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Mancate rielezioni e dimissioni dal Governo svizzero

immagine che raffigura i busti di sette uomini membri del consiglio federale nel 1848
Il primo Consiglio federale del 1848 con Ulrich Ochsenbein, Jonas Furrer, Daniel-Henri Druey (da sinistra a destra sullo sfondo), Friedrich Frei-Herose, Wilhelm Matthias Naeff, Stefano Franscini e Martin Muenzinger (da sinistra a destra in primo piano). Keystone

La pressione sul presidente della Confederazione Alain Berset sta crescendo: non sarebbe il primo membro del Consiglio federale a essere costretto a rinunciare all'incarico governativo.

La Svizzera non conosce il voto di sfiducia. Il Parlamento viene eletto ogni quattro anni e una delle prime cose che fa il nuovo legislativo è eleggere i membri del Governo federale. Solo a quel momento – la prossima volta sarà nel dicembre 2023 – i/le consiglieri/e federali possono non essere rieletti/e per un nuovo mandato.

Mancate rielezioni in Consiglio federale nel XIX secolo

La mancata rielezione di uno o più membri del Consiglio federale non è un dramma: è un processo del tutto legittimo nella democrazia liberale che esiste in Svizzera fin dalla Costituzione federale del 1848. Nei decenni che hanno fatto seguito alla creazione dello Stato federale, la mancata rielezione di consiglieri federali rientrava nella logica del sistema politico: i radicali avevano la maggioranza assoluta in Parlamento e decidevano chi di loro doveva sedere nel Governo.

Tuttavia, questo dominio dei radicali non ha impedito a due dei loro membri di non essere rieletti. Il bernese Ulrich Ochsenbein – unitosi ai conservatori per opportunismo, nominato consigliere federale nel 1848 – non è stato rieletto nel 1854 perché i radicali non avevano più fiducia in lui. Nel 1872, il ginevrino Jean-Jacques Challet-Venel non è stato nominato per un nuovo mandato a causa della sua opposizione alla riforma della Costituzione federale.

ritratti di Ulrich Ochsenbein e Jean-Jacques Challet-Venel
Non sono stati rieletti: Ulrich Ochsenbein (1854) e Jean-Jacques Challet-Venel (1872). Keystone

Le cose sono cambiate alla fine del XIX secolo, quando il Parlamento si è diviso in diverse fazioni e i cattolici conservatori sono entrati nel Governo.

80 anni senza attacchi

Dal 1919, il Consiglio nazionale (la camera bassa del Parlamento o Camera del popolo) viene eletto con il sistema proporzionale. Da allora, nessun partito ha avuto la maggioranza assoluta nell’Assemblea federale. La mancata rielezione di un consigliere federale è quindi diventata più difficile e rischiosa.

Ci sono voluti 80 anni prima di assistere al primo tentativo di mancata rielezione di un membro del Governo federale: nel 1999, l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) presenta la candidatura del suo leader Christoph Blocher. Si tratta di un attacco contro i due seggi socialisti in Governo. L’UDC non riesce nel suo intento, anche se, in termini puramente matematici, avrebbe diritto a un secondo seggio dopo la chiara vittoria alle elezioni federali del 1999.

Il cambiamento avviene quattro anni più tardi, dopo le federali del 2003. L’UDC è di gran lunga il partito più grande della Svizzera e ripropone la candidatura di Blocher, che stavolta viene eletto a scapito della popolare democratica Ruth Metzler. Nel 1999, Metzler era diventata la più giovane consigliera federale in più di 120 anni di storia e, quattro anni dopo, è stata il primo membro del Governo nazionale a non essere rieletto da oltre un secolo.

gente in parlamento
10 dicembre 2003: membri del gruppo parlamentare dell’UDC osservano la consigliera federale Ruth Metzler lasciare la sala del Consiglio nazionale dopo la sua mancata rielezione. Keystone

Christoph Blocher rimane consigliere federale fino al 2007. Poi incontra la stessa sorte di Metzler: la mancata rielezione. Al suo posto, il Parlamento elegge Eveline Widmer-Schlumpf, fino ad allora ministra delle finanze democentrista nel Cantone dei Grigioni. L’UDC reagisce prontamente espellendo Widmer-Schlumpf dal partito. Una parte dell’UDC fonda in seguito il più moderato Partito borghese democratico (PBD), al quale aderisce anche Widmer-Schlumpf. Successivamente, il PBD si unisce con i popolari democratici per formare il nuovo partito “Alleanza del Centro”.

persone in parlamento
Il consigliere federale Christoph Blocher (secondo da destra) poco prima dell’elezione del 12 dicembre 2007 che gli è costata il seggio nel Consiglio federale. Peter Klaunzer/Keystone

È già successo che il Parlamento non elegga la persona ufficialmente candidata. Tuttavia, non quando la candidata o il candidato – come Blocher – era già membro del Governo nazionale.

Die SVP-Fraktion nach der Blocher-Abwahl
12 dicembre 2007: momenti difficili per i/le rappresentanti dell’UDC dopo la mancata rielezione del loro ministro Christoph Blocher. Peter Klaunzer/Keystone

Membri del Governo costretti alle dimissioni

Tuttavia, Christoph Blocher e Ruth Metzler non sono gli unici ad aver lasciato il Consiglio federale contro la propria volontà. Nel XX secolo, due consiglieri federali furono costretti a dimettersi. Nel 1917, il consigliere federale Arthur Hofmann lanciò un’iniziativa personale per favorire una pace separata tra Germania e Russia. Dovette dimettersi perché con questa iniziativa avrebbe compromesso la neutralità della Svizzera.

Motivi di politica estera portarono anche alle dimissioni del vodese Marcel Pilet-Golaz nel 1944. In quanto amico delle potenze dell’Asse, si era spinto troppo in là ed era quindi diventato un ostacolo alla normalizzazione delle relazioni con l’Unione Sovietica.

Dimissioni dal Consiglio federale dopo uno scandalo

Altri due consiglieri federali hanno dovuto porre fine alla loro carriera politica a causa di scandali politici.

Nel 1966, il capo del dipartimento militare Paul Chaudet fu coinvolto nella cosiddetta vicenda “Mirage”, scoppiata in seguito all’enorme sforamento dei costi per l’acquisto di questi caccia di fabbricazione francese. I radicali decisero di non candidarlo alla vicepresidenza della Confederazione perché temevano ripercussioni negative sulle elezioni federali del 1967. Chaudet si dimise poi dall’incarico.

La liberale radicale Elisabeth Kopp è stata la prima donna a far parte del Consiglio federale dal 1984 al 1989.  Nel dicembre 1988, ammise di aver informato il marito di un’indagine penale a carico di una società di cui era vicepresidente e poco dopo annunciò le sue dimissioni.

Dimissioni dal Consiglio federale dopo una sconfitta politica

Anche una sconfitta in votazione popolare può spingere un membro del Consiglio federale a lasciare l’incarico. Il socialista Max Weber si dimise nel 1953 dopo che la sua riforma finanziaria fu respinta alle urne. Il radicale Heinrich Häberlin lasciò da parte sua l’incarico nel 1934 dopo che una legge sulla sicurezza dello Stato venne bocciata dall’elettorato.

In seguito al fallimento di questa “Lex Häberlin”, il ministro Jean-Marie Musy pose un ultimatum al Consiglio federale, chiedendo di approvare il suo programma sulla sicurezza nazionale. Di fronte al rifiuto dei suoi colleghi, Musy dimissionò. Il politico della destra nazionalista e conservatrice coltivò successivamente relazioni con il Movimento nazionale svizzero, filonazista, fino alla Seconda Guerra Mondiale.

Questo articolo del 2003 è stato ampiamente rimaneggiato nel 2023.

Traduzione dal tedesco di Luigi Jorio

Leggi anche la nostra intervista al presidente della Confederazione Alain Berset realizzata a inizio anno:

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