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Misure per evitare la privatizzazione dell’acqua

Il Fame chiede che l'acqua diventi un diritto fondamentale Keystone

I partecipanti al Forum alternativo dell’acqua di Ginevra hanno adottato quattro piani d’azione per evitare la privatizzazione dell'importante risorsa.

Fra le misure proposte figura una tassa di solidarietà sull’acqua e la creazione di uno specifico parlamento mondiale.

«Imporre il diritto all’acqua come un diritto dell’uomo».

È quanto chiedevano gli oltre 2000 rappresentanti di organizzazioni non governative (ONG) riuniti da venerdì a domenica a Ginevra per il secondo Forum alternativo mondiale dell’acqua (Fame).

Allo scopo di evitare la privatizzazione di quello che sempre più spesso viene definito come l’«oro blu», i partecipanti hanno adottato quattro piani d’azione.

Acqua per tutti

In particolare, il forum si proponeva di «sviluppare e promuovere un servizio pubblico mondiale dell’acqua attraverso una serie di misure concrete», secondo quanto indicato da Bastienne Jorchel, della Comunità di lavoro delle opere di aiuto svizzere.

Un’infrastruttura che i quattro piani d’azione adottati dovrebbero permettere di creare.

Tali misure si basano su quattro premesse principali: il diritto di ognuno di accedere all’acqua, il suo riconoscimento come bene pubblico, il rifiuto di lasciarne il finanziamento in mano a privati e la sua gestione democratica.

L’Uruguay è stato citato come esempio da seguire: nel 2004, un referendum popolare ha sancito l’iscrizione del diritto all’acqua nella costituzione nazionale.

Sabato, dei parlamentari di ogni parte del mondo – riuniti nella sala del Gran Consiglio ginevrino – hanno adottato una dichiarazione dove sostengono questo diritto.

Un centesimo di solidarietà

Per raggiungere gli obiettivi prefissi, Bastienne Jorchel cita l’introduzione di un «centesimo di solidarietà» sull’acqua.

La tassa dovrebbe permettere di evitare di dover ricorrere a finanziamenti privati per assicurare la distribuzione della materia prima.

Anche la costituzione di un parlamento mondiale dell’acqua servirà a stabilire regole chiare per la sua gestione.

La prima riunione dell’istanza legislativa – promossa da Riccardo Petrella, professore dell’Università della Svizzera italiana di Lugano – si terrà nel 2006 a Bruxelles.

Accuse contro Nestlé…

«La multinazionale di Vevey mette in pericolo l’accesso all’acqua in Pakistan», ha affermato Nils Roseman, autore di uno studio sul ruolo del gigante mondiale dell’alimentazione.

L’analisi è stata effettuata su mandato di Amnesty International e della Comunità delle opere svizzere di aiuto.

Secondo Roseman, Nestlé produce per il Pakistan 35 milioni di bottiglie d’acqua ogni anno, ed occupa una parte di mercato pari al 50%.

Ma la maggioranza dei 160 milioni di Pakistani – di cui solo il 23% ha accesso all’acqua potabile – non può permettersi di acquistare il prezioso liquido in bottiglia.

Il gigante alimentare elvetico preleva acqua dalle fonti sotterranee nella regione di Lahore contribuendo, secondo Roseman, ad abbassarne ogni anno il livello.

«Per milioni di persone, diventa sempre più difficile pompare acqua da questi pozzi», ha affermato. L’autore dello studio ritiene che, così facendo, Nestlé approfitta della lacuna legislativa sull’acqua in Pakistan.

…ma Nestlé le rifiuta

Robin Tickle, portavoce della multinazionale, giudica queste accuse infondate e sostiene che «delle misurazioni effettuate nel mese di febbraio hanno dimostrato che il livello della fonte sotterranea nella regione di Lahore non si è abbassato».

Anche sulla questione giuridica, Tickle ritiene che Roseman si sbagli: «In Pakistan, tali legislazioni esistono e Nestlé le rispetta. Addirittura non sfrutta nemmeno tutte le possibilità di utilizzo che avrebbe a disposizione», ha concluso.

Guerra dell’acqua

Durante la giornata di sabato sono stati organizzati alcuni gruppi di lavoro paralleli sulla questione del turismo e dell’acqua, nonché dei conflitti ad essa legati, come quelli nel Vicino Oriente.

«Il conflitto che oppone la Siria, il Libano e Israele è strettamente collegato al prezioso liquido», ha sottolineato la signora Joerchel.

Il problema dell’accesso all’oro blu continuerà a fare discutere anche nei prossimi anni. In occasione della giornata mondiale dell’acqua di martedì prossimo, le Nazioni Unite daranno il via a un decennio sotto il segno dello slogan «l’acqua per la vita, l’acqua per tutti».

L’iniziativa si prefigge in particolare di dimezzare entro il 2015 il numero di persone che non possono usufruire giornalmente dell’acqua potabile necessaria per vivere.

swissinfo e agenzie

Il primo Fame si è tenuto a Firenze nel marzo del 2003, in concomitanza con il terzo Forum mondiale dell’acqua di Kyoto.

Il Fame si dichiara l’anti-Forum mondiale dell’acqua.

Secondo i suoi organizzatori, il Forum ufficiale, organizzato dall’ONU, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e le multinazionali del settore è troppo centrato sulle privatizzazioni e sul partenariato pubblico-privato.

La seconda edizione del Fame si è tenuta dal 17 al 20 marzo a Ginevra.

Vi hanno partecipato all’incirca 2000 persone provenienti da ogni parte del mondo e più di 150 ONG.

Gli obiettivi del Fame:
Diritto all’acqua per tutti
Riconoscimento dell’accesso all’acqua come diritto dell’uomo
Gestione democratica dell’acqua
Finanziamento dell’accesso all’acqua da parte degli Stati

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