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Make-up per il calcio svizzero

Le novità sono state annunciate venerdì dal direttore della Lega nazionale, Edmond Isoz (a sinistra), e il presidente Jean-François Kurz Keystone

Una lega professionale con 10 squadre e 36 partite, e una promozionale con 16 squadre e 30 partite: sono le grandi novità del nuovo campionato.

Dalla formula Rumo a quella…Isoz. In mezzo, 15 anni di calcio svizzero che si è dibattuto in playoff e playout, ma che alla fine ha scelto di cambiare la sua formula magica. Niente più linea rossa che delimita le 8 squadre che lottano per il titolo e le 4 che si giocano – con le migliori 4 cadette – la permanenza nell’elite del calcio svizzero. La famosa barra va in…fuorigioco. Si ritorna ad un torneo classico, con la soppressione del turno finale e la divisione dei punti. Il primo sarà dichiarato campione svizzero, tanto facile quanto semplice. Complessivamente si porteranno i club da 24 (12 in LNA e 12 in LNB) a 26, al fine di garantire una miglior copertura geografica. L’allargamento della base (16 squadre) verrà effettuata a detrimento dell’élite, ridotta a 10 club.

Un torneo classico per guardare al futuro

Il parto è stato lungo e travagliato ma alla fine il neonato campionato verrà alla luce tra 17 mesi. “Economicamente la vecchia formula non era più sostenibile”, spiega Edmond Isoz, direttore della Lega Nazionale, “la lotta per entrare nel novero delle 8 squadre che si giocavano il titolo ha finito per pesare troppo sulle finanze dei club. La Svizzera non possiede il potenziale per mantenere 12 squadre professioniste”.

Se il nuovo concetto, oltre a migliori infrastrutture (costruzione, dopo Basilea, di stadi a Ginevra, Berna e San Gallo), dovrebbe permettere di vendere meglio il prodotto calcio verso i potenziali sponsor, il ruolo della Lega Nazionale sarà completamente rivisto. “La nuova Lega Promozionale”, continua Isoz, “assicurerà una migliore penetrazione regionale. In questo caso sarà importante rivalorizzare il torneo, fissando ad esempio, un orario unico, magari il venerdì sera”.

Riforma necessaria per evitare crisi

Riassumendo: a luglio partirà il torneo di transizione, che vedrà quindi le 12 squadre di LNA lottare fino a novembre, per entrare nelle prime 8 che si giocheranno il titolo. Le ultime 4 di LNA affronteranno – e questa è la novità – solo le migliori 2 del torneo cadetto. Sei squadre che si troveranno a lottare per due soli posti nella Lega Professionale. Le 10 compagini di LNB lotteranno tra loro in un torneo che non prevede però retrocessioni.

Yverdon, Neuchâtel e Winterthur unici contrari

La riforma ha trovato soltanto 3 club contrari: Yverdon, Neuchâtel Xamax e Winterthur, i quali sono convinti che il ribaltone proposto da Isoz sia l’inizio della…fine per le squadre cadette. I pomo della discordia? Semplice: dal 2003, chi vincerà il torneo Promozionale sarà automaticamente promosso nella Lega Professionale a condizione di adempiere criteri finanziari precisi.

E qui c’è la patata bollente: serve un budget di almeno 4,5 milioni di franchi, a fronte di un indebitamento massimo di 500 mila franchi. A titolo di paragone va segnalato che tra le quattro compagini che partecipano attualmente al torneo per salire in LNA (Wil, Winterthur, Delémont e Thun) nessuna può contare su un budget di 4,5 milioni.

Il paradosso svizzero: Paul André Cornu non ci sta

Paul-André Cornu, istrionico e vulcanico presidente dell’Yverdon, ha un diavolo per capello: per lui la riforma “è aberrante e coincide con la morte della Lega Nazionale B. Essa infatti non avrà più nessun senso: è un progetto che non comporta alcuna visione economica. Come lavorare senza obiettivi?”

Qual è allora la ricetta magica di Cornu? “Sono per 10 club in alto (professionisti) e altrettanti in basso (dilettanti), con due campionati per stagione, secondo il modello brasiliano ed argentino”, conclude Cornu. “L’idea è di introdurre un movimento permanente, con due squadre promosse e altrettante relegate ogni sei mesi. I promossi non avrebbero nessun grande investimento da sostenere: è l’unica via d’uscita per diventare più credibili verso gli sponsor”.

Filippo Frizzi

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