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La Svizzera risale la scala della competitività

La Svizzera si misura di nuovo con i migliori. Lonza

La Svizzera è di nuovo fra i dieci paesi più competitivi al mondo. Rispetto al 2004, il paese è risalito dal 14° all'8° posto della classifica dell'istituto IMD.

Un «risultato notevole», che deve molto al dinamismo del settore internazionale dell’economia elvetica, mentre secondo l’IMD, le aziende attive sul mercato interno restano «deludenti».

La graduatoria è tuttora guidata dagli Stati Uniti, davanti a Hong Kong, Singapore, Islanda, Canada, Finlandia, Danimarca e Svizzera. Seguono Australia, Lussemburgo, Taiwan, Irlanda, Olanda, Svezia e Norvegia.

A parte gli USA, i «pesi massimi» dell’economia mondiale occupano posizioni meno prestigiose: Giappone (21), Gran Bretagna (22), Germania (23), Francia (30), Cina (31), Spagna (38), India (39), Sudafrica (46), Turchia (48), Brasile (51), Italia (53) e Russia (54).

Svizzera ridesta

Nella edizione del 2004 la Confederazione aveva perso cinque posizioni. L’Institute for Management Development (IMD), di Losanna, aveva allora ritenuto che il paese riposava sugli allori del passato. Dopo dodici mesi, il discorso è cambiato grazie al vigore delle esportazioni.

Stando a Stéphane Garelli, direttore dell’IMD, «la Svizzera è salvata dalla sua economia internazionale». Garelli ha affermato che «l’aggressività delle imprese sui mercati esteri è aumentata» e ha aggiunto che le ristrutturazioni stanno dando i loro frutti.

I cinque maggiori gruppi del Paese hanno realizzato complessivamente utili di oltre 32 miliardi di franchi, più del 7% del Prodotto interno lordo (Pil) della Svizzera. Il dinamismo è confortato anche dai risultati delle piccole e medie imprese (PMI) sui mercati esteri, in contrasto con l’andamento piuttosto fiacco dei consumi interni.

Investimenti all’estero

La rinnovata competitività svizzera emerge anche dagli investimenti elvetici al di fuori dei confini nazionali: 28 miliardi di franchi nel 2004, una cifra che colloca il paese al quarto posto a livello mondiale. «In totale, la Svizzera possiede circa 510 miliardi di franchi investiti all’estero… quasi quanto il Giappone!», aggiunge Garelli.

D’altro canto la Svizzera ha attirato nel 2004 oltre 14 milioni di franchi in investimenti dall’estero, piazzandosi in 14esima posizione appena davanti alla Russia e alla Spagna.

La risalita della Svizzera è il cambiamento di maggiore portata nella classifica dell’istituto, ha osservato Garelli. L’evoluzione evidenzia che l’alto livello dei prezzi e dei costi della manodopera non rappresentano un grosso ostacolo, secondo il direttore dell’IMD. «Gli investitori si interessano alla sicurezza. Si tratta di un nuovo parametro negli investimenti internazionali».

Crescita lenta sul mercato interno

Più in dettaglio la Svizzera occupa il 13° posto dal profilo delle competenze dei lavoratori, il terzo per quanto riguarda la motivazione del personale, il quarto tenuto conto della sicurezza e per la qualità della vita. E l’immagine del paese è risalita all’11° posto.

La Svizzera esce vincente grazie alle sue attività internazionali, mentre il rilancio dell’economia interna va a rilento. I consumi sono aumentati solo dell’1,07% l’anno scorso, il che relega il paese al 51° posto a livello mondiale.

La crescita del PIL è stata dell’1,9%. «Delle 60 economie analizzate nel rapporto 2005, 40 sono cresciute con tassi superiori al 3% nel 2004», nota Garelli. A suo avviso, la crescita non è sufficiente per un paese come la Svizzera, in cui le spesse sociali sono in continua crescita.

Il quadro è anche oscurato dalle politiche di bilancio restrittive (43° rango con un aumento delle spese dello 0,66%). Anche gli investimenti non brillano (46° posto con un +2,26%). Discorso diverso invece per le spese della salute (secondo posto a livello mondiale).

Semplificare le leggi

Quanto alle ricette per migliorare ancora la posizione della Svizzera, Garelli consiglia di semplificare la legislazione. «Chiederei al parlamento di non produrre nuove leggi prima di aver semplificato quelle esistenti».

Un altro problema è che molte compagnie preferiscono ottenere vantaggi immediati trasferendo all’estero alcune attività, piuttosto che affrontare «lunghe, difficili e costose riforme» in Svizzera.

«Così non solo si perdono posti di lavoro, ma anche la capacità di adattamento dell’economia nazionale risulta indebolita», osserva Garelli.

Gli ambienti economici suggeriscono spesso che la politica fiscale potrebbe essere una delle chiavi per riavviare il motore della crescita in Svizzera. Ma gli esperti dell’IMD non ne sono così convinti, anche se ammettono l’esistenza di un legame tra tasse e crescita.

«Il livello delle tasse può influenzare ll’attività economica ma non può sostituire la competitività», ammonisce Garelli. Lo studio mostra che i veri motori della competitività rimangono la scienza, la tecnologia, il management, la finanza, la logistica, l’efficienza dei costi e la formazione.

swissinfo e agenzie

Ai primi dieci posti della classifica si trovano gli Stati Uniti. Hong Kong, Singapore, Islanda, Canada, Finlandia, Danimarca, Svizzera (14esima nel 2004), Australia e Lussemburgo.
L’Atlante delle competitività mondiale analizza l’economia di 60 paesi, sulla base di un catalogo di 314 criteri.

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