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Locarno: Pardo d’oro al film pakistano

Sabiha Sumar riceve il Pardo d'oro per "Khamosh Pani" Keystone

Il premio principale del festival del film di Locarno è stato assegnato a “Khamosh Pani” di Sabiha Sumar, una coproduzione pakistano-franco-tedesca.

Il favorito, “Gori Vatra” del regista bosniaco Pjer Zalica, ha ricevuto il Pardo d’argento.

“Il film è un medium potente” aveva detto la regista pakistana Sabiha Sumar presentando il suo primo lungometraggio, “Khamosh Pani” (Acqua cheta), al concorso del festival di Locarno.

Un medium utilizzato in questo caso per prendere posizione contro il fondamentalismo religioso nel subcontinente indiano.

Intolleranza religiosa

La pellicola narra la storia di Aisha, fatta prigioniera da un gruppo di musulmani al momento della divisione tra India e Pakistan nel 1947.

Le sue origini sikh rimangono segrete e Aisha ha una vita felice, finché dei pellegrini sikh le svelano la sua identità. Da quel momento il figlio, un islamista radicale, e i vicini si distanziano da lei.

Il film termina con il suicidio di Aisha e con il trionfo dei fondamentalisti in seguito all’ascesa al potere di Zia-ul-Haq nel 1979.

La figura della protagonista è interpretata dalla star del cinema indiano Kirron Kher. Il film – finanziato anche dalla Direzione per lo sviluppo e la cooperazione del ministero degli esteri svizzero – apre così le porte alla collaborazione fra cineasti indiani e pakistani.

Con il Pardo d’oro a “Khamosh Pani”, il festival di Locarno rimane fedele a se stesso. Ad essere premiati sono prima di tutto il realismo e l’impegno sociale della pellicola.

Intolleranza etnica

Il premio al film pakistano non era però scontato. Favorito appariva il film bosniaco “Gori Vatra”, che alla fine ha tuttavia dovuto accontentarsi del Pardo d’argento.

“Gori Vatra” è un film acuto e poetico, che affronta con molta ironia i tentativi di riconciliazione tra gruppi nazionali nell’ex-Jugoslavia, sotto la pressione finanziaria della comunità internazionale.

Il Pardo d’argento per la miglior opera prima o seconda è andato invece a “Thirteen” della statunitense Catherine Hasdewicke, un film dedicato alla pubertà tormentata, segnata da brutalità e impeto autodistruttivo, di una ragazza tredicenne.

Nel concorso video il Pardo d’oro è stato assegnato ex-aequo a “Cantata de las cosas solas” dell’argentino Willi Behnisch e allo svizzero “iXième” di Pierre-Yves Borgeaud e Stéphane Blok.

Pessimismo diffuso

Il compito della giuria internazionale, chiamata a scegliere fra 19 pellicole di 17 paesi, non è stato facile. Pur essendovi film di qualità molto diversa, il livello del concorso era analogo a quello degli anni scorsi, non eccezionale, ma senza eccessive cadute di tono.

Ciò che è emerso, in modo particolare, è il pessimismo di molte pellicole in concorso e, in generale, di molti film presenti al festival.

Molti giovani registi sembrano lavorare nella fabbrica degli incubi, più che nella fabbrica dei sogni. Se i film sono uno specchio della società, allora viviamo davvero in tempi difficili.

Piazza ambigua

Centro del festival, almeno per il grande pubblico, è rimasta anche quest’anno Piazza Grande. Le proiezioni sono state seguite da una media di 6000 spettatori.

Per la commedia britannica “Calender Girls” di Nigel Cole e per il bel documentario svizzero “Mais im Bundeshuus” di Jean-Stéphane Bron nel cinema sotto le stelle di Piazza Grande a Locarno hanno preso posto, addirittura, 9600 persone.

Pur risparmiato dai temporali, il pubblico non ha sempre gradito la programmazione. “Die Mommie Die”, dello statunitense Mark Rucker, ha guadagnato più fischi che applausi.

Sono invece piaciuti “Der Wunder von Bern” di Sönke Wortmann e “Casanova” di Federico Fellini, proiettato in piazza in occasione del decennale della morte del regista.

Troppi film

In totale durante i dieci giorni del festival sono stati proiettati nelle varie sezioni circa 440 film, un centinaio in più dello scorso anno. Tra essi anche cose ottime, come il documentario “Capturing the Friedmans” dello statunitense Andrew Jarecki.

La densità del programma non permette però di avere una visione d’insieme del festival e molte retrospettive e rassegne di alta qualità rischiano di perdersi nella massa di offerte.

È il caso, quest’anno, delle belle rassegne dedicate al jazz (116 film), ai diritti umani (90 film) e a Cuba e degli omaggi a Friedrich Dürrenmatt, Alexander J. Seiler, Katherine Hepburn.

Ken Loach e Locarno

Curioso e un po’ irritante il fatto che non sia stata dedicata una retrospettiva a Ken Loach, premiato con il Pardo d’onore. Solo “Raining Stones”, del 1993, è stato proiettato in piazza a mezzanotte: copyright oblige.

E sì che Loach è un vecchio frequentatore del festival. Premiato nel 1973 per “Family Life”, il regista inglese è tornato altre cinque volte a Locarno, per esempio con “Riff Raff” nel 1991 e “Terra e libertà” nel 1995.

Film svizzeri convincenti

Buono il bilancio del cinema svizzero. Accanto al film in concorso “Au sud des nuages” di Jean-François Amiguet e ai film della piazza “Mein Name ist Bach” di Dominique de Rivaz e “Mais im Bundeshuus”, hanno convinto “Hans im Glück” di Peter Liechti, “Skinhead Attitude” di Daniel Schweizer e il debutto di Anna Luif “Little Girl Blue”.

Limiti della crescita

Alla fine rimane però come sempre la sensazione di aver mancato molti film interessanti, magari fondamentali. La direttrice Irene Bignardi, da noi interpellata, è dal canto suo soddisfatta e ritiene ingiustificate le critiche alla programmazione.

Il festival ha però raggiunto i limiti delle sue possibilità di espandersi. Neppure la direttrice sa come sarà il festival 2004.

Ora si fa’ un mese di vacanze. Poi, si vedrà.

swissinfo, Hanjörg Bolliger, Locarno
(traduzione e adattamento: Andrea Tognina)

I premi

Pardo d’oro: “Khamosh Pani” di Sabiha Sumar (Pakistan)

Pardo d’argento: “Gori Vatra” di Pjer Zalica (Bosnia-Herzegovina)

Premio speciale della giuria: “Maria” di Calin Netzer (Romania)

Pardo d’argento opera prima o seconda: “Thirteen” di Catherine Hardwicke (USA)

Pardo migliore attrice: ex aequo a Holly Hunter (Thirteen), Diana Dumbraya (Maria), Kirron Kher (Khamosh Pani)

Pardo miglior attore: Serban Ionescu (Maria)

Primo premio giuria ecumenica: “Khamosh Pani” di Sabiha Sumar (Pakistan)

Premio del pubblico: “Das Wunder von Bern” di Sönke Wortmann (Germania)

Concorso video: ex aequo a “Cantata de las cosas solas” di Willi Behnisch (Argentina) e “iXième” di Pierre-Yves Borgeaud e Stéphane Blok (Svizzera).

Pardi di domani: “Meyers” di Steven Hayes (sezione svizzera) e “Viktor och hans Bröder” di Marten Klingberg (sezione scandinava)

Primo premio giuria dei giovani: “Spring, Summer, Fall, Winter and Spring” di Kim Ki-Duk (Corea del sud)

Premio Settimana della critica: “The Weather Underground” di Sam Green e Bill Siegel (USA)

Locarno 2003:
190’000 spettatori (2002: 180’000)
10 giorni, 440 film, 840 ore di proiezione
Concorso: 19 film di 17 paesi, 1 film svizzero
Sezione speciale jazz: 116 film
Sezione speciale diritti umani: 90 film

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