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Linea dura per i richiedenti l’asilo «vodesi»

Una delle famiglie minacciate di espulsione e ospitate finora dal canton Vaud Keystone Archive

La maggior parte dei richiedenti l'asilo ospitati dal canton Vaud, nonostante un ordine di espulsione federale, dovranno lasciare la Svizzera.

La decisione, adottata dall’Ufficio federale dei rifugiati dopo un riesame dei dossier, è stata criticata da Amnesty International.

Sembra ormai segnato il destino di centinaia di richiedenti l’asilo che avevano potuto rimanere finora nel canton Vaud, nonostante l’ordine di espulsione decretato già da mesi dalla Confederazione.

Al termine di un lungo braccio di ferro tra le autorità federali e quelle vodesi, l’Ufficio federale dei rifugiati (UFR) ha infatti deciso che soltanto 45 persone, considerate “casi di rigore”, potranno restare anche in futuro in Svizzera. Altre 478 dovranno invece andarsene.

Tre mesi fa, il canton Vaud aveva sottoposto i dossier di 291 richiedenti l’asilo all’UFR, affinché procedesse a un nuovo esame.

Concluso questo esame, la Confederazione invita ora le autorità vodesi ad avviare, con la «massima sollecitudine», la procedura di rimpatrio delle persone tenute a lasciare la Svizzera.

Una lunga battaglia

Per anni il canton Vaud aveva perseguito una propria politica in materia d’asilo, tollerando, in contrasto con le direttive federali, il soggiorno di richiedenti l’asilo respinti con decisione passata in giudicato.

Nella primavera di quest’anno il Cantone si era dunque visto costretto a cercare una soluzione d’intesa con il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP).

Sulla base di un accordo concluso tra il DFGP e il governo vodese nel maggio del 2004, l’UFR aveva esaminato tutte le domande pendenti alla luce della normativa sui casi di rigore.

Alla fine di luglio del 2004, era stato possibile decretare l’ammissione provvisoria di 582 richiedenti l’asilo ed era stato confermato l’allontanamento di 523 persone che non adempivano i requisiti necessari.

In contropartita, il canton Vaud si era impegnato a rispettare le decisioni della Confederazione e a organizzare il rimpatrio delle persone interessate, se necessario adottando le opportune misure di coercizione.

Nuovo riesame

Nel settembre scorso, il canton Vaud aveva allestito un gruppo di lavoro misto, composto di rappresentanti delle autorità vodesi e della sezione svizzera di Amnesty International e incaricato di chinarsi nuovamente sui dossier dei richiedenti l’asilo.

Il gruppo ha riesaminato la situazione dei 523 richiedenti la cui domanda di regolarizzazione era stata rifiutata quest’estate dall’UFR ed ha trasmesso nuovamente a Berna 115 fascicoli, riguardanti 291 persone.

Dopo averli esaminati, l’UFR ritiene che 17 casi, che concernono 45 persone, giustifichino una risposta positiva, grazie ai nuovi elementi – relativi alla situazione personale – comunicati dal Cantone.

Il Cantone è ora tenuto a organizzare immediatamente la partenza delle persone obbligate a lasciare la Svizzera. Al momento sono state tuttavia rimpatriate soltanto 15 persone.

Amnesty denuncia

Amnesty International non condivide il punto di vista dell’UFR, definito «arbitrario».

Secondo l’organizzazione che si batte in difesa dei diritti umani, i casi nuovamente sottoposti a Berna corrispondono ai criteri della circolare Metzler, relativi all’integrazione, all’indipendenza finanziaria, alla durata del soggiorno e alla scolarizzazione dei bambini.

Amnesty International chiede quindi al governo del canton Vaud di riconsiderare l’accordo concluso con il DFGP.

swissinfo e agenzie

Alla fine di luglio, l’Ufficio federale dei rifugiati (UFR) aveva rilasciato un ordine di espulsione per 523 richiedenti l’asilo ospitati dal canton Vaud.
In settembre, le autorità vodesi avevano trasmesso nuovamente i dossier di 291 persone a Berna, chiedendo all’UFR di riesaminare i casi.
Al termine di questo nuovo esame, l’UFR ha deciso che 45 persone potranno rimanere in Svizzera, mentre altre 478 dovranno venir rimpatriate.

Conformemente alle disposizioni sulla ripartizione delle competenze tra Confederazione e Cantoni, spetta a questi ultimi adottare le misure di accoglienza o espulsione dei richiedenti l’asilo.

Su richiesta di un Cantone, l’Ufficio federale dei rifugiati è incaricato di valutare i dossier di persone considerate dei “casi di rigore”.

Per anni il governo vodese aveva deciso di rifiutare l’ordine di espulsione decretato dalle autorità federali nei confronti di centinaia di richiedenti l’asilo.

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