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Lavorare per integrarsi meglio

La Svizzera non riconosce molti diplomi conseguiti all'estero. Agli immigrati non resta quindi che svolgere lavori più umili Keystone

L'entrata nel mondo professionale è un passaggio essenziale dell'integrazione dei migranti nella società. Ma questo processo presenta numerose difficoltà.

L’Associazione svizzera per l’orientamento scolastico e professionale viene loro in aiuto con un DVD di consigli utili e di condivisione di esperienze personali.

Con un milione e mezzo di stranieri su una popolazione totale di sette milioni di abitanti, la Svizzera è uno dei paesi in Europa con il più alto tasso di persone residenti originarie di altri paesi.

Per valutare il loro grado d’integrazione, il ministro di giustizia e polizia, Christoph Blocher, ha ordinato all’Ufficio federale della migrazione (UFM) un rapporto sulla questione, i cui risultati sono stati pubblicati lo scorso mese di maggio. Pur tenendo conto dei numerosi sforzi compiuti volti a facilitare l’assimilazione dei migranti, l’analisi dell’UFM evidenzia che sussistono numerose lacune, soprattutto per quanto riguarda la loro integrazione professionale.

L’accesso a un’attività lucrativa – si legge nel documento – è una «condizione determinante per un’integrazione ben riuscita». Eppure, 80’000 stranieri sono disoccupati (il triplo rispetto agli svizzeri) e oltre 200’000 sono poveri o rischiano fortemente di diventarlo.

Freni all’integrazione

Le ragioni di questo scompenso sono molteplici e concernono tutte le fasce d’età. Fra i giovani ad esempio, si registra una mancanza preoccupante di posti di tirocinio.

«Non tutti i giovani immigrati, anche se cresciuti in Svizzera, sono bene integrati. Alcuni di loro, pur vivendo qui da anni, presentano problemi di lingua e cultura tali da non riuscire a trovare un lavoro, anche solo come apprendista», spiega Claudio Micheloni, presidente delle Colonie libere italiane in Svizzera e membro del Forum d’integrazione dei migranti e delle migranti elvetico (FIMM), il quale sottolinea tuttavia che le stesse difficoltà si riscontrano anche in altri paesi, ad esempio in Germania.

Non solo per gli stranieri che vogliono seguire una formazione in Svizzera ma anche per chi in Svizzera giunge con in tasca già in diploma, la strada è spesso in salita. I titoli di studio conseguiti in numerosi paesi infatti non sono riconosciuti e molti immigrati sono costretti ad accettare di esercitare una professione al di sotto delle loro capacità. «Capita soprattutto ai cittadini di paesi extraeuropei», fa notare Micheloni.

Se poi lo straniero presenta formazione e diplomi equipollenti a quelli di un cittadino elvetico, le sue possibilità di trovare lavoro sono comunque meno elevate rispetto a quest’ultimo. «Fra un cognome svizzero e uno a connotazione straniera, il datore di lavoro preferisce nella gran parte dei casi il primo, anche se i due dossier di candidatura sono altrettanto validi», afferma Micheloni riferendosi ai risultati di uno studio in tal senso condotto dal Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione dell’università di Neuchâtel.

Un DVD per l’integrazione

Per aiutare i migranti ad integrarsi nel mondo del lavoro, l’associazione svizzera per l’orientamento scolastico e professionale (ASOSP) ha elaborato il DVD «Vie del lavoro» («Voies du travail»). Un supporto volto non solo a fornire consigli pratici su come agire per lanciarsi con successo in un’attività professionale, ma anche a fare sentire lo straniero meno solo nel difficile processo d’integrazione.

«Attraverso una serie d’interviste che ripercorrono vittorie e sconfitte del percorso professionale di sei immigrati abbiamo voluto motivare tutti gli stranieri a tenere duro, a non darsi per vinti. Altri prima di loro hanno dovuto affrontare delle difficoltà ma grazie alla loro forza di volontà sono riusciti a superarle», afferma Chester Romanutti, responsabile delle edizioni dell’ASOSP.

Secondo Romanutti lo sforzo maggiore d’assimilazione è richiesto all’immigrato stesso, che in questo compito deve dare prova di particolare flessibilità, adattandosi ad usi e costumi diversi da quelli del suo paese d’origine.

Per l’etiope Adane Tadele ad esempio, arrivare in orario al lavoro non era inizialmente affatto un’evidenza. «In Svizzera devo essere puntuale. Meglio ancora se arrivo in anticipo. Da noi invece non è grave presentarsi al lavoro un po’ più tardi», afferma.

Célia Haldimann ha invece dovuto adeguarsi a svolgere una professione che nel suo paese non avrebbe mai esercitato, quella di aiuto domiciliare: «L’idea di un simile lavoro non mi ha mai sfiorata. Da noi in Brasile non facciamo ricorso a terze persone per occuparci dei nostri cari. Ci pensano i famigliari».

Sforzo comune

Per Claudio Micheloni tuttavia, lo sforzo d’integrazione non deve essere fatto solo dagli immigrati stessi. Anche e soprattutto le autorità, i politici e il popolo elvetico devono partecipare a questo processo.

«Quel che sta succedendo in Svizzera con le nuove leggi sull’asilo e sugli stranieri, parecchio severe nei confronti degli immigrati, non aiuta certo alla loro integrazione», sostiene il membro del FIMM, «mi auguro che il prossimo 24 settembre, quando si voterà su questi due temi, i cittadini elvetici sappiano invertire questa tendenza restrittiva e riconoscano così il valore aggiunto prodotto dagli stranieri, tanto a livello economico che culturale», conclude.

swissinfo, Anna Passera

In Svizzera risiedono ca. 1,5 milioni di stranieri (pari al 20% della popolazione totale).
Più di una persona su quattro attiva sul mercato del lavoro elvetico è straniera.
Nel settore alberghiero gli stranieri effettuano la metà delle ore totali, mentre in quello dell’industria e delle costruzioni ne effettuano 1/3.
L’8,9% degli stranieri sono disoccupati, vale a dire quasi il triplo rispetto ai cittadini svizzeri (3,3%).

«Le vie del lavoro» («Voies du travail») è un supporto all’integrazione dei migranti e delle migranti dai 18 ai 40 anni che desiderano esercitare un’attività professionale in Svizzera.

Si rivolge anche a chi aiuta i migranti ad integrarsi (tutori, orientatori professionali, specialisti dell’integrazione, insegnanti).

Il progetto comprende un DVD con un filmato principale della durata di 45 minuti su alcuni casi concreti di integrazione professionale, oltre a degli estratti d’interviste, materiale d’accompagnamento e un apposito sito internet.

È disponibile in francese o in tedesco.

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