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Messe di firme contro gli alimenti transgenici

Il momento della consegna delle firme davanti a Palazzo federale, a Berna Keystone

Il Parlamento ha rifiutato una moratoria di cinque anni sull’utilizzazione di organismi geneticamente modificati nell’agricoltura. Ma sarà il popolo a dire l’ultima.

Lanciata da contadini, consumatori e ambientalisti, l’iniziativa «Stop OGM» ha raccolto le necessarie firme in tempo record.

L’iniziativa, lanciata da ambienti di difesa dei consumatori e dei contadini, intende bloccare per cinque anni la disseminazione di prodotti geneticamente modificati (OGM) nell’ambiente.

La moratoria scatterebbe subito dopo l’eventuale accettazione dell’iniziativa che fermerebbe l’uso commerciale ma non la sperimentazione di OGM.

L’iniziativa “Stop OGM” ha raccolto 121.322 firme in soli sette mesi soprattutto nei grossi cantoni della Svizzera tedesca (Zurigo, Basilea e Berna). Svizzera romanda e Ticino hanno procurato circa un sesto delle firme raccolte.

Se l’iniziativa fosse accettata, i consumatori avrebbero la garanzia di non trovare organismi geneticamente modificati nel loro piatto fino al 2010. L’iniziativa chiede infatti una moratoria di cinque anni nell’uso di piante transgeniche nell’agricoltura, nell’orticoltura e nella silvicoltura.

Per il deputato ecologista Fernand Cuche, si tratta di una misura preventiva indispensabile. Un organismo geneticamente modificato disseminato nella natura contamina inevitabilmente le altre colture e diventa dunque impossibile mantenere sistemi di produzione senza OGM. Per Cuche “bisogna concedersi il tempo necessario per valutare i rischi.”

La ricerca non toccata

La moratoria si estende anche agli animali, si legge in una nota del comitato, qualora essi servano per la produzione di commestibili. Toccata anche l’importazione di mangimi per animali: è il caso di semi di soia o granoturco contenenti OGM.

L’iniziativa riguarda soprattutto il lato commerciale legato alla tecnologia genetica, mentre non intende impedire la ricerca in questo settore. La semina di organismi geneticamente modificati potrà essere realizzata se sarà limitata nel tempo e nello spazio.

Un largo appoggio

L’iniziativa gode di un appoggio molto largo, che va da dai contadini alle associazioni di protezione dei consumatori, passando dalle organizzazioni di aiuto e i movimenti per la difesa dell’ambiente.

Tra le organizzazioni che sostengono l’iniziativa figurano Biosuisse, Pro Natura, Swissaid, WWF svizzera, Dichiarazione di Berna, i Verdi e la Fondazione per la protezione dei consumatori.

Gli ambienti economici contrari

Ma la battaglia è lungi dall’essere vinta. L’associazione mantello degli ambienti economici ritengono che l’iniziativa sia “nociva per la piazza economica svizzera”.

Decretare un divieto d’importare semenze geneticamente modificate potrebbe esporre la Svizzera a sanzioni commerciali. Economiesuisse mette in guardia anche dal pericolo di una denuncia presso l’Organizzazione mondiale del commercio. La Svizzera avrebbe problemi anche con l’Unione europea, che si appresta a togliere la moratoria attuale ancorata nel diritto comunitario.

Sei prodotti già autorizzati

Attualmente, in Svizzera è permesso importare e commercializzare la soia «Roundup Ready» e il mais «Mon 810 Maisgard» di Monsanto, come pure il mais «Bt 11» e «Bt 176 Maximizer» di Novartis.

Godono di autorizzazione anche le vitamine B2 di Roche e la B12 de Rhône-Poulenc Rorer, preparati utilizzati come come additivi. Indispensabili al corpo umano, queste vitamine non sono di per sé geneticamente modificate, ma nella loro fabbricazione vengono utilizzati anche prodotti OMG.

swissinfo e agenzie

A lungo i rappresentanti dei vari settori coinvolti – industria, autorità federali, organizzazioni dei produttori e dei consumatori – si sono confrontati sul tema degli OGM.

Il 1° luglio 1999 è entrata in vigore la norma sull’obbligo di dichiarazione per gli organismi geneticamente modificati.

Solo gli alimenti che contengono più dell’1% di OGM sottostanno però ad un obbligo di dichiarazione.

Il popolo dovrà pronunciarsi su una moratoria di cinque anni per l’uso di OGM. L’iniziativa popolare non tocca però la ricerca scientifica in questo campo.

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