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Legge sulle armi più severa, meno suicidi

La Svizzera ha una delle legislazioni più liberali al mondo in materia di armi Keystone

Regolare in modo più rigido il possesso di armi da fuoco avrebbe come conseguenza una diminuzione dei suicidi. È la conclusione a cui giunge uno studio dell'Università di Zurigo.

In Svizzera, ogni giorno, una persona si toglie la vita utilizzando un’arma da fuoco e nella metà dei casi viene utilizzata un’arma d’ordinanza.

I dati emergono da uno studio realizzato dall’Università di Zurigo, il quale arriva alla conclusione che rendendo più difficile l’accesso a pistole e fucili è possibile ridurre il numero di suicidi.

L’affermazione può sembrare scontata, ma è ora confermata dalle cifre. «La disponibilità di armi da fuoco è direttamente correlata con la frequenza dei suicidi provocati dalle armi stesse», scrive in una nota l’ateneo zurighese, in relazione allo studio i cui risultati sono pubblicati sull’ultimo numero della rivista scientifica «American Journal of Health».

Andreas Frei, psichiatra all’ospedale cantonale di Lucerna, non è sorpreso di questi risultati. «È ormai appurato che esiste un rapporto direttamente proporzionale tra il numero di armi da fuoco presenti in un paese e la quantità di omicidi e suicidi», spiega Frei a swissinfo. «Molti studi di portata internazionale, in particolare quelli del criminologo svizzero Martin Killias, l’hanno dimostrato».

Imparare dal Canada

Svizzera e Stati Uniti dispongono di legislazioni sul possesso di armi fra le più liberali e sono al contempo i paesi con il più alto tasso di suicidi provocati da armi da fuoco. Attualmente, in Svizzera, la legge sulle armi è in corso di revisione.

In giugno, la camera alta del parlamento non ha voluto introdurre un registro nazionale delle armi da fuoco, idea contestata da più parti. Ma la sinistra e diverse organizzazioni non governative sperano ancora di riuscire ad ottenere la registrazione dei due milioni di armi da fuoco in circolazione nel paese. Sul tema deve ancora esprimersi la camera bassa (Consiglio nazionale).

Un esempio da seguire sarebbe – secondo gli autori dello studio zurighese – quello del Canada, che a partire dagli Anni Ottanta ha elaborato misure per ridurre l’accesso alle armi. Risultato: la percentuale di famiglie che dispone di un’arma da fuoco è scesa dal 31 al 19% e il tasso di suicidi provocati dalle armi è passato dal 32 al 19%. Situazione analoga in Australia, dove la disponibilità di armi è regredita dal 20 al 10% e i suicidi con armi da fuoco dal 30 al 19%.

In Svizzera il tasso di suicidi con pistole e fucili è invece aumentato nello stesso lasso di tempo dal 23 al 27%. «Se si considera che la Svizzera è uno dei paesi con il più alto tasso di suicidi a livello internazionale, è evidente che rimane molto da fare», scrive nella nota il responsabile della ricerca, Vladeta Ajdacic-Gross.

Armi d’ordinanza

Andreas Frei, che ha pubblicato uno studio sui suicidi commessi utilizzando le armi in dotazione ai militari, è a sua volta convinto che «la disponibilità delle armi abbia un’importanza determinante».

I dati raccolti dallo psichiatra dimostrano che «la maggior parte di coloro che si suicidano con le armi lasciate loro in custodia dall’esercito, sono persone normali e in buona salute – non hanno problemi psichiatrici; hanno una buona educazione e non sono malati. Questo è l’aspetto terrificante».

Per contrastare il fenomeno, afferma Frei, sarebbe sufficiente non fornire munizioni agli uomini che prestano o hanno prestato servizio militare nell’esercito svizzero, che è un esercito di milizia. «In Svizzera, c’è questa tradizione di portarsi a casa le armi dell’esercito. Fa parte del servizio militare. Un modo per ridurre il numero di suicidi sarebbe proibire di tenere munizioni in casa».

Un fucile senza munizioni non basta a suicidarsi e pone un freno al tentativo, dando a chi vuole togliersi la vita l’occasione per ripensarci. «Suicidarsi con un’arma da fuoco è il modo più semplice per farlo», conclude Andreas Frei. «C’è il 90% di probabilità di riuscirci. Se ci si prova con altri mezzi, come per esempio il veleno, le probabilità di sopravvivere sono maggiori».

swissinfo e agenzie

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