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Le banche dello sviluppo per qualche affare in più

Reuters

Pragmatica, come sempre, la Svizzera cerca di trarre profitto dai mercati pubblici aperti dalle banche dello sviluppo, che contribuisce a finanziare. L'OSEC fa di tutto per motivare le PMI.

E’ tempo di rilanciare l’economia. In Svizzera, più modestamente, si parla di misure di stabilizzazione che interessano evidentemente anche le esportazioni, dal momento che la Svizzera guadagna all’estero un franco su due.

Su mandato della Confederazione, l’OSEC ha il compito di promuovere le esportazioni dell’economia svizzera. Concretamente, l’organizzazione ha elaborato un pacchetto di misure, tra cui alcune piattaforme di esportazione: una dedicata alle tecniche ambientali e alle energie rinnovabili e l’altra ai servizi medici. Segue inoltre con particolare attenzione le istituzioni finanziarie e le gare d’appalto.

“Le nostre esportazioni – osserva il direttore dell’OSEC Daniel Küng – quest’anno diminuiranno del 12% circa. Ciò significa che perderemo attorno ai 20 miliardi di franchi sul fronte delle esportazioni. Abbiamo dunque il dovere di contenere e di ridurre questa somma, esplorando quelle opportunità che finora avevano tralasciato”.

Un mercato da sessanta miliardi

Ogni anno la Banca mondiale e le banche regionali dello sviluppo aprono gare di appalto pubbliche per un valore di 60 miliardi di franchi nel quadro dei loro programmi (acqua, energia, comunicazione, trasporti, ecc.). Offerte che si traducono in potenziali sbocchi ma che per ora, secondo l’OSEC, le Piccole medie imprese (PMI) svizzere sembrano in parte snobbare.

Secondo l’organizzazione, alcuni paesi ottengono un numero maggiore di mandati rispetto al loro effettivo impegno finanziario nelle banche dello sviluppo. Per la Svizzera, come per altri paesi, è vero il contrario. La Svizzera vi contribuisce con circa 300 milioni di franchi (284 milioni nel 2008), ma in termine di mandati – precisa Patrick Djizmedjian – le aziende elvetiche ottengono solo 100 milioni di franchi.

Daniel Küng completa il quadro con altre cifre. La Svizzera pesa 200 miliardi di franchi in termini di esportazioni, ossia l’1,4% del volume mondiale. I mandati ottenuti dalle aziende svizzere nei grandi cantieri delle banche dello sviluppo sono inferiori all’1% del totale.

Il peso dell’informazione

Se il piatto delle bilancia piange, ci sono dei motivi. Innanzitutto la mancanza di informazione. “Alle PMI – constata Küng – non si segnalano sufficientemente le opportunità offerte da queste istituzioni, tanto più che la Banca mondiale – per fare solo questo esempio – è poco conosciuta in un paese ricco come la Svizzera, dove il suo ruolo non è necessario”.

La complessità delle procedure – le aziende interessate devono compilare una quantità di formulari che equivalgono a un piccolo libro – per ottenere un mandato presso le banche dello sviluppo, scoraggia le PMI, gelose del loro tempo e dei loro mezzi. Patrick Djizmedjian si chiede inoltre se alcuni paesi non siano semplicemente migliori nell’arte di sfruttare le reti dei contatti.

Daniel Küng fornisce un’altra chiave di lettura: non esclude infatti che da parte delle PMI svizzere ci sia una sorta di diffidenza nei confronti di questi “mostri istituzionali” con sede a Washington, Manila o Tunisi. Ci sono comunque pregiudizi che l’OSEC intende sfatare.

Per sensibilizzare le PMI, a partire dal mese di settembre l’OSEC ha organizzato in diverse città svizzere una serie di incontri informativi. “Le reazioni – commenta Küng – sono state positive e alcune aziende sono determinate ad esplorare questa nuova via”. Con quali effetti? E’ troppo presto per dirlo.

Missioni sul posto

Nella seconda fase di sensibilizzazione, l’OSEC accompagnerà le PMI elvetiche direttamente nei centri nevralgici delle banche dello sviluppo. Nel quadro di specifiche riunioni (Facts finding missions) gli imprenditori svizzeri avranno la possibilità di incontrare alti funzionari ed esperti, che daranno informazioni sulle diverse procedure. Un modo costruttivo, insomma, di allacciare contatti e imparare.

“In contesti come quelli – aggiunge Patrick Djizmedjian – le PMI potranno illustrare la validità dei loro prodotti di precisione per la costruzione di una galleria in Tunisia o di un’altra infrastruttura nel Ghana”.

La prima missione del’OSEC prevede una tappa a Washington dal 27 al 31 ottobre prossimi: in agenda una serie di incontri con i rappresentanti della Banca mondiale e della Banca interamericana di Sviluppo. Seguiranno incontri a Londra nel mese di dicembre (presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) e l’anno prossimo a Tunisi (Banca africana dello sviluppo) e Manila(Banca asiatica dello sviluppo).

Ingegneria e informatica

Alla aziende che intendono percorrere questa via, l’OSEC metterà a disposizione una consulenza tecnica che sarà assicurata da un esperto, una sorta di “business angel” che fungerà da supervisore.

“Vedo delle opportunità per le società svizzere – sottolinea Daniel Küng – specialmente nel campo dei servizi, come l’ingegneria o le consulenze informatiche. Ma le prospettive sono buone anche nel campo della progettazione tecnica di infrastrutture, dell’ambiente e delle energie rinnovabili.

I primi giorni del mese di ottobre è foriero di segnali incoraggianti: “Il peggio – ritiene Küng – sembra passato. Le esportazioni svizzere sono tornate a crescere ma ci vorranno due o tre anni prima di tornare ai livelli del 2008”. Aspettando giorni migliori, nei corridoi della Banca mondiale si rischia di incontrare qualche imprenditore elvetico in più.

Pierre-François Besson, swissinfo.ch
(traduzione dal francese Françoise Gehring)

Nell’ambito delle misure di stabilizzazione varate dalla Confederazione, nel 2009 e nel 2010 l’Osec realizzerà una serie di progetti di promozione del commercio estero, volti a sostenere le ordinazioni e l’occupazione in Svizzera.

L’obiettivo prioritario è di continuare ad agevolare l’accesso ai mercati esteri alle imprese svizzere e di promuovere in modo mirato l’espansione in nuove piazze economiche.

Queste misure intendono aumentare le esportazioni nel 2009 e nel 2010, generare un plusvalore per il nostro paese e creare un effetto duraturo in tutte le regioni svizzere.

Le PMI costituiscono sostanzialmente la parte preponderante delle imprese e degli impieghi, ragione per cui sono spesso definite la «spina dorsale» della nostra economia.

In Svizzera, solo poco più di 1’000 delle circa 300’000 imprese occupano più di 250 persone.

D’altra parte, 261’000 microimprese – quelle che occupano meno di 10 persone – rappresentano poco più di un quarto dei posti di lavoro. Oltre a ciò, le PMI svizzere si contraddistinguono per un tasso di crescita della loro produttività superiore alla media.

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