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Lo scudo è legge

Keystone

Lo scudo fiscale voluto dal governo Berlusconi è legge. La Camera ha dato il via libera definitivo con 270 voti a favore e 250 contrari. Manca solo la firma del presidente Napolitano. Buona parte dei capitali italiani depositati in Svizzera potrebbe rientrare nella vicina Repubblica.

I capitali italiani occultati in Svizzera? Ammontano a 125 miliardi di euro, come minimo. Quindi poco meno della metà di tutti quelli nascosti nei paradisi fiscali. È la stima dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.

«Eppure vuol sapere qual è il primo vero paradiso fiscale d’Europa? Non è la Svizzera, ma l’Italia». È quanto ci dice Roberto Ippolito, ex inviato de La Stampa e già responsabile delle relazioni esterne di Confindustria, ora fortunato autore di “Evasori”, libro attualissimo, e in cui tra l’altro si denuncia come in Italia i soldi non versati al fisco corrispondono al 7 per cento dell’intero PIL, il prodotto interno lordo. Una cifra colossale.

Anche per questo considera lo scudo fiscale (il terzo dell’era Tremonti) «un provvedimento gravissimo, in sostanza un condono mascherato: una beffa per i contribuenti onesti, un incoraggiamento all’evasione, in un paese dove, come denuncia la stessa Banca d’Italia, la propensione a non pagare le imposte è in aumento. E voglio ricordare che in campagna elettorale l’attuale ministro dell’economia aveva solennemente promesso che non ci sarebbero più stati condoni».

«Un provvedimento vitale per rilanciare l’economia

Approvato venerdì (2 ottobre) dalla maggioranza parlamentare di centro-destra, questo terzo scudo fiscale – con cui lo Stato spera di far cassa per tre o quattro miliardi – è stato difeso dalle forze del governo Berlusconi sostanzialmente con tre argomenti.

I capitali che rientreranno in Italia (con una penale di appena il 5 per cento) sono vitali per rilanciare l’economia nazionale in difficoltà e rimediare alla stretta creditizia delle banche.

Secondariamente, il provvedimento fa parte di una strategia anche internazionale tesa a colpire e annullare i paradisi fiscali mentre sul piano interno sta dando buoni risultati la lotta all’evasione.

E infine, il fatto che i beneficiari dello scudo non verranno perseguiti per alcuni reati penali non invalida i procedimenti già in corso e non favorisce il rientro di soldi riciclati dalla criminalità organizzata.

Un messaggio profondamente sbagliato, ha replicato in coro l’opposizione di centro-sinistra: si premia chi ha evaso e – per usare le parole del leader dell’Italia dei valori Antonio di Pietro – si «istiga a delinquere».

La mafia ringrazia?

Anche l’Associazione Nazionale dei Magistrati ha fatto sentire la sua voce critica. Abbiamo incontrato il suo segretario, Giuseppe Cascini, davanti al Palazzo di Giustizia di Roma: «Il provvedimento sullo scudo fiscale ci nega la possibilità di procedere contro reati gravissimi, come la frode fiscale, l’emissione di fatture false, l’omessa dichiarazione anche per importi elevatissimi, e il falso in bilancio. In un paese che ha un’evasione di capitali all’estero molto diffusa, già difficile da accertare e che la Banca d’Italia in realtà stima addirittura a 700 miliardi di euro, un provvedimento così generalizzato diventa, anche sotto l’aspetto giuridico, un grosso regalo a chi viola la legge».

E come giudica Cascini il fatto che per gli intermediari non vi sarà obbligo di segnalare sospetti di riciclaggio? È un pericolo se si considera, tra l’altro, che lo scudo garantisce l’anonimato a chi decide di approfittarne? «Sicuramente – risponde il magistrato – l’anonimato e l’esclusione dell’obbligo di segnalazione all’autorità anti-riciclaggio possono consentire l’utilizzazione di questo meccanismo anche per ripulire proventi di origine criminale. È vero che in un procedimento la magistratura potrà sollecitare informazioni e avere accesso alla documentazione relativa, ma è anche vero che fino a quando l’autorità giudiziaria non ha una notizia da un’altra fonte tutte quelle informazioni rimangono segrete».

Ma c’è il rischio che le varie mafie ne approfittino per ripulire e far rientrare i loro soldi riciclati? È una domanda alla quale Roberto Ippolito risponde «in modo indiretto: proprio mentre si cominciava a discutere di scudo fiscale, il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, ha segnalato che nei paradisi fiscali operano qualcosa come 320 filiali di banche italiane, e ha aggiunto: “Non sarà certo un caso”. Questo ha detto Grasso». Come a dire che se a rilevarlo è stato proprio il numero uno dell’antimafia, qualche preoccupazione è più che giustificata.

«Una deprecabile amnistia»

«Siamo tra l’altro di fronte a un vistoso paradosso», ci ha inoltre fatto notare Franco Narducci, parlamentare del Partito Democratico, eletto sulle liste all’estero e residente in Svizzera.

«Mentre la Svizzera è sotto tiro quale paradiso fiscale, l’Italia con questo provvedimento annulla l’obbligo di segnalazione per sospetto riciclaggio, obbligo che invece la Confederazione ha già da tempo. E ancora devono spiegarci come la sostanza di uno scudo fiscale, che in realtà è una deprecabile amnistia per chi ha violato la legge, possa conciliarsi con i bei discorsi del ministro Tremonti sulle nuove regole che dovrebbero moralizzare e rendere trasparente il mondo finanziario. Ci sono poi dubbi di costituzionalità. Stiamo dunque a vedere se il capo dello Stato firmerà il decreto».

Entro il 3 ottobre il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, deve decidere se questa versione di scudo fiscale sia, per quanto riguarda l’estensione ad alcuni reati societari, conforme alla Costituzione. O se abbia ragione chi, considerandola un’amnistia di fatto e de jure, vuole un voto a maggioranza qualificata. Secondo la Costituzione italiana, infatti, un’amnistia può essere decisa solo se è approvata da almeno due terzi dei membri di ciascuna Camera. Questa maggioranza qualificata, al governo Berlusconi, mancherebbe.

Aldo Sofia, Roma, swissinfo.ch

Il terzo scudo fiscale è stato approvato dalla Camera con 270 voti a favore, 250 contrari e due astensioni. L’esito della votazione era tutt’altro che scontato.

Al momento del voto erano assenti una trentina di deputati appartenenti agli schieramenti contrari alla proposta del governo di centro-destra (Partito democratico, Italia dei valori, UDC).

Al Senato, c’erano stati 140 voti favorevoli, 12 contrari e un’astensione. Il Partito democratico non aveva partecipato alla votazione per protesta contro l’allargamento dello scudo fiscale al falso in bilancio.

Il termine per aderire allo scudo è stato fissato al 15 dicembre 2009. Tra le principali novità di questo terzo pacchetto di misure figurano:

– Un’imposta straordinaria al 5% sul capitale detenuto.

Garanzie estese a una serie di reati tributari e penali, come il falso in bilancio.

– Dallo scudo fiscale è invece escluso chi ha un procedimento in corso.

– Salta l’obbligo per gi intermediari di segnalare le operazioni sospette a fini antiriciclaggio.

Rimpatrio anche per beni patrimoniali come ad esempio i gioielli o le opere d’arte.

Con il terzo scudo fiscale, le aspettative del Ministero delle Finanze italiano Giulio Tremonti sono di incassare 3-4 miliardi di euro e di far rientrare un centinaio di miliardi.

I due scudi precedenti, secondo una stima del quotidiano italiano Il Sole 24 ore, avrebbero consentito l’emersione di circa 77 miliardi di euro dei quali 31 regolarizzati in forma anonima e 46 miliardi costituiti da capitali rimpatriati.

I capitali regolarizzati depositati in Svizzera, sempre secondo la medesima fonte, sono stati di 22 miliardi, mentre quelli rientrati in Italia dalla Svizzera ammontano a circa 26 miliardi.

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