquadrarne le attività.

Il Consiglio federale, nel rapporto del 2 dicembre 2005, intende però mettere ordine: non vietando simili attività, ma regolamentandole in modo decisamente più chiaro.

I riflettori accesi sulla società “Ronin Security” di Chiasso, composta da ex militari e poliziotti, rimette al centro il tema.

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