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Le cellule staminali superano l’esame etico

Le ricerche sulle cellule staminali dovrebbero aprire nuovi orizzonti per la cura di malattie degenerative Keystone

Pur avanzando numerose riserve, la maggioranza della Commissione etica approva le ricerche sulle cellule staminali prelevate da embrioni.

L’argomento non era certo dei più facili e non poteva non dividere i membri della Commissione nazionale d’etica per la medicina (CNE), nominata l’anno scorso dal Consiglio federale. Una delle numerose commissioni costituite negli ultimi anni per fornire raccomandazioni su sviluppi della scienza, troppo rapidi anche per i politici.

Si possono autorizzare le ricerche sulle cellule staminali prelevate da embrioni? Una domanda che solleva subito un altro interrogativo: quando inizia realmente la vita? Di fronte a simili tematiche neppure i 21 esperti della CNE potevano trovare una risposta univoca e definitiva, come emerso nel corso della conferenza stampa tenuta mercoledì a Berna.

Cellule “miracolose”

Dalle ricerche sulle cellule staminali si attendono enormi progressi per combattere malattie considerate, finora, quasi sempre incurabili: Alzheimer, Parkinson, cancro, diabete e numerose altre ancora. Queste cellule, “trapiantate” negli organi malati, sarebbero infatti in grado di rigenerare i tessuti, rimpiazzando in pratica le cellule difettose.

Il loro impiego non sembra di per sé moralmente problematico. A sollevare riserve e interrogativi è invece il loro prelievo, in particolare per quanto riguarda le cellule staminali embrionali, considerate “le migliori”. Queste cellule pluripotenti conterebbero infatti tutte le proprietà, anche terapeutiche, per essere impiegate su ogni fronte.

Il loro prelievo implica però la distruzione dell’embrione, il frutto non ancora “maturo” dell’unione tra uomo e donna. Per le ricerche verrebbero utilizzati degli embrioni sopannumerari, ossia embrioni che rimangono in eccedenza nell’ambito dei tentativi di fecondazione artificiale.

Si possono eticamente approvare le sperimentazioni su questi embrioni, anche se destinati ad essere soppressi? Altrettanto discutibile moralmente è anche l’ipotesi di creare appositamente degli embrioni per le ricerche sulle cellule staminali.

10 regole da rispettare

Queste domande hanno quindi diviso in due la Commissione, con una maggioranza favorevole a queste sperimentazioni e una minoranza contraria. E, sia all’interno della maggioranza che della minoranza, si sono formati altri gruppi, a loro volta minoritari o maggioritari.

“Tra maggioranza e minoranza sono stati spesso impiegati argomenti quasi uguali per sostenere o respingere eticamente le ricerche sulle cellule staminali” ha affermato Alexandre Mauron, membro della CNE.

Secondo Mauron, rappresentante della maggioranza, bisogna evitare in ogni caso il “pathos semplificatore”, in base al quale si pretende che “se si permettono queste ricerche, allora tutto è possibile, non vi sono più frontiere”.

Proprio per fissare delle frontiere, la maggioranza della commissione ha condizionato l’approvazione delle ricerche al rispetto di 10 regole importanti. L’embrione può essere utilizzato solo se rimane effettivamente in soprannumero nell’ambito dei tentativi di fecondazione in vitro; non può essere quindi concepito solo per la ricerca.

Le sperimentazioni possono avvenire soltanto con il consenso della coppia “genitrice”. Il progetto di ricerca deve essere destinato a scopi terapeutici: sono quindi escluse tutte le sperimentazioni e le manipolazioni genetiche a fini riproduttivi (clonazione).

Bisogna pure dimostrare che non esistono metodi alternativi per raggiungere gli stessi obbiettivi terapeutici. E, altrettanto importante, le cellule e gli embrioni non possono essere brevettati.

Portata incerta delle ricerche attuali

La maggioranza della CNE ha quindi respinto le riserve di alcuni membri, secondo i quali l’embrione deve godere dello stesso statuto di un essere umano “completo”. Ha superato anche l’opposizione etica alle ricerche sugli embrioni soprannumerari, dal momento che sono destinati comunque ad essere eliminati.

Ma in che misura i membri della Commissione possono assumersi la responsabilità di raccomandare sperimentazioni, per le quali si avranno dei risultati concreti soltanto tra una ventina d’anni? Secondo l’eticista Carlo Foppa, membro della CNE, questa procedura è “giustificata dagli insegnamenti della storia”.

“Finora, come è stato il caso della fecondazione in vitro, si sono avute spesso applicazioni concrete, prima ancora di valutare le implicazioni etiche. Adesso, invece, si cerca di prevenire moralmente gli sviluppi futuri, anche se non conosciamo tutta la portata delle ricerche attuali” sostiene Carlo Foppa.

L’autorizzazione morale accordata dalla CNE rappresenta in ogni caso un primo elemento importante nell’ambito del dibattito nazionale sulle cellule staminali, sostenuto dallo stesso Consiglio federale. Il governo ha infatti posto in consultazione poche settimane fa il progetto di legge che dovrebbe colmare una complessa lacuna legislativa.

Armando Mombelli

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