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La Svizzera vota guardando ad est

RDB

Dopo il voto su Schengen a giugno, il 25 settembre i cittadini svizzeri dovranno di nuovo esprimersi su un tema di portata europea.

Si vota infatti sull’estensione della libera circolazione delle persone ai dieci paesi che sono entrati a fare parte dell’Unione europea il 1° maggio del 2004.

I cittadini elvetici dovranno decidere, in altre parole, se aprire gradualmente il mercato del lavoro svizzero ai cittadini dei paesi baltici, della Polonia, dell’Ungheria, della Repubblica ceca, della Slovacchia, della Slovenia, di Malta e di Cipro.

Un passo oltre i bilaterali I

L’estensione è in qualche modo una conseguenza dei primi accordi bilaterali tra Svizzera e Unione europea, approvati dal popolo nel 2000, che comprendevano la libera circolazione delle persone con l’Europa dei quindici.

In seguito all’allargamento dell’UE, sei dei sette accordi bilaterali sono stati estesi automaticamente ai nuovi paesi membri. Non così l’accordo sulla libera circolazione, che non prevede un tale automatismo.

Svizzera e Unione europea hanno quindi negoziato un protocollo addizionale. Il parlamento svizzero lo ha approvato, a larga maggioranza, nel dicembre del 2004

I Democratici svizzeri – piccolo partito della destra antieuropeista – hanno però lanciato con successo un referendum, raccogliendo oltre 93’000 firme. L’ultima parola spetterà perciò al popolo.

La situazione attuale

Con l’accordo sulla libera circolazione entrato in vigore nel giugno del 2002, è diventato più facile per i cittadini svizzeri vivere e lavorare nei quindici vecchi paesi dell’UE. Lo stesso vale per i cittadini di quei paesi che vogliono stabilirsi in Svizzera. A condizione di avere un posto di lavoro o sufficienti mezzi di sostentamento.

L’apertura del mercato del lavoro svizzero per i cittadini dell’Unione non è stata tuttavia immediata. Fino alla fine di maggio del 2004 la manodopera indigena aveva ancora la priorità su quella proveniente dall’Europa dei quindici.

Il numero di permessi di soggiorno concessi dalla Svizzera è inoltre sottoposto, fino al maggio del 2007, ad un sistema di contingenti.

Il protocollo aggiuntivo

Se il 25 settembre l’estensione sarà approvata, l’accesso al mercato del lavoro svizzero non sarà immediato per i cittadini dei dieci nuovi paesi dell’UE.

Nei loro confronti – ad eccezione di Cipro e Malta – la priorità data alla manodopera indigena e il contingentamento dei permessi di soggiorno rimarranno in vigore fino al 2011.

Il parlamento elvetico si pronuncerà di nuovo sull’accordo sulla libera circolazione delle persone nel 2009, valutando a ragione veduta se confermarlo o revocarlo. La decisione del parlamento potrà essere oggetto di un referendum facoltativo.

Infine, se l’immigrazione dovesse risultare eccessiva, la Svizzera potrà ricorrere fino al 2014 ad una clausola di salvaguardia, che le permette di reintrodurre un sistema di contingenti. Senza distinzioni fra vecchi e nuovi stati dell’unione.

Misure di accompagnamento

Una prima serie di «misure d’accompagnamento» è entrata in vigore il 1° giugno del 2004, allo scadere della prima fase di apertura del mercato del lavoro elvetico ai cittadini dell’UE.

In particolare, se vengono riscontrati abusi ripetuti delle norme sul lavoro, i contratti collettivi di lavoro possono essere resi più facilmente obbligatori per un intero settore. Inoltre la Confederazione e i cantoni possono fissare dei salari minimi per quei settori che sono privi di contratto collettivo.

Per sorvegliare il mercato del lavoro, a livello federale e cantonale sono nate delle commissioni tripartite, in cui siedono i rappresentanti dei sindacati, del padronato e delle autorità politiche. Nei settori dove esiste un contratto collettivo, operano delle commissioni paritetiche sindacato-padronato.

Nuove misure di accompagnamento

Ora, in relazione al voto del 25 settembre, si parla di nuove misure d’accompagnamento.

I sindacati, preoccupati per i segnali di dumping salariale provenienti soprattutto dai cantoni di frontiera, hanno esercitato una forte pressione su governo e parlamento per ottenere una migliore protezione dei lavoratori, minacciando in caso contrario di ricorrere al referendum.

Nel dicembre del 2004 il parlamento è stato chiamato a votare su un unico pacchetto che comprendeva sia l’estensione, sia un miglioramento delle misure d’accompagnamento, e l’ha accettato, come detto, con una chiara maggioranza.

Le nuove misure, oltre a facilitare ulteriormente l’estensione dei contratti collettivi, prevedono la nomina di 150 nuovi ispettori incaricati di sorvegliare il mercato del lavoro. Inoltre sono previste sanzioni più severe contro le infrazioni.

swissinfo, Andrea Tognina

Per i fautori, l’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi paesi UE è un’opportunità impedibile per l’economia svizzera, tanto più che al momento i paesi dell’est sono in piena crescita.

Il loro timore è inoltre che un no induca l’UE a rimettere in questione la libera circolazione delle persone e quindi l’intero pacchetto degli accordi bilaterali I (in virtù della cosiddetta “clausola ghigliottina”, che lega tra loro tutti e sette gli accordi).

Per gli ambienti economici, una tale eventualità sarebbe una catastrofe. L’UE rappresenta il più importante partner economico della Svizzera.

Gli avversari dell’estensione non credono a questo scenario, perché ritengono che neppure l’UE abbia interesse a deteriorare i rapporti con la Svizzera.

A loro avviso, d’altro canto, l’estensione della libera circolazione delle persone provocherebbe l’arrivo in Svizzera di migliaia di lavoratori dall’est, con conseguente pressione sui salari e aumento della disoccupazione.

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