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Merz difende il suo operato

Keystone

I due ostaggi svizzeri rientreranno in patria la settimana prossima: lo ha assicurato venerdì il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz, il quale ha poi giustificato il viaggio in Libia, dove si è scusato per l'arresto a Ginevra di Hannibal Gheddafi.

Merz ha fatto presente che la trasferta di giovedì era stata preparata per oltre un mese e tenuta segreta in quanto il tema era «delicato». Il governo svizzero – ha aggiunto – ne era al corrente, sebbene l’accordo firmato a Tripoli non sia stato sottoposto all’esecutivo.

Il presidente della Confederazione ha affermato di essersi convinto della necessità di agire in quanto la situazione era «completamente bloccata» da oltre un mese.

Secondo le autorità ginevrine, ha proseguito Merz, l’agire nei confronti Hannibal Gheddafi e di sua moglie è stato corretto. Per la Libia, invece, il comportamento nei confronti dei suoi cittadini «viola i diritti umani».

Conditio sine qua non

Le scuse formulate – ha sottolineato Merz – erano la conditio sine qua non per sbloccare la situazione e consentire il rientro in patria dei due cittadini svizzeri trattenuti dalle autorità libiche. «La ministra degli esteri Calmy-Rey era al corrente di ciò che avrei fatto a Tripoli per uscire da questo vicolo cieco. Del resto lei stessa si era recata in Libia senza ottenere risultati. Questa era dunque l’unica via percorribile».

Interpellato in merito al suo rientro in Svizzera senza gli ostaggi, Merz ha risposto dicendosi convinto che i due cittadini elvetici rientreranno la settimana prossima, o in ogni caso entro il 1° settembre come promesso dal primo ministro libico. «Devono ancora essere espletate alcune formalità», ha spiegato Merz, precisando che i libici gli hanno promesso oralmente che i due svizzeri saranno rilasciati nei prossimi giorni.

Hans-Rudolf Merz ha ribadito di assumersi la piena responsabilità di questa sua iniziativa. Se i due rossocrociati non saranno rilasciati, il presidente della Confederazione ha promesso di ritornare in Libia. Rispondendo a una domanda, il ministro delle finanze ha poi aggiunto che, in caso di fallimento, «avrò perso la faccia».

Tribunale arbitrale…

L’accordo tra Svizzera e Libia per porre fine al contenzioso bilaterale dopo la vicenda Gheddafi, apertasi con l’arresto a Ginevra del figlio del colonnello libico il 15 luglio 2008, è stato redatto in sette punti. Il testo, redatto in inglese ed arabo, è stato firmato dal presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz e del primo ministro libico Al Baghdadi Ali Al Mahmudi.

Nel primo punto l’accordo precisa che il governo elvetico deve scusarsi pubblicamente e ufficialmente per l’arresto ingiustificato ed inutile (unjustified and unnecessary arrest) di un diplomatico libico (Hannibal Gheddafi) e della sua famiglia da parte della polizia ginevrina «e di altri funzionari svizzeri».

Secondariamente Berna e Tripoli accettano di istituire un tribunale arbitrale composto di tre giudici al fine di indagare sulla vicenda. Le due parti designeranno ciascuna una personalità proveniente da uno Stato terzo indipendente entro i primi dieci giorni dalla firma dell’accordo.

I due giudici sceglieranno in seguito un terzo magistrato che presiederà il tribunale. Se non vi sarà consenso entro 30 giorni, il terzo giudice sarà designato dal presidente della Corte internazionale di giustizia (il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite).

Le due parti si suddivideranno inoltre i costi del tribunale, la cui sede sarà Londra. La corte, che lavorerà in inglese, dovrà applicare le leggi nazionali e internazionali appropriate e dovrà pronunciare una decisione entro 60 giorni dall’inizio delle procedura arbitrale.

Stando al terzo punto, le autorità svizzere competenti prenderanno le misure necessarie contro i responsabili della vicenda se il tribunale concluderà che sono stati compiuti atti ingiusti.

…e possibili sanzioni

Il punto quattro stipula infatti che, in presenza di atti penalmente reprensibili o violazioni della legge, la Svizzera si impegna a perseguire il o i responsabili. In questo caso, la Libia ha il diritto di essere informata sulle procedure adottate e di verificarle.

Il quinto punto precisa che se il tribunale proverà le responsabilità civili o penali di funzionari svizzeri, la Confederazione dovrà pagare una compensazione stabilita dal tribunale al beneficio delle vittime della vicenda o di un’organizzazione di loro scelta.

Con il punto sei, la Svizzera si impegna affinché un caso analogo non si riproduca in futuro con cittadini o funzionari libici.

Infine, le due parti normalizzano le loro relazioni con la ripresa delle attività consolari, il rilascio di visti di entrata e uscita per cittadini svizzeri e libici, la ripresa degli scambi economici e commerciali e dei collegamenti aerei.

A questo proposito, Swiss ha comunicato venerdì l’intenzione di non riprendere i collegamenti aerei con Tripoli, anche ora che il contenzioso con la Libia è stato risolto. La compagnia ha anche chiuso il suo ufficio nella città africana, spiegando che la decisione è motivata anche dallo scarso interesse dei viaggiatori per questa destinazione.

Critiche da Ginevra

L’esecutivo ginevrino si è espresso a sua volta in merito al caso Hannibal Gheddafi. In un comunicato diffuso venerdì, il Consiglio di Stato ribadisce la sua fiducia nella giustizia cantonale – che ha agito «nel pieno rispetto del nostro diritto» – e nella polizia, che ha eseguito gli ordini.

Il governo cantonale esprime inoltre preoccupazione riguardo alla clausola dell’accordo concluso con la Libia «che affida ad un tribunale arbitrale straniero il diritto di designare i “colpevoli” in seno alle autorità e alla polizia ginevrine». Il Consiglio di Stato annuncia a tal proposito di volersi opporre a «qualsiasi azione che non sia rigorosamente conforme alle libertà individuali garantite dalla Costituzione ginevrina».

Il Consiglio di Stato si è inoltre rivolto alla Conferenza dei governi cantonali per sollecitare il sostegno degli altri cantoni. A suo parere, la Confederazione, «senza dapprima informarne il Cantone, lascia quest’ultimo da solo di fronte alle future decisioni di un tribunale arbitrale straniero».

Durante la conferenza stampa, Merz ha dal canto suo invitato il Cantone di Ginevra a «collaborare», per non compromettere la risoluzione della situazione.

swissinfo.ch e agenzie

15 luglio 2008: Hannibal Gheddafi e la moglie Aline sono arrestati a Ginevra in seguito a una denuncia per maltrattamenti di due loro domestici. Incriminati per lesioni semplici, minacce e coazione, due giorni dopo vengono rimessi in libertà provvisoria contro il versamento di una cauzione di 500mila franchi.

19 luglio 2008: Due cittadini svizzeri sono arrestati in Libia. Alcune società svizzere in Libia sono costrette a chiudere. La compagnia aerea Swiss è obbligata a ridurre il numero di collegamenti con Tripoli.

23 luglio 2008: La Libia minaccia di bloccare le forniture di greggio alla Svizzera. Berna istituisce una cellula di crisi e invia in Libia una delegazione diplomatica.

29 luglio 2008: I due svizzeri incarcerati in Libia sono liberati su cauzione, ma non possono lasciare il paese.

2 settembre 2008: La procedura penale contro la coppia Gheddafi è classata in seguito al ritiro della denuncia da parte dei due domestici. Il procuratore generale del canton Ginevra Daniel Zappelli annuncia l’archiviazione del caso.

9 aprile 2009: La Libia denuncia le autorità ginevrine. Tripoli giudica l’arresto contrario alla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e la cauzione “astronomica”. Al canton Ginevra viene chiesto un risarcimento per danni materiali di oltre 474’000 franchi, nonché un indennizzo per torto morale di 20’000 per ognuno dei coniugi e di 10’000 franchi per il figlio, nato poco tempo dopo l’episodio.

20 agosto 2009: In visita a sorpresa a Tripoli, Hans-Rudolf Merz presenta le scuse alla Libia per l’arresto di Hannibal Gheddafi. In cambio riceve una promessa di rilascio dei due cittadini elvetici e la garanzia di un ripristino delle relazioni consolari ed economiche.

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