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Le Alpi si disidratano

Con una migliore gestione dei corsi d'acqua si potrebbero evitare molti straripamenti, come nei giorni scorsi in Ticino Keystone

Aumentano le precipitazioni, ghiacciai e permafrost si sciolgono e le alluvioni si alternano alla siccità. Il clima non promette niente di buono. E il WWF lancia l'allarme.

Sembra un paradosso: il famigerato effetto serra, che fa aumentare la temperatura atmosferica e di conseguenza anche l’umidità dell’aria e l’entità delle precipitazioni, rischia di generare, in Svizzera, una penuria d’acqua durante i periodi secchi. Il tutto alternato da alluvioni sempre più gravi e da catastrofiche frane provocate dallo scioglimento del permafrost, il terreno gelato delle Alpi.

Ma paradosso non è. “Il fatto è che i ghiacciai, che costituiscono la grande riserva d’acqua del nostro paese, si stanno ritirando. E una volta esaurite le riserve…” Andreas Weissen, responsabile del programma ‘Alpi’ del WW Svizzera, è preoccupato: “Nei periodi di siccità, durante le estati secche, sarà sempre più difficile disporre di riserve idriche per l’acqua potabile e per l’irrigazione.”

Verso la scomparsa dei ghiacciai alpini?

In effetti, i ghiacciai alpini si stanno rapidamente ritirando. Secondo i dati dell’Istituto di geografia dell’Università di Zurigo, gli oltre 1700 ghiacciai alpini maggiori hanno complessivamente perso, dagli anni ’80 ad oggi, un terzo della superficie e ben la metà del volume di ghiaccio. Di questo passo, fra qualche decennio, nelle Alpi non ci saranno più ghiacciai.

“Con la conseguenza che si intensificheranno le catastrofi naturali”, prevede Andreas Weissen, secondo il quale aumenteranno le frane e gli smottamenti nelle regioni alpine, in seguiti allo scioglimento del permafrost che tiene unito il terreno. “Inoltre, data l’alta temperatura, neve e pioggia non si trasformeranno più in ghiaccio, ma andranno subito a ingrossare fiumi e torrenti, con le conseguenze che si possono immaginare”, spiega l’esperto del WWF.

Gestire meglio i corsi d’acqua

Approfittando dell’apertura a Milano di ‘High Summit’, la conferenza transcontinentale sui problemi della montagna, l’organizzazione ambientalista ha quindi lanciato l’allarme.

“Perché”, ci dice Andreas Weisen, “le misure da prendere ci sono. Bisogna innanzitutto ridurre le immissioni di CO2, che il 90 percento degli scienziati riconoscono quale fattore determinante dell’effetto serra. E poi si tratta di promuovere una gestione più sostenibile dei corsi d’acqua”. In altre parole, bisogna dare più spazio ai fiumi attualmente incanalati nelle dighe, in modo che possano sopportare il previsto aumento delle precipitazioni nei prossimi anni.

400 milioni per rinaturalizzare il Rodano

Il ripristino degli ecosistemi dei corsi d’acqua è d’altronde prevista anche da una norma europea. E anche in Svizzera non mancano i progetti concreti per la rinaturalizzazione dei fiumi. “In Vallese, per esempio, sono previsti lavori per ben 400 milioni di franchi, per dare più spazio al Rodano, diminuendo così i rischi di alluvione che minacciano centri abitati e città quali Sion e Martigny”.

Ma per questo, come per i progetti che riguardano il corso della Lindt e del Reno, nella Svizzera orientale, non mancano le difficoltà: “Naturalmente esiste un forte conflitto d’interessi con l’agricoltura, che deve cedere parte dei terreni. Ma se vogliamo continuare a vivere in queste regioni, bisogna pur trovare delle soluzioni per gestire le grandi quantità d’acqua che ci arriveranno addosso!”

E che si può fare effettivamente qualcosa, lo dimostrano gli esempi della Durance in Francia, del Tagliamento in Italia o del Lech in Austria. “Tre grandi fiumi che possono scorrere secondo la loro dinamica naturale”, sottolinea Andreas Weissen, “e che rappresentano un pericolo molto minore dei nostri corsi d’acqua, incanalati nelle dighe”.

Fabio Mariani

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