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Le vie del fumo

Con i maxi-sequestri di canapa, in Ticino la tolleranza delle droghe leggere è diminuita Keystone

Tra imponenti misure di sicurezza è stato avviato, lunedì a Bellinzona, il processo per un maxi furto di canapa, per un valore di 7,8 milioni di franchi.

Sulla tela di fondo della vicenda giudiziaria, vecchi e nuovi problemi: il contrabbando e il fenomeno dei canapai.

La giustizia ticinese dovrà fare luce sul colpo che, la notte tra il 26 e 27 ottobre 2003, permise ad una banda di trafficanti di rubare 1,6 tonnellate di marijuana dal deposito militare di Arbedo. Una vicenda che si riallaccia non soltanto al problema della canapa e dei canapai, ma anche al fenomeno del contrabbando.

E che tira in ballo anche vecchie conoscenze della giustizia svizzera ed internazionale – prima fra tutti quella italiana – come Augusto Arcellaschi. Il noto contrabbandiere, già condannato in Italia e in Svizzera, è considerato uno dei capi storici del contrabbando internazionale di sigarette ed è accusato di essere la mente del maxi furto di Arbedo.

Ancora aperto il problema del contrabbando

Il “rosso di Albiolo” figura, insieme a Gerardo Cuomo – le cui relazioni con l’ex giudice ticinese Franco Verda, oggi scomparso, diedero avvio al “Ticinogate” nell’estate del 2000 – tra i cosiddetti “ licenziatari di commercio di tabacchi lavorati esteri” fra il Montenegro e l’Italia, dove le sigarette stipate nei gommoni dei contrabbandieri arrivavano illegalmente sulle coste pugliesi.

In Ticino venivano gestiti i proventi del traffico. Altro che le bricolle sulle spalle dei vecchi contrabbandieri del passato. In Italia, il traffico illecito di sigarette è un’attività criminosa. Mentre in Svizzera, il contrabbando di sigarette non è un reato penale. Non ancora. L’attuale legislazione prevede soltanto sanzioni amministrative.

L’esplosione del “Ticinogate” preoccupa l’opinione pubblica e i politici. Per colmare il vuoto giuridico e per stringere le maglie della rete della legge, al Gran Consiglio ticinese viene dunque sottoposta, il 18 settembre 2000, una proposta di risoluzione “per lottare più efficacemente contro il contrabbando”. Pochi giorni dopo, il consigliere nazionale Fabio Pedrina presenta a Berna un’iniziativa parlamentare con i medesimi contenuti della proposta cantonale.

Il 3 luglio 2001 viene accolta all’unanimità dalla Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale. Poi più niente, se non la richiesta di pazientare rivolta dal Consiglio federale allo stesso Pedrina: il delicato argomento doveva essere inserito tra i dossier dei bilaterali.

Il 24 settembre 2003 il Consiglio di Stato ticinese prende l’iniziativa e ricorda, in una lettera all’autorità federale, il problema ancora aperto.

Chiusi i canapai

Chiusi con il catenaccio della magistratura, invece, i canapai. Punti di vendita che, approfittando del vuoto legislativo, erano spuntati come funghi. Soprattutto nella zona di confine, offrendo alla clientela svizzera e italiana prodotti leciti e meno leciti a base di canapa.

I numerosi blitz dell’Operazione Indoor, avviata nel marzo del 2003 e coordinata dal procuratore pubblico Antonio Perugini, passano come rulli compressori: chiusi 75 negozi e 70 coltivazioni.

E il caso ticinese influisce addirittura sull’esito dei dibattiti parlamentari a Berna. Il 25 settembre 2003, il Consiglio nazionale boccia infatti l’entrata in materia sulla revisione della Legge federale sugli stupefacenti. Il giorno prima, il consigliere di Stato ticinese Luigi Pedrazzini e il procuratore Perugini avevano illustrato al gruppo parlamentare Ppd i problemi del consumo e commercio di canapa in una realtà di confine.

Nuovi e vecchi problemi oggi si intrecciano in un’aula penale: il contrabbando, gli stupefacenti, i traffici di stupefacenti, i commerci illeciti. Il processo alla banda che ha svaligiato il deposito di Arbedo permetterà probabilmente di puntare i riflettori sulle oscure vie del contrabbando.

La pubblica accusa, rappresentata dalla procuratrice Rosa Item, non ha dubbi: Arcellaschi è il cervello della banda. Lui nega.

A presiedere la Corte, la giudice Giovanna Roggero Will. La stessa giudice che durante il processo contro Gerardo Cuomo ebbe il compito di far venire al pettine i nodi del contrabbando.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

Nel marzo del 2003 prende avvio l’operazione Indoor: chiusi 75 canapai e 70 coltivazioni.
La banda di Arcellaschi ruba, il 27 ottobre 2003, 1,6 tonnellate di canapa, confiscata durante i blitz della polizia.
Il valore è di 7,8 milioni di franchi.

Nell’estate del 2000 esplode il “Ticinogate”.

Il 5 ottobre 2000, il consigliere nazionale Fabio Pedrina presenta un’iniziativa parlamentare per lottare più efficacemente contro il contrabbando.

Il 24 settembre 2003 il Consiglio di Stato ticinese scrive a Berna e rilancia la questione.

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