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Scavare per dell’oro ‘migliore’ in Perù

Estrarre oro in modo sostenibile è possibile, ma la strada da fare è ancora lunga. swissinfo.ch

Cosa bisogna fare per produrre oro sostenibile? swissinfo.ch ha visitato una miniera peruviana che presto aderirà alla Better Gold Initiative, un progetto svizzero per promuovere il rispetto di determinati criteri eco e socio-responsabili nell’estrazione di metallo prezioso.

Lungo la strada principale di JuliacaCollegamento esterno gli acchiappa-turisti locali sembrano uguali a quelli di migliaia di altre località turistiche nel mondo. Qui, però, invece di invitarti ad entrare in un ristorante ti propongo di varcare la porta di uno dei numerosi negozi che vendono oro estratto in una delle tante miniere informali che esistono nella regione meridionale di Puno.

In seguito alla nuova legislazione peruviana e a una serie di accordi ambientali internazionali, come la Convenzione MinamataCollegamento esterno sul mercurio, solo una minima parte del commercio che si svolge qui è legale. La criminalità associata a questa attività è diffusa.

Fare troppe domande sulla provenienza dell’oro non è sempre benvisto, per usare un eufemismo. «Se altri scoprono che sei qui per fare domande, ti linciano», ci mette in guardia un commerciante.

Better Gold Initiative

La Better Gold Initiative è un progetto pubblico-privato sostenuto dalla Swiss Better Gold AssociationCollegamento esterno, un gruppo formato dalle principali raffinerie svizzere (Metalor, PAMP, Argor-Heraus e Valcambi), dalle aziende produttrici di gioielli e orologi Cartier e Swatch Group, nonché dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO).

Le cooperative peruviane Sotrami e MACDESA sono attualmente i due produttori certificati coinvolti nell’iniziativa. Thomas Hentschel, direttore della BGI, precisa a swissinfo.ch che altri due – la CECOMIP e la CECOMSAP, che hanno miniere nella regione di Puno – dovrebbero iniziare a produrre oro nel quadro di questo progetto nei prossimi mesi.

Obiettivo dell’iniziativa è di «fornire i mezzi ai minatori artigianali e su piccola scala per migliorare le loro condizioni di vita e assicurare nel contempo uno sviluppo sostenibile».

La BGI permette ai minatori di avere un accesso diretto al mercato, evitando così la commissione del 5-6% abitualmente prelevata dagli intermediari.

Da pastori di alpaca a minatori a cielo aperto

A circa 150 chilometri da qui, ad Ananea, a 4’700 metri di altitudine, gran parte del paesaggio montano è ormai a nudo. I vasti altopiani erbosi sono stati scavati per estrarre il prezioso minerale.

Questo sito è sfruttato dalla CECOMIP, una cooperativa mineraria legale creata nel 2006 dai membri della comunità locale, che in precedenza vivevano allevando alpaca.

Spinta dal boom del prezzo dell’oro, la gente del posto ha iniziato a scavare nelle terre ancestrali alla ricerca del minerale, acquistando camion e ruspe per accelerare i lavori.

Migliaia di altri minatori sono poi giunti qui da altre regioni con lo stesso obiettivo. Con il 22% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà, l’attività miniera continua ad essere vista come un Eldorado.

Il minatore Claudio Mara guadagnerebbe circa 400 dollari all’anno con la sua mandria di 50 alpaca. Mara e i suoi colleghi dovrebbero presto essere affiliati alla Better Gold InitiativeCollegamento esterno (BGI), un progetto lanciato nel 2013, dopo che era emerso che dei raffinatori d’oro svizzeri si approvvigionavano di metallo estratto illegalmente nella regione meridionale di Madre de Dios.

Frutto di un partenariato pubblico-privato, l’iniziativa permette di produrre oggi 700 chili di oro all’anno. Anche se l’incremento è stato notevole – all’inizio erano solo 25 i chili estratti nel quadro di questo progetto – l’oro ‘equo’ rappresenta solo una minima parte delle 2’700 tonnellate prodotte ogni anno nel mondo, il 70% delle quali transita dalle raffinerie svizzere.

Dal sito della CECOMIP vengono estratti circa 4,5 chili d’oro al mese.

L’iniziativa svizzera incoraggia una produzione di oro sostenibile e responsabile dal punto di vista ambientale e sociale.

Guillermo Medina, coordinatore nazionale del programma, spiega che l’iniziativa offre ai minatori certificati degli incentivi, che possono essere impiegati per miglioramenti ambientali e sociali. Ad esempio, la società d’investimenti ginevrina Impact FinanceCollegamento esterno ha concesso un credito di diverse centinaia di migliaia di dollari alla Sotrami, una delle cooperative minerarie a cui il programma acquista oro.

«Vogliamo mantenere la produzione su piccola scala», afferma Thomas Hentschel, direttore della BGI.

La BGI permette ai minatori di avere un accesso diretto al mercato, evitando così di passare dagli intermediari che percepiscono una commissione del 5-6% sul prezzo internazionale. Per i minatori di Ananea, le condizioni dell’iniziativa sono interessanti.

Un camion di terra per due grammi d’oro

«Per noi è importante che il nostro prodotto sia riconosciuto a livello locale, nazionale ed internazionale e possa essere immesso sul mercato alle migliori condizioni», sottolinea William Yamparra, presidente della cooperativa.

Nella miniera, i lavoratori ci spiegano che da un camion pieno di terra scavata in una fossa lì vicino profonda 30 metri, estraggono solo un paio di grammi d’oro. Qui, come a Madre de Dios, l’oro si trova in depositi alluvionali. In altre parole è sparpagliato lungo il letto dei fiumi e non si trova in filoni geologici.

Nel luogo dove viene effettuato l’amalgama, il mercurio è utilizzato nelle ultime fasi della produzione e poi viene riciclato. Questa è una delle numerose caratteristiche che distinguono la cooperativa CECOMIP dalle miniere illegali, dove il mercurio è usato in abbondanza e senza preoccuparsi troppo della contaminazione di suolo, acqua e aria.

Fiumi di mercurio

Le autorità peruviane stimano che solo nella regione di Madre de Dios ogni anno sono riversate nel Rio delle Amazzoni circa 40 tonnellate di mercurio.

Ad Ananea le miniere illegali sono molto diffuse. A un certo momento anche una parte dei 74 ettari della CECOMIP erano occupati da minatori illegali. All’esterno della miniera, a poche centinaia di metri, abbiamo visto dei lavoratori posare delle condutture che finiscono nella vicina laguna, da dove l’acqua è pompata e poi riversata dopo essere stata utilizzata per l’estrazione illegale.

Il sito della CECOMIP dove viene effettuato l’amalgama è costato assai. Gerardo Smith, responsabile della sicurezza e della tecnologia della cooperativa, stima che le spese totali per soddisfare i requisiti della BGI sono state di 500’000 soles (150’000 dollari), una somma enorme per i lavoratori poveri, che non hanno accesso al sistema creditizio.

A ciò vanno ad aggiungersi le spese amministrative, ad esempio la convalidazione dei diritti di sfruttamento di un appezzamento, i certificati ambientali o le autorizzazioni archeologiche.

Il risultato è che molti dei 100’000 minatori peruviani si sentono trattati ingiustamente dalle autorità nazionali.

«Vorremmo che anche per noi le porte del credito fossero aperte come per i minatori su media e larga scala», osserva Andres Cotrina, responsabile operativo della cooperativa.

Il direttore della BGI Thomas Hentschel ammette che i requisiti legali in Perù e «ragioni economiche» impediscono ai piccoli minatori interessati di aderire all’iniziativa.

Fidel Huisa Mamani, un ingegnere che consiglia i minatori in questa provincia, afferma che sugli 11’500 minatori attivi nella regione meridionale di Puno, solo 10 hanno ricevuto un’autorizzazione formale di esercitare dal 2013.

Un numero che però è in aumento, rileva Thomas Hentschel, dicendosi fiducioso sul fatto che altre miniere della regione aderiscano all’iniziativa. L’anno prossimo – aggiunge il direttore della BGI – il programma svizzero dovrebbe essere esportato anche in Bolivia e in Colombia.

Traduzione di Daniele Mariani

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