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Le regole dell’Ue non possono impedire la follia omicida

A Zugo il monumento che ricorda la strage in Parlamento, quando nel 2001 un folle uccise 14 persone prima di suicidarsi. Keystone

Aderendo allo Spazio di Schengen, la Svizzera adotta le direttive europee che prevedono un miglior controllo delle armi. Anche queste norme non possono, tuttavia, impedire delle stragi.

Lo dimostra quanto avvenuto pochi mesi fa in Belgio. Ma neppure il bagno di sangue di cinque anni fa a Zugo avrebbe potuto essere evitato.

La mattina dell’11 maggio 2006, dopo aver acquistato un fucile e delle munizioni, un diciottenne della cittadina belga di Anversa comincia una sua caccia all’uomo, per uccidere persone con un colore della pelle diversa dalla sua. Prima spara ad una cittadina turca, ferita gravemente, subito dopo uccide a sangue freddo una donna alla pari di colore e la bimba di due anni affidata alle sue cure.

Il giovane omicida aveva acquistato le armi, in modo totalmente legale, in un negozio. Eppure le direttive dell’Unione europea (Ue) “sul controllo dell’acquisto e del possesso d’armi” del 1991 prescrivono che la detenzione di armi deve essere autorizzata dalle autorità competenti. La vendita di armi per lo sport e la caccia, però, deve essere notificata solamente in un secondo tempo.

Bagno di sangue nel Parlamento di Zugo

Anche la Svizzera ha conosciuto una terribile strage: il 27 settembre 2001 un uomo, colto da un attacco di furia omicida, fece irruzione nel parlamento zughese e cominciò a sparare all’impazzata, mietendo complessivamente 15 vittime. Tra i morti anche tre membri del Governo e undici deputati.

Si trattò di una strage compiuta da un’unica persona, che si tolse poi successivamente la vita. L’arma del delitto era un fucile d’assalto dell’esercito. L’attentato di Zugo – il peggiore che la Svizzera abbia mai vissuto fino ad oggi – fu uno shock per tutto il Paese.

Le discussioni sul possesso dell’arma di servizio in casa e sul rafforzamento delle misure di sicurezza nei Parlamenti assunsero una portata di scottante attualità. Dibattiti rilanciati, quest’anno, anche dopo l’omicidio della sciatrice svizzera Corinne Rey-Bellet, uccisa dal marito con la pistola d’ordinanza.

Cosa prevede il diritto di Schengen

Le direttive dell’Unione europea in materia di armi contemplano solo delle norme minime. Singoli Stati dell’Ue, come per esempio la Gran Bretagna, hanno leggi sulle armi chiaramente più incisive. La regolamentazione europea è parte del diritto di Schengen. Perciò anche la Svizzera dovrà presto o tardi adeguarsi, quando entrerà nello Spazio di Schengen.

I necessari adeguamenti delle legge sulle armi sono comunque già stati decisi dal popolo svizzero, quando il 5 maggio 2005 ha approvato l’adesione a Schengen. Al Consiglio federale, ossia il governo svizzero, non resta ora che emanare l’ordinanza di applicazione.

Inasprimenti contenuti

In definitiva Schengen impone alla Svizzera soltanto un moderato inasprimento della legge sulle armi. Comunque in futuro ogni persona che riceve un’arma o che la compra da un privato, deve ottenere il porto d’armi.

“Si tratta di un chiaro miglioramento”, afferma Jürg Bühler, vice capo del Servizio di analisi e di prevenzione dell’Ufficio federale di polizia. “Lo scambio di armi tra privati, che avviene in modo rapido e senza controllo nelle aree di sosta delle autostrade, sarà ben presto chiaramente illegale”.

Per i fucili da caccia e per lo sport continua però a non esserci il porto d’armi: la Svizzera si accontenta di un obbligo di notifica, benché questa categoria non comprenda solo armi innocue.

Interventi minimi per motivi politici

“Con l’arma con cui si abbatte un cinghiale, si può anche uccidere un essere umano” sottolinea Bühler. Tuttavia, da un punto di vista statistico, spiega ancora il funzionario federale, le armi da caccia vengono usate molto raramente per commettere dei crimini. “Il legislatore svizzero ha così deciso di adottare una regolamentazione meno impegnativa”.

E’ soprattutto per motivi politici che Consiglio federale e Parlamento hanno optato per un adattamento minimo alle direttive europee sulle armi. Non hanno voluto urtare ed irritare le potenti associazioni di tiro e di caccia proprio alla vigilia del voto su Schengen. Di fatto l’adesione a Schengen era stata poi solo combattuta da una parte della lobby delle armi.

Cambiamento di mentalità in Belgio

In Belgio i proprietari d’armi sono molto numerosi e ben organizzati, ma lo shock legato alla recente furia omicida di stampo razzista, consumatasi ad Anversa, ha impresso un cambiamento di mentalità al paese. Con una rapida procedura il Parlamento belga ha soppresso la vendita libera di fucili da caccia.

Ora si vogliono finalmente recuperare anche i due milioni (circa) di armi da fuoco non registrate. Come sia possibile, lo si è visto due settimane fa: le autorità competenti hanno snidato un cellula di militari di estrema destra, che hanno messo in piedi un arsenale privato con il commercio illegale d’armi.

swissinfo, Simon Thönen, Bruxelles
(traduzione a adattamento dal tedesco Françoise Gehring)

La cifra d’affari mondiale legata alla produzione di armi raggiunge circa 7,4 miliardi di dollari all’anno.
Il numero delle armi fabbricate si situa tra i 7,5 e gli 8 milioni.
Sono 98 i paesi che hanno le capacità di produrre piccole armi o munizioni.
USA, Cina e Russia sono i più grandi produttori di armi.
La Svizzera viene annoverata tra i 30 produttori medi di armi. Per quanta riguarda le munizioni si situa ai vertici europei.

Cifre precise sugli arsenali privati in Europa non ci sono. Il gruppo di lavoro “small arms survey”, con sede a Ginevra, stima che nei 15 “vecchi” stati dell’Unione europea sono in circolazione circa 67 milioni di armi da fuoco.

Con 39 armi per 100 abitanti i finlandesi sono i cittadini europei più “pesantemente” armati, seguiti dai francesi e dai tedeschi con 30 armi per 100 abitanti. Gli olandesi hanno solamente 2 armi per 100 abitanti.

La Svizzera, con 16 armi, si situa nel mezzo della classifica. Tuttavia se si contassero anche le armi di servizio dei militi – custodite in casa – la Svizzera con 2 milioni di armi private e militari, sarebbe fra le nazioni più armate.

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