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Lavoratori svizzeri in Lombardia, una rarità

Il numero di svizzeri che si recano in Italia per lavoro è inferiore rispetto a quello dei frontalieri italiani. Gabriele Putzu

Alle porte del Ticino si trova una delle regioni economicamente più dinamiche d'Europa, la Lombardia, che in teoria costituisce un interessante mercato lavorativo per giovani svizzeri.

La grande differenza a livello salariale favorisce tuttavia maggiormente la migrazione da sud verso nord.

Viaggiando verso sud, dopo aver oltrepassato la dogana tra Svizzera e Italia, ci si trova in Lombardia: la regione della Penisola che presenta la maggiore concentrazione di persone, di attività e di ricchezza.

Uno spazio dove si trovano molte aziende e in cui, di conseguenza, le opportunità d’impiego potrebbero essere numerose e interessanti per chi proviene dalla Confederazione. Ci si potrebbe quindi immaginare un nutrito flusso di frontalieri che dal piccolo cantone Ticino si dirigono quotidianamente verso Como, Milano, Varese e dintorni.

La realtà, però, è ben diversa: oltre 40’000 italiani varcano quotidianamente il confine diretti a nord, per lavorare nelle ditte ticinesi. I professionisti che percorrono il tragitto in senso inverso sono invece soltanto poche centinaia. Il motivo? Principalmente economico.

Divario salariale

Secondo i dati dell’Annuario statistico 2006, elaborato congiuntamente dalle autorità svizzere e italiane, nel settore terziario ticinese il salario medio – per il livello di qualifica «superiore» (ossia posti che esigono lavoro indipendente e molto qualificato) – ammonta a 6’366 franchi lordi. È opinione comune che, occupando posizioni professionali simili, il reddito corrispondente a sud della frontiera sia assai inferiore.

Tuttavia – spiega Fabio Losa dell’Ufficio di statistica del cantone Ticino – non è possibile quantificare con precisione questa differenza, poiché non esistono i dati armonizzati, necessari a effettuare il confronto.

«A titolo di esempio», spiega Losa, «in Italia i tempi di lavoro sono diversi rispetto alla Svizzera e sovente ai salariati viene corrisposta una quattordicesima e una quindicesima mensilità». Un paragone sarebbe dunque impreciso e fuorviante.

Di conseguenza, l’indicatore più emblematico della maggiore attrattività degli stipendi ticinesi risulta essere proprio la disparità tra il numero di frontalieri in entrata e quelli in uscita.

Quale profilo?

Anche per quanto concerne il profilo professionale degli svizzeri che si spostano per lavoro dal Ticino in Italia, è difficile avanzare indicazioni precise.

Infatti – sottolinea Oscar Gonzalez, attivo presso il Centro per l’osservazione delle dinamiche economiche dell’Università della Svizzera italiana – al di là dei dati numerici concernenti i frontalieri in uscita, mancano indicazioni qualitative. Non è dunque possibile definire esattamente in quale ambito lavorano e quali motivazioni li hanno spinti a varcare la frontiera.

Svizzeri apprezzati

Ma quali sono le reali possibilità, per un laureato svizzero, di trovare un’occupazione in Italia? Abbiamo rivolto la domanda a Silvia Invrea, responsabile presso l’Università della Svizzera italiana del servizio «Stage & placement» che si occupa segnatamente di favorire l’inserimento dei giovani diplomati nel mercato del lavoro.

«Le opportunità di lavoro sono numerose: molte aziende italiane si rivolgono a noi per reclutare personale qualificato», spiega Invrea. «L’ostacolo principale è costituito dal fatto che gli stipendi oltre frontiera sono tendenzialmente parecchio inferiori».

In ogni caso, sottolinea la responsabile, «in Italia non c’è assolutamente alcuna chiusura verso gli svizzeri, anzi: la conoscenza di parecchie lingue, e in special modo il tedesco, costituisce una caratteristica molto apprezzata. A ciò si aggiunge, spesso, un’apertura mentale elevata derivante dal confronto con le altre regioni linguistiche elvetiche».

Inoltre, rileva Invrea, attualmente sul mercato sono presenti una grande quantità di titoli di studio e percorsi formativi, il cui reale valore non è sempre facilmente verificabile. Pertanto, le aziende alla ricerca di impiegati valutano molto attentamente anche le altre qualità del candidato.

Differenza settoriale

Il discorso relativo all’interesse di un’esperienza lavorativa in Italia varia comunque a dipendenza del settore scelto e della tipologia d’impiego: «Un laureato svizzero specializzato nel campo della finanza ben difficilmente cercherà un lavoro a Milano; si dirigerà piuttosto verso Lugano o Zurigo, dove gli sbocchi sono numerosi e le retribuzioni superiori del 30% o più», spiega Silvia Invrea.

Inoltre, nella sola Lombardia, sono presenti ben otto facoltà di economia che generano un gran numero di laureati e di conseguenza una concorrenza elevata.

In altri ambiti, invece, la Penisola offre possibilità che in Svizzera esistono in misura minore. «A titolo di esempio, chi desidera lavorare nel settore artistico, può trovare in Italia una maggiore gamma di opportunità, vista la grande quantità di musei e associazioni culturali», conclude Invrea.

swissinfo, Andrea Clementi

Gli ultimi dati disponibili concernenti lo spostamento di frontalieri in uscita dal cantone Ticino risalgono al 2000, in occasione del censimento federale della popolazione. I lavoratori che viaggiavano quotidianamente verso l’estero (quindi l’Italia) erano allora 429. A recarsi ogni mattina in Svizzera, partendo da sud, sono invece circa 41’600 persone (dati del 2007). Nel 2002 è entrato in vigore l’accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone.

Dei circa 47’000 svizzeri residenti in Italia, 25’000 circa sono registrati presso il consolato di Milano (dati del 2006).

La Lombardia si colloca nel cuore dell’Europa ed é un punto di snodo tra i grandi assi di comunicazione est-ovest e nord-sud. Il territorio si estende su una superficie complessiva di 23’861 chilometri quadrati; è la quarta regione italiana a livello di estensione. Con oltre 9 milioni di abitanti, rappresenta circa il 16% della popolazione nazionale complessiva.

A livello economico, nel 2005 il Prodotto interno lordo (PIL) pro capite ammontava a 31’405 euro, mentre quello nazionale si situava a 24’181 euro. Le imprese rappresentano circa il 16% del totale nazionale. La Lombardia costituisce una delle regioni più ricche dell’Unione europea.

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