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Molto criticato il bunker per richiedenti l’asilo

Oltre 100 persone possono essere alloggiate in questo bunker swissinfo

Un centro per richiedenti l'asilo respinti è stato recentemente aperto in un vecchio bunker militare. Situato sul passo dello Jaun, nell'Oberland bernese, suscita vive polemiche.

Sia i rifugiati che la popolazione locale vi si oppongo fortemente, per ragioni ovviamente molto diverse.

Dal primo aprile la confederazione, per ragioni finanziarie, non accorda più aiuti sociali ai richiedenti l’asilo respinti.

Tocca quindi ai cantoni assumersi le spese per gli aiuti d’urgenza, vale a dire vitto e alloggio, per mantenere i richiedenti respinti in attesa che lascino il paese.

Per risolvere il problema, il canton Berna ha optato per una soluzione molto controversa: alloggiare i rifugiati in un luogo sperduto nelle montagne.

L’edificio scelto per ospitarli è un bunker sotterraneo in cemento armato, privo di finestre. Previsto per accogliere oltre cento persone, famiglie comprese, martedì ha aperto le porte ai primi rifugiati.

Una scelta deliberata

L’edificio si trova nei pressi del passo dello Jaun. È una regione discosta, che conta una ventina di abitanti, tre impianti di risalita, due ristoranti e un campeggio.

Per Dora Andres, direttrice della polizia bernese, si tratta di una scelta deliberata. «Sappiamo che i richiedenti l’asilo preferiscono rimanere in città, là dove c’è molta gente. Ma quelli che mandiamo qui, devono lasciare la Svizzera.»

«Se li mettiamo lontano dalle città, si sentiranno meno a loro agio e capiranno che la Svizzera non li vuole», aggiunge, «così potranno accettare la decisione di rinvio e lasceranno il paese».

I rifugiati che tentano di evitare l’espulsione, rifiutandosi di svelare il loro nome o nascondendo i loro documenti d’identità, sono pure inviati sullo Jaun. La direttrice della polizia spera dunque che la minaccia di rimanere relegati in montagna possa rendere i recalcitranti un po’ più cooperativi.

L’esponente politica rileva che l’alloggio al passo dello Jaun costa 93 franchi al giorno per rifugiato, mentre finora i richiedenti respinti erano alloggiati in prigione – una soluzione che costava almeno 100 franchi di più.

Un cattivo esempio

Ma questo nuovo centro – che si trova ancora in fase sperimentale – è vivamente criticato alle organizzazioni di rifugiati.

Secondo Jürg Schertenleib, dell’Organizzazione svizzera d’aiuto ai rifugiati (OSAR), Berna dà il «cattivo esempio» agli altri cantoni.

«Questo alloggio sotterraneo costituisce innanzitutto una misura destinata a scoraggiare i richiedenti l’asilo respinti, piuttosto che un aiuto perché tornino nel loro paese», afferma.

«Riteniamo che la maggior parte dei rifugiati toccati dalla misura preferirebbero rimanere in Svizzera illegalmente, piuttosto che soggiornare allo Jaun», aggiunge Schertenleib.

Secondo il quale, oltre 1000 richiedenti respinti potrebbero essere toccati dalla soppressione dell’aiuto sociale da parte della confederazione. Una decisione che, ai suoi occhi, non farebbe che peggiorare la situazione.

«Il risultato è che oramai ogni cantone fa il possibile per essere meno attrattivo degli altri, così da non dover pagare l’aiuto urgente», afferma Schertenleib.

Per il quale, una soluzione più efficace ci sarebbe: basterebbe incitare i richiedenti l’asilo respinti a tornare al loro paese, accordando loro l’aiuto necessario per farlo.

L’opposizione della popolazione locale

L’insediamento di rifugiati nel bunker non è affatto ben visto dalla popolazione dello Jaun e del vicino comune di Boltingen.

Certi abitanti temono che i rifugiati possano disturbare la loro tranquilla vita rurale, e inoltre si sentono insicuri.

Altri si preoccupano delle conseguenze che la presenza dei richiedenti l’asilo respinti potrebbe avere sul turismo nella regione.

«Ci preoccupano i titoli nella stampa, che possono essere controproducenti», dichiara Hermann Maurer, vice presidente del Consiglio municipale di Boltigen, un villaggio situato a otto chilometri dal passo dello Jaun.

Dora Andres dice di capire le preoccupazioni della popolazione, che però non ritiene fondate.

«C’è molta paura tra la popolazione, che non sa come gestire la situazione, come accogliere contemporaneamente i turisti e un centro per rifugiati», dichiara.

«Quel che possiamo dire alla gente del luogo, è che le due cose sono conciliabili», conclude Dora Andres. «Lo vediamo in altri posti, dove i centri per i rifugiati non creano nessun problema».

Bisognerà ora aspettare qualche mese, per vedere se il progetto del passo dello Jaun si concluderà con successo per le autorità bernesi. È infatti previsto che il bunker chiuda le porte alla fine di ottobre.

swissinfo, Isobel Leybold
(traduzione dal francese: Fabio Mariani)

Alla fine del 2003, in Svizzera c’erano 24’729 rifugiati riconosciuti.
24’467 richiedenti l’asilo provvisoriamente ammessi.
41’272 richiedenti in attesa di una decisione.

Dopo Zurigo, il canton Berna è quello che accoglie il maggior numero di rifugiati in Svizzera.

A fine aprile, nel cantone c’erano 8’300 richiedenti l’asilo. Tra questi, 2’900 accettati a titolo provvisorio e 2’400 in attesa di lasciare il paese, dopo il rifiuto della loro domanda d’asilo.

Circa il 60 percento dei richiedenti l’asilo respinti sono rimasti illegalmente nel canton Berna.

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