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Miquel Barcelò, “enfant prodige”

Un dipinto (tecnica mista) di Miquel Barcelò in mostra a Lugano: Sourire de la mer, 2002. MdAM

Al pittore maiorchino Miquel Barcelò è dedicata la nuova mostra del Museo d'Arte Moderna di Lugano, che prosegue così l'indagine sui linguaggi contemporanei dell'arte del XX secolo.

La retrospettiva ripercorre la straordinaria carriera dell’enfant prodige della pittura spagnola ed europea, attraverso la presentazione di oltre ottanta opere tra dipinti e sculture.

Con questa importante mostra, che pone al centro dei riflettori uno dei pittori più apprezzati e più quotati dell’arte contemporanea a livello internazionale, il direttore del Museo Rudy Chiappini conclude la sua avventura dopo sedici anni di intenso impegno al servizio della cultura.

Con l’ampia rassegna antologica dedicata all’artista dell’Isola di Maiorca, Chiappini ha così voluto lasciare un’impronta forte e indubbiamente qualificante nei territori della cultura di casa che guardano oltre frontiera e al di là del San Gottardo.

Inventare e sperimentare

Presente a Lugano alla presentazione della sua mostra, Miquel Barcelò è un artista che ama sperimentare, inventare nuove tecniche, addentrarsi nei territori della materialità dei colori per scoprire come meglio narrare, in immagini, i fatti vissuti, le esperienze della vita.

Ama percorrere strade nuove, come dice lui stesso, senza fermarsi. E nell’apparente contraddittorietà della sua versatile produzione artistica, emergono sempre incroci, come punti idi incontro dell’unità della sua opera.

Un’opera composta di dipinti, certo, ma anche di sculture, ceramiche, vetrate, lavori per l’editoria d’arte, quaderni di disegni. E’ la curiosità di questo pittore che si definisce “un lettore compulsivo”, a spingerlo in diversi direzioni, dove superare i limiti della propria espressività.

Nel 1982, quando aveva solo venticinque anni, Miquel Barcelò ha partecipato, quale unico artista spagnolo, alla prestigiosa rassegna artistica “Documenta 7” di Kassel. La sua fama non ha mai cessato di crescere.

Come uno specchio sulla tela

Il nucleo dell’esposizione, come spiegato nel corso della presentazione della mostra, è costituito da oltre cinquanta dipinti realizzati a partire dai primi anni Ottanta e caratterizzati da tematiche autobiografiche e da uno stile figurativo, fino alla produzione più recente improntata ad una pittura più essenziale nella rappresentazione ma quasi palpabile attraverso l’utilizzo dei pigmenti.

L’allestimento, seguendo un percorso cronologico e sottolineando alcune tematiche predilette dall’artista, contribuisce ad illustrare le principali tappe della ricerca di Barceló: dalle origini neoespressioniste con tele quali “Map de carn” (1982), a soggetti legati più alla figura dell’artista come in “Giorgione à Felanitx”. (1984).

O ancora dalla serie delle biblioteche come “Furnish Dreams” (1984) ai “bodegones”, nature morte che includono attrezzi da cucina e vari commestibili; dalle tradizionali corride rappresentate ne “La cuadrilla” (1990), alle più tragiche crocifissioni, “Somalia 92” (1992), fino alle opere di fresca data consacrate ai fondali marini, Sourire de la mer (2002).
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Il terzo piano di Villa Malpensata, sede del Museo d’Arte moderna, è dedicato alla produzione su carta e scultorea: una trentina fra gouaches, disegni e bronzi che completano la visione proposta ai piani precedenti.

Un tocco di Svizzera nel cuore

Molte delle opere esposte a Lugano appartengono al collezionista privato zurighese Bruno Bischofberger, che nel 1984 diventò l’agente ufficiale di Miquel Barcelò. E i legami fra i due continuano tuttora.

“Sono stato in Appenzello, un posto fuori dal mondo – racconta Barcelò ai giornalisti -. Un posto che in qualche modo mi ricorda il vissuto degli zingari andalusi. E io, come maiorchino, mi sento molto vicino alle minoranze e alle microculture che rischiano di sparire”.

E da “lettore compulsivo”, come si è definito, ha pure dichiarato il proprio amore per la letteratura svizzera. “Ho letto molti autori del vostro Paese, come Max Frisch, Friedrich Dürrenmatt. E ho pure divorato alcuni romanzi di Martin Suter”.

Amore anche per le montagne grigionesi dove ha trovato rifugio, a 2 mila 610 metri in Val Roseg, dopo il suo ritorno dall’Africa. Come se per Miquel Barcelò il sentiero di contrasti che percorre con inaudita naturalezza e curiosità – dal deserto del Mali ai ghiacciai svizzeri – fosse parte di quella grande voglia di nutrimento che offre l’arte. E la vita stessa.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

L’esposizione dedicata all’artista spagnolo dal Museo d’Arte Moderna di Lugano, è in cartellone fino al 4 febbraio del 2007.

La mostra ideata in stretta collaborazione con l’artista, gode del sostegno di alcuni prestigiosi musei internazionali tra i quali il Musée National d’Art Moderne Centre Georges Pompidou di Parigi, il capcMusée d’art contemporain di Bordeaux, il MACBA – Museu d’Art Contemporani di Barcellona.

La mostra è inoltre arricchita dalla partecipazione di importanti gallerie e collezioni private, grazie alle quali è possibile ammirare una serie di opere scelte che fanno di questa mostra, la prima organizzata da un museo svizzero, uno degli omaggi più importanti dedicati all’artista a livello internazionale.

Miquel Barceló nasce a Felanitx, sull’isola di Maiorca, nel 1957. Frequenta la Escuela de Bellas Artes y Oficios a Palma di Maiorca dove apprende le tecniche di disegno e modellatura e la Escola Superior de Belas Artes de Sant Jordi a Barcellona.

A soli diciannove anni tiene la sua prima personale in forma ufficiale al Museo di Palma di Maiorca nella quale propone al visitatore una riflessione sul tema della metamorfosi, un argomento di primaria importanza nella produzione di Barceló.

Nel 1982 è l’unico artista spagnolo ad essere invitato all’edizione di Documenta 7 a Kassel grazie alla quale gli si aprono, a soli venticinque anni, le porte del firmamento dell’arte internazionale.

Grande esploratore, Barceló si reca per la prima volta in Africa nel 1988. Il paesaggio maliano caratterizzato da ampie pianure, aree depressionarie, formazioni rocciose e i miraggi del deserto diventano temi ricorrenti nell’opera di Barceló che divide il suo tempo fra Parigi, Maiorca e il Mali.

Le forze e le energie di Barceló sono rivolte oggi alla realizzazione dell’imponente decorazione in terracotta della cappella di Sant Pere nella cattedrale la Seu di Palma di Maiorca, significativo esempio della cultura artistica spagnola.

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