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Metà tempo per le camere federali

Pausa natalizia alle camere, ma non mancano i dossier forti per riscaldare il dibattito Keystone

È finito il secondo anno della 46esima legislatura. Dopo un inizio tranquillo, l'autunno ha portato le prime turbolenze. Bilanci e prospettive e sondaggi.

Nelle elezioni del 1999 l’UDC ha conquistato 15 seggi in più. Un risultato sensazionale per l’ex-partito agrario che conferma il successo della politica di destra del esponente più in vista: Christoph Blocher. Malgrado lo spostamento dell’asse, la politica di palazzo non ha vissuto però grandi cambiamenti. Solo il tono degli interventi si è fatto più duro.

E infatti l’inizio della legislatura si è dimostrato tutto sommato tranquillo. Il Parlamento ha eletto per la prima volta una donna alla testa della cancelleria federale: Annemairie Huber-Hotz. La successione di Adolf Ogi invece ha riservato una piccola sorpresa. Scavalcando i due candidati ufficiali democentristi, l’assemblea ha eletto il bernese moderato Samuel Schmid che ha assunto la guida del Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport.

Il consigliere federale Moritz Leuenberger, signore del dipartimento più sensibile (basta pensare ai dossier ambiente, trasporti, energia e comunicazione), ritenuto scontroso e timido, ha ricoperto il ruolo del presidente della Confederazione. Compito non facile, soprattutto negli ultimi mesi di mandato, dove gli avvenimenti tragici hanno richiesto una presenza costante del rappresentante dell’esecutivo.

Tutti in Ticino

Nella primavera 2001 le camere hanno fatto una tappa fuori porta, trasportando i dibattiti al sud delle Alpi. Per una volta i parlamentari hanno abbandonato la tranquilla Berna per Lugano. Un trasloco nel segno del federalismo, marcato dalla pioggia insistente che ha smentito per una volta la fama del cantone che si vuole “Sonnenstube” della patria Elvezia.

L’opinione pubblica si è invece cimentata con preoccupazione dei mandati di gestione e amministrazione del primo cittadino, il presidente del Consiglio nazionale Peter Hess. Reagendo alle pressioni, in maggio, Hess ha rinunciato a tutte le lucrative funzioni in società spesso poco trasparenti con sede in vari paradisi fiscali. Quale lezione tratta dall’affare, il Parlamento si è espresso per una maggiore trasparenza negli interessi privati di chi ricopre un mandato pubblico.

Tempo di catastrofi

Tristezza e frenetici dibattiti si sono cumulati in autunno. L’11 settembre e le sue conseguenze, il bagno di sangue di Zugo, il disastro di Swissair hanno posto non facili dilemmi al parlamento. Nuove misure di sicurezza hanno cambiato il clima a Palazzo.

Sul fronte morale le camere hanno trovato un compromesso sulla legalizzazione dell’interruzione delle gravidanza. Adesso sarà il popolo a doversi esprimere.

Annoso lavorio

I deputati hanno posto nuovi accenti nella politica estera con il sostegno deciso per l’adesione all’ONU. Anche qui il popolo avrà l’ultima parola. Meno successo è stato riservato alla legge sui nomi. Le donne sposate non avranno una scelta in più nel posporre il nome del marito senza trattino o dare il proprio cognome alla famiglia. Dopo sette anni di dibattiti il dossier è stato rifiutato.

Almeno si è riusciti a ad abolire l’articolo costituzionale sulle diocesi, relitto delle origini dello stato federale, ad approvare la legge sui medicinali e sul personale federale (che non sarà più funzionario), e a rivedere la legge sui crediti al consumo.

Ancora molto da fare

Nella lotta eterna contro le cifre rosse, il ministro delle finanze Kaspar Villiger, avrebbe potuto annunciare dei successi insperati, se non fosse interventuto il disastro Swissair. In un baleno, le cifre positive si sono tramutate in profondo rosso.

Ma i punti più difficili arrivano con il nuovo anno. In primo luogo la revisione della Legge sull’assicurazione malattia. I primi per le casse malati sono esplosi e soluzioni radicali sono sempre più urgenti.

Inoltre c’è l’11esima revisione dell’AVS che aspetta i deputati al varco. Con questa ci sono anche la revisione del diritto locatario, sugli stupefacenti, il pacchetto fiscale 2001. Questi temi sono già passati in una camera e aspettano la seconda lettura, per chiarire le differenze.

Dopo 50 anni sembra invece trovare una soluzione con una maggioranza, l’assicurazione maternità. Impazienti si è inoltre al dipartimento della difesa: l’EsercitoXXI aspetta.

Partiti presi

Una parola sulle formazioni in campo: la sinistra si conferma impotente, se combatte da sola. Ma con l’aiuto dei PPD riesce a raggiungere traguardi significativi nella politica sociale. Per i temi riguardanti la società funziona invece l’asse rosso-blu con i liberali. In questo capitolo entra per esempio la soluzione dei termini per l’interruzione della gravidanza. Nella politica estera continua l’assioma: tutti contro l’UDC.

In generale continua la difficoltà di liberali e democristiani nel difendersi ai loro estremi. Un sondaggio del SonntagsBlick di domenica 30 dicembre lo conferma: l’UDC continua a raccogliere i favori degli scontenti. Soprattutto grazie alla sua opposizione all’impegno dello stato nel salvare il salvabile di Swissair. Con il 26 per cento, il partito guadagnerebbe quattro punti sul risultato delle elezioni del ’99.

Anche la sinistra sembra recuperare consensi e recuperare terreno dopo i problemi interni. Il sondaggio, condotto dalla Isopublic per il settimanale domenicale della Ringier, assegna alla sinistra un vantaggio di 2 punti, in ripresa rispetto alle ultime elezioni.

In un clima che volge già alle prossime elezioni, i partiti con l’anima divisa tra centro e destra cominciano a preoccuparsi. Anche se i loro rappresentanti, interpellati dal SonntagsBlick sui dati rilevati, ostentano la sicurezza di chi non si sente stritolato dai due fronti.

Rebecca Vermot e swissinfo

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