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Molte lodi, qualche critica

Per il governo, rappresentato dal presidente Villiger e dalla ministra Dreifuss, "la storia è un libro sempre aperto " Keystone

Per il Consiglio federale, il riesame della nostra storia recente è un gesto che dovevamo a noi stessi. La maggior parte dei partiti approva la serietà dell'opera. Critiche da destra e dall'economia.

Il Consiglio federale non vuole giudicare né le generazioni passate, né il rapporto della Commissione Bergier. Non vuole nemmeno essere il mandante di una storia ufficiale, ma arrivare il più vicino alla verità e favorire una larga discussione sul passato in tutto il paese. Per il presidente della Confederazione Kaspar Villiger e la ministra degli interni Ruth Dreifuss si è trattato di un lavoro indispensabile. La Commissione “ha fatto atto di memoria e contribuito a una migliore comprensione della nostra storia.”

Processo d’introspezione

Per Ruth Dreifuss “la storia è un libro sempre aperto”. Il rapporto permette alla Svizzera di superare una tappa importante nel processo essenziale d’introspezione relativo al periodo più drammatico vissuto dal paese nel 20esimo secolo.

Sarà però importante trasmettere alle generazioni future questa nuova visione della storia recente della Svizzera. Ruth Dreifuss ha accennato ai contatti con i ministri dell’educazione dei vari cantoni, affinché questa materia entri nei manuali di storia delle scuole.

Un processo doloroso ma salutare

Kaspar Villiger ha ricordato da parte sua che la luce sul passato è stata a lungo occultata. “Proprio per questo la ferita riaperta ha provocato tanto dolore e ha condotto – e conduce – ad eruzioni tanto emotive.”

Il presidente della Confederazione ha ricordato il suo discorso del 7 maggio 1995, quando davanti all’Assemblea federale chiese scusa per le ingiustizie commesse. Dopo questo intervento, Villiger ricevette numerose lettere di persone che si sentivano finalmente sollevate.

Il presidente ha però anche detto che le conclusioni del rapporto non costituiscono una condanna della generazione della guerra, impegnatasi per difendere il paese e la democrazia. “Decisioni sbagliate delle autorità, dei rappresentanti dell’economia e di altri cittadini non devono condurre alla condanna di un’intera generazione.

Kaspar Villiger ha pure messo in guardia da qualsiasi strumentalizzazione. “Diverse opinioni sono legittime. La discussione è necessaria, non è nemmeno proibito litigare, purché ciò non conduca al consolidamento di immagini distorte e pregiudizi, ma porti verso la verità.”

Le reazioni dei partiti di governo

Ad eccezione dell’Unione democratica di centro, gli altri tre partiti governativi evidenziano il valore del lavoro svolto dalla commissione Bergier.

Per il partito socialista, il rapporto deve essere largamente discusso per trarre lezioni utili alla democrazia. I responsabili politici dovranno agire nell’interesse della libertà e della giustizia in Svizzera e sul piano internazionale.

Anche il partito democratico cristiano sottolinea la serietà del lavoro della commissione, precisando però che non porta novità essenziali. Si tratta comunque di un segnale verso l’interno e verso l’esterno che contribuisce a un’immagine positiva della Svizzera.

Per il partito liberale radicale, il rapporto costituisce una base di discussione interessante, ma non deve essere considerato come un giudizio storico esaustivo.

L’UDC ha sempre criticato la commissione di esperti, perché “troppo a sinistra”. Il partito di destra rifiuta il rapporto, che “non tiene sufficientemente conto della forte minaccia” che gravava all’epoca sulla Svizzera.

Comunità israelitiche riconoscenti

Dal canto suo, la Federazione svizzera delle comunità israelitiche esprime la sua riconoscenza per il rapporto. Il suo presidente Alfred Donath ha ringraziato il Consiglio federale per avere permesso i lavori e gli storici per avere resistito alle pressioni esterne.

Banche ed economia prudenti

Per la Federazione svizzera dei banchieri, il rapporto finale dimostra che la piazza finanziaria svizzera non deve la sua importanza attuale ai conti in giacenza bloccati in passato. Secondo i banchieri, il rapporto contiene poche novità e soffre di talune generalizzazioni.

Critiche anche dall’associazione padronale svizzera economiesuisse, per cui il rapporto non tiene abbastanza in considerazione la difficile situazione in cui si trovava la Svizzera.

Mariano Masserini

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