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Legge parità salariale da mercoledì, sindacati combattivi

Le donne in sciopero l'anno scorso per chiedere la parità salariale (foto d'archivio) KEYSTONE/JEAN-CHRISTOPHE BOTT sda-ats

(Keystone-ATS) La Legge sulla parità salariale tra uomo e donna entra in vigore domani. Per i sindacati il testo è ancora ampiamente insufficiente. Travail.Suisse lancia una piattaforma per far conoscere i virtuosi e denunciare le pecore nere.

A partire dal primo luglio le imprese con più di 100 dipendenti hanno dodici mesi di tempo per verificare la parità di retribuzione. Per Travail.Suisse la legge è importante, ma non si spinge abbastanza lontano. Per rafforzarla la federazione sindacale ha lanciato oggi una piattaforma RESPECT8-3, in riferimento all’articolo 8 comma 3 della Costituzione federale che vieta la discriminazione uomo-donna.

Questa piattaforma è rivolta alle imprese. Quelle che hanno condotto un’analisi degli stipendi possono iscriversi e posizionarsi come pioniere della parità di retribuzione. Anche le aziende con un numero di dipendenti compreso tra i 50 e i 99 dipendenti sono invitate a rendere noto il loro impegno in tal senso anche senza obbligo legale, indica oggi Travail.Suisse.

Liste nera

RESPECT8-3.CH ha quale scopo di sostenere gli obiettivi della Legge sulla parità e di rimediare alle carenze della revisione. Inizialmente una lista bianca mette in evidenza le migliori pratiche, successivamente la piattaforma sarà integrata da una lista nera che elencherà le aziende che non rispettano i requisiti della revisione della legge.

Per i sindacati, la legge si sta muovendo nella giusta direzione, ma è ancora poco vincolante. Si applica solo a una minoranza di aziende con almeno 100 dipendenti. In tal modo la parità di retribuzione sarà verificata solo dall’1% delle aziende, che rappresentano solo il 46% dei dipendenti, viene sottolineato.

Prevede sì un termine per l’esecuzione dell’analisi salariale, un periodo supplementare per verificare se è stata effettuata correttamente e un termine finale per la comunicazione interna, ma non dice nulla sul controllo del rispetto delle scadenze. Inoltre, qualsiasi discriminazione scoperta non deve obbligatoriamente essere corretta.

Limitata a 12 anni

Infine, la validità della legge è limitata. Le disposizioni relative all’obbligo di effettuare un’analisi salariale sono state dotate di una cosiddetta clausola “sunset”. Ciò significa che scadranno automaticamente dopo 12 anni, indipendentemente dai progressi compiuti in materia di parità salariale.

Travail.Suisse ricorda che le statistiche mostrano ancora notevoli differenze di retribuzione tra i sessi. Lo stipendio mensile medio delle donne è inferiore di circa 1500 franchi rispetto a quello degli uomini. Mentre una buona metà delle differenze può essere spiegata da criteri oggettivi come l’istruzione, l’esperienza e il ramo di attività, il resto non è altro che discriminazione salariale.

La parità salariale è un principio sancito dalla Costituzione federale dal 1981. “Mezzo milione di donne hanno dimostrato che la loro pazienza si sta esaurendo durante lo Sciopero delle donne dell’anno scorso. Abbiamo finalmente bisogno di misure vincolanti contro la discriminazione salariale”, ha dichiarato in conferenza stampa Mandy Zeckra, del sindacato Syna.

Prima dell’entrata in vigore della revisione della legge numerose aziende, come La Posta, hanno già integrato le misure ad hoc, sottolinea Travail Suisse. Da questo punto di vista, un forte partenariato sociale gioca spesso un ruolo decisivo.

Da parte sua, Unia chiede alle aziende di coinvolgere i comitati del personale o i rappresentanti dei dipendenti nel processo di monitoraggio della parità retributiva.

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