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Le radici della verità sulla collina delle utopie

Il Monte Verità sopra Ascona lancia un nuovo importante progetto culturale swissinfo.ch

Il Monte Verità di Ascona ricomincia da Harald Szeeman, personaggio di spicco del mondo culturale svizzero e internazionale. E lo fa con "Monte Visione, un progetto di restauro e di rilancio storico culturale di ampio respiro.

Non usa mezzi termini il direttore dell’omonima Fondazione Claudio Rossetti: “Il patrimonio storico del Monte Verità è minacciato. Nei prossimi anni occorrerà rinnovare edifici e locali, restaurare oggetti, recuperare testimonianze”

Sono particolarmente urgenti i lavori di restauro di Casa Anatta (1905) e il recupero della mostra Le mammelle della verità, ultima testimonianza del grande curatore Harald Szeemann”, che con il Monte Verità ha da sempre avuto un rapporto speciale.

Questo grande cantiere culturale che risponde al progetto “Monte Visione”, è stato presentato in ottobre durante un simbolico percorso attraverso la Svizzera con tappe a Losanna, Zurigo e Bellinzona. Perché il patrimonio storico del Monte Verità non è soltanto di respiro nazionale, ma anche internazionale.

Basti ricordare che agli inizi del secolo scorso, intellettuali, politici, artisti e studiosi hanno animato con la loro presenza quella che viene chiamata tuttora la collina delle utopie. La lista delle celebrità è lunga: lo psicanalista svizzero Carl Gustav Jung, il filologo ungherese Karoly Kerényi, gli scrittori tedeschi Erich Maria Remarque e Hermann Hesse, il pittore svizzero Filippo Franzoni, la pittrice russa Marianne Werefkin con il compagno Alexej Jawlensky, la ballerina statunitense Isadora Duncan, gli anarchici Michael Bakunin e Errico Malatesta, il sociologo e psicanalista tedesco Erich Fromm.

Da quella eterogenea comunità di utopisti, vegetariani, naturisti e teosofi che per la popolazione locale di allora avevano abitudini perlomeno strane – come coltivare l’orto e danzare completamente nudi, tanto da conquistarsi l’epiteto di “balabiott” (ballano nudi, ndr) – è in fondo nato il movimento alternativo.

Il futuro che nasce dalla memoria

La Fondazione Monte Verità, guidata da un direttore idealista che ama smisuratamente il suo lavoro, ha avviato negli ultimi sei anni un processo di apertura culturale del suo centro. Non solo con un cartellone ricco di proposte, alcune delle quali deliziosamente inconsuete, ma anche attraverso la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio architettonico e storico, come il restauro dell’Albergo Bauhaus.

Ora si tratta di mettere mano al cuore pulsante del Monte Verità, ossia Casa Anatta (il museo) che, con altri stabili storici, ha urgente bisogno di interventi di ricupero, di restauro e di riallestimento. Gli edifici, in particolare le parti in legno, e gli impianti tecnici versano in uno stato molto precario e non sono più una dimora decorosa e sicura per la mostra e l’archivio di Szeemann.

“Si tratta di un patrimonio storico unico nel suo genere, da salvaguardare anche in previsione di future iniziative ed attività. I costi di restauro – spiega Claudio Rossetti –sono valutati a 3 milioni di franchi. Una stima prudenzialmente alta perché sia la struttura sia le finiture di Casa Anatta sono eseguite con una singolare tecnica di carpenteria che rende particolarmente difficili le sostituzioni parziali e le riparazioni”.

Sulle tracce della “Reformkultur”

L’archivio personale di Szeemann, ceduto dagli eredi alla Fondazione Monte Verità nel 2007, si compone di documenti, oggetti, pubblicazioni, fotografie, articoli e altri materiali che riguardano la storia del Monte Verità. “Rappresenta un bene molto importante e di grande valore culturale – sottolinea ancora il direttore della Fondazione – ma è soprattutto la base indispensabile per il progetto di restauro e di recupero dell’esposizione”.

Intanto lo storico Andreas Schwab si sta occupando del riallestimento conservativo dell’esposizione Le mammelle della verità di Harald Szeemann e della valorizzazione del patrimonio del Monte Verità e dei luoghi più significativi della Reformkultur del Locarnese: Centro Elisarion a Minusio, Teatro San Materno ad Ascona, Isole di Brissago, Museo Hesse a Montagnola, la “Barca” dell’Onsernone.

Una Reformkultur che ha radici davvero profonde. Lo scorso mese di settembre, per esempio, è stato riaperto ad Ascona il Teatro San Materno, opera in stile Bauhaus dell’architetto tedesco Karl Weidemeyer. Architetto e artista poliedrico, Weidemeyer ha rappresentato un collegamento d’eccezione tra cultura mitteleuropea e mediterranea, imponendosi tra i promotori, in Ticino, dell’architettura razionalista che si andava diffondendo negli anni Venti-Trenta in Europa.

Ricominciando da Szeeman

L’improvvisa scomparsa di Harald Szeemann – designato dall’ONU quale miglior “costruttore” di mostre – aveva lasciato un grande vuoto nel progetto di rilancio storico culturale del Monte Verità. Il progetto “Monte Visione” è dunque anche un modo di rendergli omaggio, rispettando le idee e la volontà di un intellettuale creativo ed anticonformista che ha sempre creduto nel Monte Verità.

“Il suo meticoloso lavoro di ricerca e di approfondimento – ricorda Claudio Rossetti – è sfociato nella storica esposizione, che ha toccato le principali città europee ed infine è stata integrata in Casa Anatta e nel catalogo che rappresenta ancora oggi il miglior documento storico sulle vicende che hanno caratterizzato la collina asconese”.

Nelle sue numerose mostre (l’ultima “La Belgique visionaire” si è svolta a Bruxelles) Szeemann ha sempre dedicato una spazio alla “sua” collina. E grazie a lui oggi esiste un importante archivio storico. Al curatore e al suo meticoloso lavori di ricerca e di approfondimento, il Monte Verità deve molto.

“Attraverso il nostro progetto di rilancio – conclude Rossetti – vogliamo rafforzare la posizione del Centro quale forum e polo culturale, centro di una rete di collaborazioni”. L’essere umano è da sempre l’artefice del Monte Verità: sin dalle sue origini sono state le persone a portare le proprie idee e visioni sulla collina. E sono sicuro che nuove visioni attendono dietro l’angolo”.

Françoise Gehring, swissinfo.ch, Monte Verità, Ascona

Il Monte Verità, collina sopra Ascona, è stato fondato da una comunità eterogenea di utopisti, vegetariani, naturisti, teosofi prevalentemente di origine nordica.

Nel 1899 Henri Oedenkoven, un olandese originario di Anversa figlio di industriali milionari, decide con altri compagni di cercare un posto più a sud per fondare uno stabilimento vegetariano nudista.

Individuato nella regione di Ascona il luogo di elezione, i terreni del Monte Verità vengono acquistati nel 1900.

Nel 1920 Henri Oedenkoven e la compagna emigrano in Brasile per rifondare una nuova colonia. Di loro non si saprà più nulla.

Nel 1926 il Monte Verità viene acquistato dal barone Eduard von der Heydt, banchiere dell’ ex-imperatore Guglielmo II ed uno dei più grandi collezionisti di arte contemporanea, orientale e primitiva.

Alla morte del barone Eduard von der Heydt nel 1964, il Monte Verità diventa proprietà della Repubblica e Cantone Ticino grazie al testamento da lui rilasciato, nel quale si afferma che il Monte Verità deve diventare un luogo di manifestazioni culturali.

Per finanziare gli investimenti che ammontano complessivamente a 5,6 milioni di franchi (1,2 già concessi per i lavori preliminari) sarà necessario coinvolgere sia l’ente pubblico che il settore privato.

Per la ricerca del finanziamento la Fondazione Monte Verità ha costituito un comitato di patrocinio composto da rappresentanti di spicco del mondo storico, culturale, politico e accademico svizzero ed estero, tra cui: Irene Bignardi, giornalista e scrittrice; Mario Botta, architetto; Massimo Cacciari, filosofo e sindaco di Venezia; Achille Casanova, Vicecancelliere 1981-2005; Flavio Cotti , Consigliere federale 1986-1999; Ruth Dreifuss, Consigliera federale 1993-2002; Alfredo Gysi, banchiere; Eveline Hasler, scrittrice; Ingeborg Lüscher, artista; Dick Marty, Consigliere agli Stati e membro del Consiglio d’Europa, Alberto Nessi, scrittore; Michael Ringier, imprenditore; David Streiff, direttore Ufficio federale della cultura 1994-2005; Marco Solari, presidente Festival del film di Locarno e Ticino Turismo

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