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Mille franchi al mese per tornare a lavorare

Il lustrascarpe: un possibile lavoro con stipendio a 1000 franchi? Qualcuno l'ha suggerito Keystone

Reintegrare i disoccupati di lunga data grazie a lavori a salario ridotto. L'idea, lanciata dalla città di Zurigo, suscita consensi, ma anche molte perplessità.

I sindacati temono un’ulteriore pressione sui salari e gli economisti avvertono: occorrono risposte più articolate.

Ogni anno i cantoni e i comuni svizzeri spendono attorno ai 3 miliardi di franchi per l’assistenza sociale. Circa 300’000 persone dipendono completamente o in parte da questo aiuto.

La tendenza è al rialzo. Nel 2004 il numero di assistiti è aumentato del 10%. Nella sola città di Zurigo, ogni mese 450 nuove persone si rivolgono agli enti pubblici perché non riescono a sbarcare il lunario.

La situazione è difficile. Tanto più che un ritorno al pieno impiego appare piuttosto improbabile. L’economia, anche quando cresce, non riesce più a riassorbire la disoccupazione.

E d’altro canto, molte persone non reggono i ritmi di lavoro sempre più intensi o sono insufficientemente qualificate per rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro. Per chi non ha più diritto alle prestazioni dell’assicurazione disoccupazione, non resta che il ricorso all’assistenza sociale.

«Per chi si trova in queste condizioni è spesso difficile uscirne con le proprie forze», osserva l’economista Christian Marazzi. «E per lo Stato, si tratta effettivamente di un carico finanziario notevole».

La proposta zurighese

Preoccupata per le conseguenze sulle finanze pubbliche, Monika Stocker, direttrice delle opere sociali della città di Zurigo, ha deciso di reagire, lanciando qualche tempo fa una proposta dal sapore provocatorio: la creazione di posti di lavoro a 1000 franchi al mese.

Secondo Monika Stocker, l’amministrazione pubblica e l’economia privata dovrebbero offrire posti di lavoro poco qualificati con un salario di 1000 franchi mensili, sulla base di contratti a termine. Per raggiungere lo scopo, gli enti pubblici dovrebbero creare delle aziende ad hoc.

L’assistenza sociale continuerebbe a integrare il salario, versando inoltre un incentivo in modo che gli assistiti che accettano di lavorare ne ottengano un vantaggio finanziario. «Anche un reddito parziale è un reddito e se questo non basta, lo stato interviene in maniera sussidiaria», ha osservato l’esponente dell’esecutivo zurighese in un’intervista alla Neue Zürcher Zeitung.

I vantaggi sarebbero molteplici. Da una parte, la misura permetterebbe di reintegrare nel mondo del lavoro persone che da tempo, per varie ragioni, ne sono escluse. D’altro canto, la pressione dell’assistenza sociale sulle finanze pubbliche dovrebbe diminuire.

L’idea in sé non è nuova. Monika Stocker aveva già avanzato una proposta simile alla fine degli anni Novanta, scontrandosi con la ferma opposizione dei sindacati e dell’imprenditoria. Nel frattempo un modello simile è stato introdotto in Germania. Dall’ottobre scorso, ai disoccupati di lungo periodo vengono proposti lavori da 1 euro l’ora, nei comuni e in associazioni caritative.

Economia possibilista, sindacati critici

Questa volta i progetti zurighesi hanno ottenuto un’eco piuttosto positiva negli ambienti economici. «L’idea di Stocker è buona, vale la pena di tentare», ha dichiarato al quotidiano Basler Zeitung Peter Hasler, direttore dell’Unione padronale svizzera. «In effetti, oggi i posti di lavoro poco qualificati in Svizzera sono insufficienti».

Per Hasler vi sono però alcune condizioni che vanno assolutamente rispettate: i lavori per 1000 franchi al mese non devono rappresentare una concorrenza per le aziende che operano sul mercato e non possono essere troppo numerosi, per non incentivare le aziende a sostituire i posti di lavoro normali con posti di lavoro a basso costo.

Più critici i sindacati, che temono una pressione sui salari. «In Germania i posti di lavoro a 1 euro l’ora si sono rivelati un disastro», ha notato sulle colonne del quotidiano Blick Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione sindacale svizzera. «Ogni lavoro a tempo pieno vale al minimo 4000 franchi».

La proposta di Monika Stocker finirebbe per creare nuovi casi sociali, spingendo i salari sotto il minimo esistenziale. La responsabile delle politiche sociali zurighesi assicura però che contratti chiari con le aziende potranno evitare il dumping salariale.

Risposte articolate

«A mio avviso una discussione sui salari minimi potrebbe essere aperta in relazione alla disoccupazione giovanile», osserva Beat Kappeler, editorialista economico del settimanale NZZ am Sonntag. «Lì effettivamente ci si può chiedere se non valga la pena introdurre un salario di formazione più basso dei salari minimi attuali».

Ma rispetto ai disoccupati di lunga data, Kappeler è più scettico. «La Svizzera dovrebbe prendere esempio dai paesi anglosassoni, dove vige il sistema di imposta negativa sul reddito. È un sistema che offre incentivi efficaci per stimolare le persone a cercare lavoro e a non dipendere dall’assistenza».

Per Christian Marazzi, di fronte all’attuale evoluzione del mercato del lavoro, è importante cercare nuove vie per rispondere ai problemi dello stato sociale. «Ma in un modello come quello di Zurigo, è essenziale che lo stato accompagni i lavoratori e svolga un monitoraggio continuo del progetto.».

In altro parole, i lavoratori che accettano di svolgere dei lavori con un salario di 1000 franchi dovrebbe ottenere una certificazione delle esperienze accumulate, che aumenti le loro possibilità di trovare un impiego nel mercato del lavoro normale. «Se lo stato non propone una via chiara per la reintegrazione dei disoccupati, l’idea diventa solo un altro modo per alimentare il bacino della precarietà».

swissinfo, Andrea Tognina

In Svizzera circa 4,1 milioni di persone sono attive professionalmente.

145’000 persone ricevono prestazioni dell’assicurazione contro la disoccupazione, circa 250’000 persone vivono grazie a queste prestazioni. La spesa complessiva è di 6,7 miliardi i di franchi annui.

260’000 persone sono beneficiarie di una rendita dell’assicurazione invalidità (AI). L’esistenza di 430’000 persone dipende a questi contributi. Le uscite complessive dell’AI sono di circa 10 miliardi di franchi annui.

L’assistenza sociale in Svizzera rientra nella sfera di competenza di cantoni e comuni. In totale si calcola che vi ricorrano circa 300’000 persone in tutto il paese. La spesa complessiva si aggira attorno ai 3 miliardi di franchi annui.

Tenendo conto di tutte le persone che direttamente o indirettamente dipendono dall’assicurazione contro la disoccupazione, dall’AI e dall’assistenza sociale, si arriva al 10% della popolazione elvetica.

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