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Mercato elettrico, avviato il dialogo tra Berna e l’Ue

La Svizzera e l'Ue si attendono vantaggi dall'apertura del mercato elettrico Ex-press

Giovedì a Bruxelles ha avuto luogo il primo incontro in vista della definizione di un accordo bilaterale sul mercato dell'elettricità. Nonostante le buone premesse, i negoziati si annunciano però complessi.

L’accordo consentirebbe alla Svizzera di accedere a pieno titolo al mercato europeo, consolidando nel contempo il suo ruolo come piattaforma di interscambio.

Per la prima volta dopo la conclusione degli accordi bilaterali II nel 2004, rappresentanti della Svizzera e dell’Unione europea (Ue) hanno avviato giovedì a Bruxelles le discussioni in merito a un nuovo, importante dossier: il mercato dell’elettricità.

«Si è trattato di una discussione molto amichevole e costruttiva», ha dichiarato al termine dell’incontro il portavoce del commissario europeo responsabile per l’energia Andris Piebalgs. Nel comunicato stampa diffuso dalla Commissione europea, la Svizzera viene inoltre definita «un partner importante» per il buon funzionamento del mercato europeo dell’eletticità. Anche il direttore dell’Ufficio federale dell’energia (UFE) Walter Steinmann ha sottolineato la «positiva atmosfera» che ha caratterizzato le discussioni.

Soluzioni pragmatiche

«Intendiamo procedere in maniera pragmatica e cercare soluzioni laddove una delle due parti lo ritiene necessario», ha dichiarato Steinmann; egli ha aggiunto che la questione della forma dell’accordo, e quella delle modalità d’applicazione della regolamentazione europea, non costituiscono al momento una priorità.

Il reale grado di flessibilità dell’Unione europea potrà essere valutato più chiaramente quando saranno iniziate le trattative vere e proprie. Il mandato negoziale dell’Ue prevede infatti la ripresa delle normative europee, ciò che non manca di suscitare timori in Svizzera.

Accordi a lunga scadenza

Per Berna, è soprattutto importante garantire i contratti concernenti l’importazione di energia atomica dalla Francia; alcuni di essi proseguono fino a oltre il 2020. Questo accordi sono infatti osteggiati dall’Ue, in quanto ritenuti un ostacolo alla concorrenza.

A tal proposito, Walter Steinmann sottolinea che «anche gli Stati dell’Ue, all’inizio della liberalizzazione, hanno potuto far valere come eccezioni i propri contratti a lungo termine».

Un’eventuale liberalizzazione del mercato consentirebbe inoltre ai fornitori europei di accedere alle linee di trasmissione dell’energia attraverso il Paese, ciò che costituirebbe una concorrenza per l’industria elvetica. Le esportazioni di elettricità, per esempio verso l’Italia, hanno infatti fruttato nel 2006 oltre un miliardo di franchi.

Grandi e piccoli consumatori

La Svizzera auspica inoltre il riconoscimento reciproco delle certificazioni concernenti l’energia prodotta conformemente a criteri di sostenibilità ambientale, ciò che le permetterebbe di inserirsi nel mercato europeo dell’energia ecologica, attualmente in pieno sviluppo.

Da ultimo, dovranno essere definiti i dettagli concernenti l’apertura dei rispettivi mercati. Dal momento che in Svizzera, perlomeno in un primo tempo, a beneficiare della liberalizzazione saranno soprattutto i grandi consumatori, le economie domestiche non potranno – a breve termine – acquistare la propria energia nell’Ue.

Esse potranno comunque beneficiarne indirettamente, dato che le aziende elettriche locali avranno comunque questa opportunità.

Simon Thönen, Bruxelles
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

A titolo di esempio, nel 2005 il maggior produttore nazionale di energia elettrica (38%) è risultato essere l’insieme delle centrali nucleari. Seguono le centrali ad accumulazione con il 30% circa della produzione nazionale di elettricità, e le centrali ad acqua fluente con il 26% circa; gli impianti termici convenzionali hanno contribuito con il 5% circa.

La Svizzera è ora intezionata a concludere un accordo bilaterale con l’Ue concernente il mercato elettrico. Esso dovrebbe garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, regolare l’apertura dei mercati e la promozione delle energie rinnovabili.

Combustibili derivati dal petrolio: 24,5%;
Carburanti derivati dal petrolio: 31,6%;
Elettricità: 23,4%;
Gas naturale: 12%;
Altro: 8,5%

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