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Il servizio pubblico sotto pressione politica

Gli argomenti del direttore generale della Società svizzera di radiotelevisione (SSR) Roger De Weck in difesa di un servizio pubblico forte hanno suscitato reazioni controverse. Daniel Winkler/13 Photo

L'abolizione del canone per radio e tv in Svizzera e il ruolo del servizio pubblico nei media sono fra i temi scottanti all'ordine del giorno delle Camere federali, nella sessione in corso a Berna. Di fronte alle denunce della destra e di media privati contro il monopolio della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), il direttore generale di quest'ultima, Roger de Weck, sottolinea la necessità di un servizio pubblico forte per la coesione nazionale in un paese multiculturale.

Aspri dibattiti sono attesi soprattutto martedì alla Camera del popolo, quando i deputati discuteranno il rapporto del governo federale sulla verifica della definizione e delle prestazioni del servizio pubblico della SSR. L’esecutivo elvetico raccomanda di mantenere, grosso modo, il modello attuale. Una posizione sposata dalla Camera dei cantoni.

Diverso l’atteggiamento della Camera del popolo, che ha rinviato la discussione e chiesto per informazioni complementari. Nel mirino di buona parte dei deputati di destra e rappresentanti degli interessi di alcuni media privati c’è la SSR, ente non-profit finanziato principalmente con i proventi del canone.

Gli oppositori lamentano che la SSR, con i suoi 28 canali radiofonici e televisivi in quattro lingue nazionali – tedesco, francese, italiano e romancio – e diverse piattaforme online, tra cui swissinfo.ch, ha una posizione di monopolio a scapito dei media privati. I critici sostengono anche che i programmi politici della SSR sono orientati a sinistra o troppo filogovernativi.

C’è chi spara a zero sul canone

Nel solco delle ostilità nei confronti della SSR, un comitato composto di membri delle sezioni giovanili dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e del Partito liberale radicale (destra) ha lanciato con successo un’iniziativa popolareCollegamento esterno che chiede la fine del sistema di finanziamento attraverso il canone radiotelevisivo. Depositata nel dicembre 2015 con oltre 112mila firme valide, l’iniziativa “Abolizione del canone Billag” è ora all’esame del parlamento.

La prima Camera che se n’è occupata – il Consiglio degli Stati – l’8 marzo l’ha silurata. Pur puntualizzando che il no all’iniziativa non significa un assegno in bianco per la SSR, i senatori l’hanno bocciata, giudicando che la sua realizzazione avrebbe solo effetti negativi sulla qualità e la pluralità dell’offerta mediatica in tutte le regioni linguistiche del paese, indispensabili per la coesione nazionale e la democrazia.

Nella sessione estiva il testo passerà all’esame dell’altra Camera – il Consiglio nazionale – dove riceverà sicuramente qualche sostegno. È però altamente improbabile che riesca ad ottenere una maggioranza.

L’ultima parola spetterà in seguito al popolo.

Scende in campo il direttore della SSR

In un’intervista ad ampio raggio al settimanale zurighese NZZ am Sonntag, pubblicata in febbraio, il direttore generale della SSR Roger de Weck, che il prossimo autunno andrà in pensione, ha perorato la causa di un’informazione trasparente e imparziale per i cittadini, il rispetto delle minoranze, il ruolo cruciale dei media pubblici per la coesione della società svizzera e la promozione della cultura.

Roger de Weck ha deplorato il fatto che questi valori ereditati dal secolo dei Lumi stiano perdendo terreno nel mondo occidentale e che diventi sempre più difficile finanziare il giornalismo di qualità. “Qualsiasi indebolimento del giornalismo indebolisce la democrazia, che si basa su un’opinione pubblica illuminata”, ha commentato.

Coesione

Il direttore generale della SSR ha sottolineato l’importanza di quest’ultima in un paese con diverse lingue, culture e tradizioni. Replicando alle critiche di chi reputa il canone troppo elevato, ha rammentato che gli introiti provenienti dalla maggioranza tedescofona servono anche a finanziare parte dei programmi nelle altre lingue nazionali.

“Senza questa compensazione finanziaria all’interno della SSR, la Svizzera tedesca sarebbe privilegiata in termini di media, mentre le tre minoranze sarebbero penalizzate. Sono convinto che la volontà elvetica di compensazione sia una condizione per la stabilità del nostro paese e quindi del successo economico”, ha affermato.

Roger de Weck ha pure respinto le critiche di coloro che sostengono che i media privati sono in grado di soddisfare il mandato di un fornitore di servizio pubblico e ha indicato che la SSR potrebbe essere disposta a discutere di un modello che limiti le sue entrate pubblicitarie televisive.

Secondo de Weck, la Svizzera ha un buon sistema di media pubblici e il rischio che essi diventino un portavoce del governo e dei politici è minimo rispetto a emittenti pubbliche in altri paesi europei.

Egli mette in guardia contro partiti politici – senza specificare quali – che cercano di utilizzare la SSR per i propri fini. “Coloro che cercano di guadagnare influenza politica minano il ruolo dei media come quarto potere in una democrazia. (… ..) Se delle forze politiche dovessero rilevare un media dopo l’altro, ciò non andrebbe a vantaggio né del mercato mediatico né della democrazia”.

Critiche

L’intervista ha suscitato reazioni contrastanti tra i lettori, sia nelle lettere inviate al domenicale zurighese che sui social network. Mentre secondo taluni l’indipendenza finanziaria della radio e della televisione dalla politica è fondamentale, altri dubitano apertamente dell’indipendenza della SSR da influenze politiche.

“La SSR indipendente dalla politica: la barzelletta del giorno vi viene presentata da un dipendente della SSR”, afferma per esempio sarcasticamente il seguente commentatore.

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“Esattamente: si deve porre fine alla dipendenza di radio e tv dalla politica”, si rincara su un altro account twitter.

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Roger de Weck è stato anche accusato di avere strumentalizzato televisione pubblica svizzera di lingua tedesca SRF. “Sotto la sua direzione la SRF è diventata uno strumento di propaganda e di educazione popolare”, ha scritto qualcuno.

Diversi lettori sembrano aver colto l’occasione per fare campagna in favore dell’iniziativa popolare per l’abolizione del canone radiotelevisivo. E c’è anche chi chiede che la SSR sia “ridotta al minimo assoluto”.

E voi cosa ne pensate? Animate il dibattito democratico, scrivendoci i vostri commenti.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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