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Lavoro a tempo parziale? È in mano alle donne

Il tempo parziale è diffuso soprattutto nel settore dei servizi Keystone

In Svizzera, più dell'80% delle persone che lavorano a tempo parziale è rappresentato da donne. Il motivo principale resta il bisogno di conciliare lavoro e famiglia.

Stando ad uno studio dell’Ufficio federale di statistica, negli ultimi 30 anni c’è stata una forte progressione del lavoro a tempo parziale. La Svizzera è al secondo posto in Europa.

Il lavoro a tempo parziale ha registrato una forte progressione in Svizzera negli ultimi anni. Dal 1970 al 1990 è stato rilevato un incremento dell’84,5%. Tra il 1991 e il 2005 si è verificato un aumento del 31,6%.

Lo scorso anno, quasi una persona occupata su tre (31,7%) ha scelto – o ha dovuto scegliere – di lavorare meno ore di quelle previste da un contratto a tempo pieno. Secondo uno studio dell’Ufficio federale di statistica (UST), in Europa, solo l’Olanda ha una quota (46,2%) superiore a quella Svizzera.

A non cambiare, nel corso degli anni, è la ragione principale della scelta di un lavoro part-time: conciliare al meglio famiglia e impiego. Gli uomini – a prova di una concezione ancora tradizionale dei ruoli all’interno della famiglia – rappresentano solo il 19,9% di coloro che lavorano a tempo parziale.

Più della metà delle donne attive professionalmente non lavora a tempo pieno. Tra gli uomini, la proporzione scende a 1 su 9. Nel 2005, lavoravano a tempo parziale 495’000 donne e solo 26’000 uomini.

Non solo famiglia

Il part-time è diffuso soprattutto nei settori a predominanza femminile e nel terziario (servizi).

Anche se la famiglia resta la ragione statisticamente più importante, ci sono anche altri motivi che spingono verso il tempo parziale.

C’è chi, ad esempio, non ha trovato un lavoro a tempo pieno: erano in 11’000 nel 1991, oggi sono all’incirca 78’000. Altri hanno un doppio lavoro o stanno portando a termine una formazione; altri ancora hanno problemi di salute o desiderano semplicemente avere più tempo libero.

Vantaggi e rischi

Nel suo studio, l’UST mette l’accento sui vantaggi, ma anche sui rischi rappresentati dal lavoro a tempo parziale.

Dal punto di vista dell’impiegato, il tempo parziale può permettere di finanziare una formazione, accumulare dell’esperienza, conciliare vita privata e lavorativa e consacrare del tempo ad attività diverse da quella professionale.

Restano però degli inconvenienti. Spesso il salario di chi lavora a tempo parziale non è sufficiente per garantire una pensione adeguata. Inoltre, quando è imposto, il lavoro part-time può condurre a dei problemi d’ordine finanziario e psicologico. In molte aziende, per finire, questa variante è ancora mal vista e rappresenta un ostacolo alla carriera.

Ai datori di lavoro, il part-time permette una maggiore flessibilità nel rispondere alle esigenze del mercato. Può però causare qualche difficoltà da un punto di vista operazionale.

In Europa

Nei paesi dell’Unione europea (Ue), lavora a tempo parziale il 18,5% dei salariati (20,4% per i 15 paesi che già facevano parte dell’Ue prima dell’allargamento a est).

Nella graduatoria dei paesi in cui il part-time è maggiormente diffuso, Olanda e Svizzera precedono la Norvegia e la Gran Bretagna.

La diffusione dell’orario parziale è molto più accentuata nella Confederazione rispetto ai suoi vicini: 24,1% per la Germania, 20,7% per l’Austria, 17,4% per la Francia e 12,8% per l’Italia.

In Svizzera oltre la metà delle donne (56,7%) sono occupate a orario ridotto, per gli uomini la proporzione scende al 10,9%. In Olanda i tassi sono rispettivamente del 75,3% e del 22,6%, in Norvegia del 44,9% e del 13,9%, in Gran Bretagna del 43,1 e del 10,6%.

swissinfo e agenzie

L’Olanda ha il tasso di lavoro a tempo parziale più elevato d’Europa: il 46,2% dei lavoratori ha un impiego part-time.
In graduatoria è seguita da Svizzera (31,7%), Norvegia (28,5%), Gran Bretagna (25,7%), Svezia (25%) e Germania (24,1%).
Chiudono la classifica Ungheria (4,4%) e Slovacchia (2,4%).

In Svizzera, il 75% degli uomini e il 59% delle donne con più di 15 anni esercita un’attività professionale.

In generale, le donne occupano posti di minor prestigio e spesso percepiscono stipendi inferiori a quelli degli uomini per lo stesso lavoro (in media il 20% in meno nel settore privato e il 10% in meno in quello pubblico).

A livello mondiale, le donne occupano tra il 20% e il 40% dei posti di direttore. Diversi paesi scandinavi hanno introdotto delle quote per portare al 40% la rappresentanza femminile nei consigli d’amministrazione.

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