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Le ragazze che picchiano duro

La violenza delle ragazze è in relazione a difficoltà di definizione della propria identità femminile swissinfo.ch

La violenza non è più un'esclusiva dei giovani maschi. Anche le ragazze fanno uso dei pugni. Per loro, pare sia un problema d'identità.

Racket, ingiurie, botte o scontri tra bande. La violenza non è più estranea alle ragazze del XXI secolo.

“Le adolescenti hanno sempre fatto parte di bande più o meno bellicose”, spiega Michel Lachat, presidente del tribunale dei minori di Friburgo.

Ma negli ultimi tre o quattro anni, le cose si sono evolute rapidamente. La novità sta nell’apparizione “di gruppi completamente femminili che non esitano a usare la violenza in ogni forma”, precisa Lachat.

La prova è nelle cifre: secondo le statistiche di polizia, il 5% dei giovani svizzeri è in qualche modo coinvolto in atti di delinquenza. Un quinto di questi giovani delinquenti sarebbero ragazze.

Assenza di strutture

Una situazione che sconcerta gli specialisti. “Non abbiamo abbastanza istituzioni capaci di farsi carico di queste giovani delinquenti”, deplora Michel Lachat. “In tribunale ci limitiamo a redarguirle, perché non siamo in grado di assegnarle a strutture rieducative adatte a loro.”

Per supplire a questa lacuna, i giudici della Svizzera francese reclamano la creazione di un istituto inter-cantonale che permetta di incarcerare le minori ree di atti delinquenziali. Ma devono convincere i politici della fondatezza della loro richiesta.

Un’attitudine quasi suicida

Confrontati quasi quotidianamente alla crescita della violenza fra le ragazze, i giudici sono in difficoltà anche perché vedono messa in discussione la loro immagine della femminilità. Tanto più che le adolescenti sono spesso più aggressive dei loro coetanei maschi.

Così, capita che le ragazze insultino i giudici oppure compiano atti di vandalismo durante la stessa seduta del tribunale. “Constatiamo che le ragazze hanno la tendenza a trasgredire tutte le norme”, conferma Jean-Pierre Heiniger, direttore di “La Fontanelle”, un’istituzione incaricata della rieducazione di giovani delinquenti.

“Si direbbe che non hanno nulla da perdere. E che adottino un’attitudine quasi da suicida”, osserva Heiniger.

Espressione di una frustrazione

Dietro questi comportamenti si profilano problemi d’identità. “La maggior parte di loro si sentono escluse, sottovalutate e impossibilitate ad accedere allo status di donne emancipate che viene veicolato dai media”, prosegue Heiniger.

Se adottano le stesse armi dei loro fratelli per affrontare le difficoltà dell’esistenza, le ragazze sembrano tuttavia esprimere un altro genere di malessere. I fattori che scatenano la loro rabbia e brutalità appaiono essere frustrazione affettiva e squilibrio emotivo.

“Si ha a volte l’impressione che siano intrappolate in un’identità che è stata mal costruita e che non accettano”, dice Jean-Pierre Heiniger.

Una analisi che trova d’accordo il professor François Ladame, medico responsabile dell’unità adolescenti al dipartimento psichiatrico dell’ospedale universitario di Ginevra.

Perdita d’identità femminile

“Da qualche anno si assiste ad un’uniformazione dei comportamenti maschili e femminili”, afferma François Ladame.

“I punti di riferimento dell’identità sessuale, dettati in larga misura dall’organizzazione culturale e sociale di una società, tendono a scomparire. E gli adolescenti si trovano privi dell’orientamento necessario alla loro costruzione.”

“In poche parole, oggi siamo confrontati con la scomparsa dell’identità femminile”, prosegue Ladame. “Non si tratta di difendere le inuguaglianze di trattamento tra uomini e donne. Ma bisogna ammettere che esistono due identità distinte e complementari.” Una delle condizioni indispensabili per uno sviluppo armonioso degli adolescenti.

Vanda Janka

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